Capitolo XI

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Mercoledì si era svegliata di soprassalto nel cuore della notte. Nelle ultime due notti non aveva dormito molto, quasi per nulla. Il suo unico scopo era scoprire cosa fosse successo ad Adelaide. Quella sera aveva fatto un incubo, non di quelli belli ma di quelli che la lasciavano con l'amaro in bocca.

Vide Enid rigirarsi nel letto, addormentata e un po' si ritrovò ad invidiarla. Quella lupacchiotta aveva il sonno pesante, lei invece era un pipistrello e la notte la sua caverna.

Cercò di rivivere nella sua mente il sogno appena fatto. Correva come una forsennata tra le scale del castello, la gonna lunga l'aveva fatta inciampare un paio di volte e aveva deciso di tenerne i lembi con le mani, scoprendo le scarpe col tacco argentate. Aveva il fiatone ed era terrorizzata, percepiva il suo cuore battere all'impazzata, il sangue ribollire nelle sue vene come una pentola lasciata troppo tempo sul fuoco.

Cosa la stava inseguendo?

Non si era girata neanche una volta. Cosa poteva farle così paura da non riuscire neanche a guardarlo?

Era entrata in una stanza, era buia, ma ne riconosceva gli elementi. I due letti, le due scrivanie. I disegni appesi alla parete.

Quella non era la sua stanza e lei non era Mercoledì in quel momento.

Sentì un rumore dietro di sé e gridò con tutta l'aria che aveva nei polmoni.

Poi si era risvegliata. Adesso che era lucida aveva capito cosa fosse successo.

Non era un sogno, era una delle sue visioni. Che strano, di solito doveva toccare qualcosa o qualcuno, invece adesso lo aveva solo sognato. Chiudere gli occhi era stato un contatto sufficiente per avere una visione su Adelaide?

Chi poteva averla uccisa? La risposta più lampante era Xavier, anche se non le piaceva pensarlo. Insomma, il ripostiglio pieno di disegni del mostro, il fatto che era sempre presente dopo un attacco, i tagli sul collo. Che glieli avesse fatti Adelaide cercando di proteggersi?

Oppure chi altro?

Aspettò l'alba e poi l'inizio delle lezioni. Di solito la mancanza di sonno non la destabilizzava, ma quella mattina sembrava come se le avessero frullato il cervello.

Enid le rivolse uno sguardo triste, anche se riuscì comunque a rivolgerle il suo solito sorriso. Nei banchi davanti a lei sentiva parlare le sue compagne. In genere quei discorsi erano futili ed effimeri, ma appena sentì il nome di Adelaide venire pronunciato da Bianca, i suoi sensi si acuirono.

«Certo, è orribile quello che le è successo. Chi può essere così folle?»

«Forse l'ex gelosa della nuova ragazza di Xavier» le uscì in un sussurro. Credeva che non l'avesse sentita nessuno, ma quando alzò lo sguardo si ritrovò tutta la classe a fissarla. Persino Xavier.

«Mi stai accusando di omicidio?» le chiese Bianca indispettita.

«Ti sto accusando di essere una manipolatrice senza scrupoli. Insomma, eravamo tutti al ballo quella sera e nessuno ha sentito Adelaide gridare?»

«C'era la musica, eravamo tutti presi dal momento. Non puoi incolparci per questo»

Mercoledì si alzò dalla sedia e si mise faccia a faccia con Bianca «Io non sto incolpando tutti, io sto incolpando te. Sei sparita per un po' dal ballo, non è vero?»

«Questi sono fatti che non ti riguardano» Bianca iniziò a guardarsi intorno in cerca di un aiuto, un appiglio a cui aggrapparsi per fuggire da quella situazione.

«Forse riguardano la polizia. Un ex gelosa con un potere in grado di renderti suo schiavo. Chi mi dice che non hai usato il canto delle sirene su Adelaide per non farla gridare?»

Bianca la guardò fisso negli occhi «Non lo avrei mai fatto. Che tu ci creda o no, Adelaide era mia amica ben prima di conoscerti e comunque non sarei in grado di fare una cosa del genere a nessuno» incrociò le braccia «Tu piuttosto sei la prima persona che mi viene in mente quando penso ad un omicidio»

«E ci pensi spesso?»

Le due ragazze vennero divise dalla professoressa Thornhill. Si beccarono una ramanzina di venti minuti su quanto fosse controproducente per le indagini puntarsi il dito l'una contro l'altra. Poi parlò di quanto fosse bella e brava Adelaide. Sciocchezze, pensò Mercoledì. Lei non aveva idea di come era Adelaide e lo dimostrava il fatto che usasse solo frasi fatte per omaggiarla.

Ma com'era veramente quella ragazza? Ci pensava spesso. Se qualcuno aveva voluto ucciderla, qualcosa doveva pur essere successo. Che avesse davvero una doppia vita da spia?

Quando la lezione finì, si catapultò fuori dall'aula, ma la voce di Xavier la fece voltare.

«Che diavolo era quello? Perché hai accusato Bianca?»

«Preferisci che accusi te? Posso farlo. Su cosa avete litigato tu e Adelaide la sera del ballo?»

Xavier si morse le labbra e si guardò intorno, cercando una via di fuga.

«Non ho tutta la giornata, Thorpe, rispondimi sinceramente per una volta in vita tua»

Xavier sospirò affranto e poi disse «Su di te. Stavamo litigando per colpa tua»

The Devil Within|| Xavier ThorpeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora