Capitolo XIV

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Adelaide quel giorno andò a trovare Enid in ospedale. La lupacchiotta si era quasi totalmente ripresa dall'attacco del mostro grazie alle sue capacità di autorigenerazione.

«Mi dispiace molto per quello che ti è successo, Enid»

«Anche a me. Sai, quando ho visto il mostro mi sono spaventata a morte, ma una parte di me pensava che mi sarei trasformata» e invece non era successo. Ancora una volta l'unica cosa che distingueva Enid dai normali erano i suoi artigli colorati.

«Vedrai, scopriremo chi è il mostro e gliela faremo pagare. Tu prima di tutti gli altri»

Le afferrò la mano che aveva poggiata sul lenzuolo bianco tipico degli ospedali e le unghie smaltate di mille colori si allungarono di scatto.

«Scusami. Dall'attacco non le controllo più, sono sempre in allerta»

Dopo aver salutato Enid, si diresse nella caffetteria dove lavorava Tyler. Si sedette su uno dei tavoli accanto alla finestra e rimase a fissare il vuoto per un po'.

Chi poteva aver fatto questo a Enid? Ajax non di certo. Xavier lo aveva ritrovato nelle docce pietrificato dai suoi stessi serpenti. Ovviamente, aggiunse nella sua testa. Ajax era suo amico, ma non era molto sveglio e soprattutto aveva una cotta per Enid dal primo anno, non si sarebbe fatto sfuggire un appuntamento con lei per nulla al mondo.

Il sorriso di Tyler le rischiarò la giornata. Le portò la sua solita ordinazione -cappuccino con latte di soia- e si sedette davanti a lei.

«Adesso non devo nemmeno più ordinare?» chiese sorridendo.

«Diciamo che sei piuttosto prevedibile, come tutti qui in realtà» sospirò sul finale. Quanto era vero. Erano tutti delle macchiette con le stesse abitudini che si ripetevano ciclicamente, e niente di imprevisto doveva rovinare la loro monotonia.

Parlarono per un po', risero a delle battute idiote, Tyler era forse l'amico più sincero che avesse mai avuto. Era stato facile legare con lui, avevano molto in comune. Un solo genitore che odiava parlare dell'altro, un amore non corrisposto verso qualcuno di sfuggente. Avrebbe voluto incontrarlo prima. Magari si sarebbe innamorata di lui e Tyler avrebbe fatto altrettanto. Nessuna sofferenza, solo risate e sorrisi contornati da fossette. E invece lui amava Mercoledì e Adelaide amava Xavier e nessuno dei due era felice in quella situazione.

Dopo un po' Tyler dovette tornare a lavoro, Adelaide si alzò e lui la avvolse in un abbraccio.

«Non voltarti, il tuo ragazzo ci sta guardando dalla finestra» le sussurrò nell'orecchio. Le lasciò un bacio sui capelli e le fece l'occhiolino.

Adelaide dovette combattere con ogni muscolo del suo corpo per non girarsi subito. Lentamente si mise il cappotto ed uscì dalla caffetteria. Ma non vide nessuno. Se Xavier aveva visto quella scena allora perché non era lì per chiedere spiegazioni?

Non ci pensò un secondo di più e andò nel posto dove sapeva che avrebbe trovato il ragazzo. Corse per tutto il bosco, non aveva neanche bisogno di passare dal cancello della scuola. Si fiondò sulla collinetta e aprì di scatto la porta in legno rovinato del ripostiglio di Xavier.

Come poteva non provare nulla per lui? Aveva gli occhi stanchi, i muscoli del viso contratti in una smorfia di rabbia e i capelli legati. Con passate nette e precise disegnava qualcosa sulla tela che aveva di fronte. Non l'aveva sentita entrare per via della musica che passava dagli auricolari che aveva nelle orecchie, ma la luce proveniente da fuori distolse comunque la sua attenzione.

«Vai via, Ade» le ordinò rimettendo la musica a tutto volume.

Ma lei non lo ascoltò. Andò verso di lui e gli strappò dalle orecchie gli auricolari che trasmettevano una musica rock. Così facendo notò dei graffi lungo il suo collo. L'immagine degli artigli di Enid si palesò nella sua mente.

«Che diavolo sono quelli?»

Xavier si coprì le ferite con la mano «Niente, non sono niente»

Adelaide adesso lo guardava con sguardo spaventato e Xavier parve accorgersene «Credi che io sia il mostro» esclamò senza entusiasmo, come se non fosse la prima volta che lo accusavano.

«Dimostrami che mi sbaglio» sussurrò lei cercando di combattere la voglia di fuggire via da lui.

Invece di risponderle, Xavier si avvicinò ad una tela coperta da un lenzuolo e con un gesto secco della mano la scoprì. Fauci spalancate, occhi iniettati di sangue e artigli sguainati.

«L'ho disegnato ieri sera e mi ha lasciato questo regalino» si indicò il collo. Adelaide continuava a guardarlo in maniera confusa e Xavier sospirò «Se non mi credi puoi tornare dal tuo Tyler, io non ti fermerò»

Allora era vero, aveva visto la scena in caffetteria ed era geloso marcio. Grazie, Tyler, disse tra sé e sé. Senza dire una parola si avvicinò a Xavier e lo avvolse in un abbraccio. Dopo un attimo di confusione, sentì il ragazzo rispondere a quel contatto aggrappandosi a lei e iniziando a piangere sulla sua spalla.

«La notte non riesco più a dormire, Ade» pianse nel suo orecchio «È sempre lì, in agguato. Non smetterà mai di tormentarmi»

Non sapeva cosa dire per farlo stare meglio, così dalla sua bocca uscì l'unica cosa che sembrava avere un senso per lei in quel momento «Va tutto bene, ci sono io qui adesso. Non sei più da solo, Xavier e fino a quando ci sarò io non lo sarai mai più»

The Devil Within|| Xavier ThorpeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora