Capitolo XXVI

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Adelaide guardava fuori dal finestrino dell'auto di sua madre, dietro di lei scatole e scatole piene delle loro cose. Cordelia si voltò a guardarla per un secondo e le rivolse un tiepido sorriso prima di tornare a prestare attenzione alla strada.

Adelaide aveva cinque anni e aveva già cambiato casa innumerevoli volte. Questa volta sua madre la stava portando nella patria delle streghe secondo la storia moderna. Salem. Un sogno per chiunque, meno che per lei. A quell'età avrebbe già dovuto mostrare qualche segno di possedere della magia dentro di sé, ma ancora non era successo. Era una bambina normale. Cordelia però non perdeva ancora la speranza. Le aveva detto che avrebbero fatto una tappa prima di arrivare nella loro nuova casa e infatti la strega fermò la macchina davanti ad un cimitero.

«Dove siamo, mamma?» chiese stringendo a sé il suo orsetto di peluche.

«Siamo a Jericho, amore mio. È una città che significa molto per me»

La prese per mano e insieme oltrepassarono il cancello di acciaio massiccio che divideva il mondo dei vivi e quello dei morti. Si fermarono davanti ad una lapide e Adelaide lesse il nome che vi era inciso sopra: Elliott Darcy.

Sorrise. Quel nome le piaceva, aveva un ché di musicale. Un vero peccato che chi lo possedeva fosse volato in cielo. Magari conosce la nonna, pensò la bambina. Nonna Adelaide era una donna giunonica e paurosa, ma con lei era sempre stata gentile. La riempiva sempre di abbracci e caramelle e adesso le mancava da morire.

«Adelaide» la richiamò sua madre mettendosi seduta sull'erba fresca di rugiada «Vieni qui, tesoro»

Adelaide si mise sopra le sue gambe e si lasciò stringere dalle mani di sua madre.

«Lui era un amico della mamma» iniziò a spiegare «Purtroppo una brutta malattia lo ha portato via troppo presto»

Anni dopo scoprì che Elliott Darcy era un reietto come lei, nonché il grande amore di sua madre. Per anni avevano viaggiato in lungo e in largo per l'America e oltre, ma quando aveva saputo che Cordelia aspettava sua figlia, aveva deciso di lasciarla. Cordelia aveva dovuto lottare molto negli anni che avevano passato insieme. Elliott non era nato licantropo, era stato morso e questo gli conferiva un'aggressività cieca ogni volta che era costretto a trasformarsi. Aveva già fatto vivere quell'inferno alla sua innamorata, il minimo che poteva fare era allontanare sua figlia da lui, prima di farle del male. Tutte queste cose gliele aveva dette Larissa Weems, quando Adelaide era corsa nel suo ufficio piangendo. Aveva quasi ucciso un uomo innocente, per non parlare di Enid e Bianca. Non riusciva a controllare le trasformazioni e queste diventavano sempre più dolorose.

«Perché sa tutte queste cose?»

La preside le strinse la mano per confortarla «Andavo a scuola con tua madre e sapevo della sua relazione. Se doveva iscriverti qui dovevo sapere tutto su di te, prima che tu-»

«Prima che io potessi diventare pericolosa» Larissa Weems annuì «Ma non capisco, perché mia madre non mi ha mai detto nulla?»

«Voleva proteggerti. Sperava che il gene della magia si manifestasse, così non saresti diventata-»

«Un mostro» si alzò dalla sedia e iniziò a camminare per tutto lo studio «È per questo che non riesce a guardarmi. Sono un fallimento. Le ricordo il suo amore morto»

«Non è per quello» la preside le mise le mani sulle spalle per farla stare ferma e la guardò dritta negli occhi «Elliott è morto per un tumore. Il gene della licantropia non lo ha protetto perché non era solo un licantropo.»

Andò verso la parete con infissi i ritratti di tutti i presidi avuti dalla Nevermore Academy. Ne indicò uno «Regulus Darcy, stregone pluridecorato dall'ordine di Merlino»

Adelaide sembrò capire dove volesse andare a parare. Lei aveva le visioni e aveva iniziato a trasformarsi.

«Mia madre teme che morirò»

«Storicamente gli ibridi non hanno vita lunga. I medici normali hanno parlato di tumore, ma noi sappiamo che non era quello. Il suo corpo non reggeva più il peso di due entità magiche»

Adelaide pensò e ripensò a quello che le aveva appena detto la preside. Sarebbe morta. Avrebbe ucciso e poi sarebbe morta. Aveva provato a fermarsi tutte le volte, ma la rabbia la rendeva cieca. Aveva quasi ucciso. Le sue mani erano sporche di sangue.

Quando si risvegliò dalla botta in testa che le aveva dato Yoko aveva capito cosa doveva fare. Trovò una scusa per allontanare la sua migliore amica e prese in mano il coltello che aveva portato la vampira. D'istinto tagliò di netto i disegni che aveva appeso alla parete. La sua parte magica. Poi guardò con attenzione il suo riflesso sulla lama del coltello. Doveva farlo, era la sua unica via d'uscita. Non avrebbe mai più provato il dolore della trasformazione, né tanto meno quella rabbia cieca. Non avrebbe rischiato di uccidere Xavier.

Si pugnalò allo stomaco e sentì il mostro dentro di lei ringhiare. Non sapeva come spiegarlo, ma era come lottare contro se stessa. Adelaide pugnalava il mostro e di rimando riceveva tagli profondi. Il suo corpo la stava obbligando a trasformarsi in lupo così sarebbe guarita. Lei si oppose con tutte le forze, ma il lupo era più forte. Con il suo manto nero, corse fuori dal castello e si nascose nei boschi per guarire.

In quei giorni il suo corpo si era rifiutato di farla ritrasformare in umana, ma Adelaide non avrebbe abbandonato il suo piano. Doveva morire o sarebbe diventata troppo pericolosa. Impediva al lupo di cibarsi o di bere e ormai quel corpo animalesco era allo stremo delle forze. Nemmeno le ferite che si era inferta erano riuscite a guarire del tutto. E l'Hyde gliene aveva procurate altre nella villa dei Gates, ma non avrebbe permesso a nessuno di fare del male a Enid e Mercoledì, glielo doveva e il lupo le fece fare. Adorava combattere.

Quella sera aveva sentito i rumori della battaglia imperversare alla Nevermore e non ci aveva pensato due volte. Era corsa a vedere cosa stesse succedendo e quando vide Xavier in pericolo sentì finalmente il suo corpo tornare sotto il suo dominio. Si lanciò tra il ragazzo e la freccia e sentì un dolore lancinante colpirla al fianco. Scappò a nascondersi in mezzo al bosco, pronta per lasciarsi andare.

Aveva deciso e finalmente il lupo la stava accontentando. Ma quando chiuse gli occhi per non riaprili mai più, sentì il tocco delicato di Xavier accarezzarle il muso. Sentì un dolore ancora più forte del precedente e sentì le lacrime di Xavier bagnarle il manto ormai sporco di sangue e terra. Da lì in poi, il buio decise finalmente di accoglierla nel suo abbraccio confortante.

L'ultima cosa che sentì fu qualcuno tenerle la mano e una voce lontana dirle «Ade, svegliati, ti prego. Non lasciarmi. Io... io ti amo»

The Devil Within|| Xavier ThorpeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora