Capitolo XV

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«Cosa sai della famiglia di Adelaide?» esclamò Mercoledì entrando in camera sua. Enid la guardò confusa per qualche secondo.

«Non molto, a dire il vero» ci rifletté su «Parlava poco di quello che la aspettava fuori dalla Nevermore»

«Forse perché non c'era nessuno ad aspettarla» sussurrò Mercoledì, ma Enid la sentì lo stesso.

«Hai incontrato sua madre, non è così?» Mercoledì rimase in silenzio e Enid continuò «Sono proprio curiosa di sapere cosa ne pensa Mercoledì Addams della famigerata Cordelia Shadow»

Cosa ne pensava? Per certi versi somigliava a sua madre, tetra e con un'eleganza ipnotica. Ma Morticia sapeva essere una madre amorevole, cosa che non aveva visto trasparire dal vestito attillato della strega.

Mercoledì rimase ancora una volta in silenzio e Enid sospirò «Puoi chiedere a Xavier, probabilmente ne sa più di me»

Ma certo, era un'ottima idea. Se ne andò in fretta dal dormitorio, senza neanche salutare la sua compagna di stanza e si diresse dove sapeva che avrebbe trovato Xavier Thorpe.

Lo vide da lontano, esattamente dove si aspettava che fosse a quell'ora del giorno. Aveva i capelli raccolti in un codino e con il suo amato arco in mano provava a centrare il bersaglio con una freccia.

«Xavier, ho bisogno di parlarti»

«Ciao anche a te, Mercoledì. Anche per me è una splendida giornata. Come, soffro ancora per la mia fidanzata morta? Ti pare?» disse con sarcasmo lui, senza trasformare mai la sua bocca in un sorriso.

«So che ce l'hai ancora con me perché ti ho accusato-» Xavier la interruppe con un gesto della mano.

«Non le voglio le tue scuse, non mi servono a niente»

Mercoledì rimase zitta. Non aveva il coraggio di dirgli che non aveva la minima intenzione di scusarsi con lui, ma non gli sembrava il caso di infierire. Se voleva delle risposte doveva giocare la carta della pentita.

«Ma servono a me per fare pace con me stessa» disse a denti stretti «Mi dispiace di aver pensato che fossi tu il colpevole»

Xavier parve crederci per un secondo, tornò a posizionare la freccia contro l'arco e a mirare il bersaglio «Cosa vuoi da me?»

«Cosa sai della famiglia Shadow?»

Xavier sorrise come se già si aspettasse quella domanda. Era ovvio che non aveva creduto alla sua recita, ma poco le importava se l'avesse aiutata ugualmente.

«Prima di tutto, non è una famiglia, ma una congrega. Ade non aveva idea di cosa sia una vera famiglia» sospirò «Non so molto, cosa vuoi sapere di preciso?»

«Sai qualcosa di suo padre?»

Xavier scoccò la freccia e colpì il centro del bersaglio «So solo che Ade non lo ha mai conosciuto. Erano solo lei e sua madre. Non so se l'hai già conosciuta»

«Ho avuto il piacere, sì» si guardò intorno con i suoi grandi occhi neri «Ascolta, mi dispiace molto per la tua perdita. So quanto fosse speciale per te»

«E a me dispiace per la tua» preparò arco e freccia e si girò a guardarla «So quanto ti fossi legata a lei. Non lo ammetterai mai, ma so che è stato un duro colpo per te. Per questo fai quello che fai»

Era vero. Adelaide era entrata nella sua vita in punta di piedi, rispettando i suoi tempi e i suoi spazi. Era taciturna e solitaria, come lei. La apprezzava. Peccato non averglielo mai detto.

Se ne andò senza dire una parola, ma vide comunque la bocca di Xavier aprirsi in un piccolo sorriso, consapevole di aver toccato un punto dolente. Colpita e affondata.

Andò verso il castello e poi verso i dormitori, quando vide di nuovo la figura lugubre di Cordelia entrare dentro la camera che un tempo occupava sua figlia. La vide mentre faceva scorrere le dita sul legno chiaro della scrivania che era solita occupare Adelaide.

«Non si può entrare qui, è la scena di un crimine» esclamò entrando nella stanza. La donna si girò di scatto e si passò una mano sul viso, come per asciugarsi una lacrima. Forse l'aveva giudicata male.

«Mi dispiace averla disturbata nel suo momento di contemplazione» si sorprese di sentirsi davvero mortificata.

«Non fa nulla. Ai tuoi occhi probabilmente non merito di essere dispiaciuta o addolorata»

Gli occhi azzurri della donna, così simili a quelli di Adelaide, sondarono ogni centimetro quadrato di quella stanza in cerca di nulla in particolare. La polizia aveva lasciato tutto com'era il giorno del ballo, i disegni di Adelaide ancora appesi alla parete. Con le dita affusolate ne strappò uno dal muro e lo guardò con attenzione.

«Disegnare era l'unica magia che le veniva bene»

Mercoledì vide il disegno tra le mani della donna e lo riconobbe subito. Era lei. I tratteggi spessi per creare le sue trecce, le ombre intorno ai suoi occhi profondi. Adelaide le aveva fatto un ritratto durante una lezione e poi glielo aveva mostrato. Mercoledì si era sentita lusingata, ma al posto di ringraziarla le disse qualcosa sui suoi brutti voti e sul fatto che perdeva tempo in classe a disegnare piuttosto che ad apprendere. Credeva che Adelaide si sarebbe sbarazzata del disegno così come avrebbe voluto fare con lei e invece lo aveva appeso alla parete in mezzo ai ritratti dei suoi amici più cari.

Xavier, Yoko, Bianca, Enid e lei.

Sentì gli occhi riempirsi di lacrime. Abbandonò la stanza e tutto quello che rappresentava. Cordelia non le disse nulla né la fermò. Tornò in camera sua e si sedette davanti alla finestra, le gambe davanti al volto a coprire delle lacrime che non avrebbe mai fatto scendere. Un rumore la distolse dai suoi pensieri.

Vide Mano gesticolare sulla scrivania, tentando di attirare l'attenzione.

«Cosa c'è, Mano? Mi hai seguito di nuovo?» Mano iniziò a parlare con la lingua dei segni «Che cosa? Mia madre conosce Cordelia Shadow?»

Mano continuò a parlare dicendo che le due avevano frequentato insieme la Nevermore Academy. Mercoledì aprì un cassetto della scrivania e uscì la sua sfera di cristallo.

«È arrivato il momento di chiamare madre»

The Devil Within|| Xavier ThorpeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora