Capitolo XIII

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Xavier Thorpe aveva tanti problemi. Troppi. Era in terapia per via di un disturbo dell'umore. Depressione maggiore, così l'aveva chiamata la sua terapeuta, Valerie Kinbot. Aveva parlato anche dei neurotrasmettitori e robe varie. Il suo cervello non produceva abbastanza serotonina e altre cose. Quindi era nato difettoso, non poteva fare a meno di pensarlo.

Quasi ogni notte sognava di morire in modi atroci oppure aveva visioni di quel mostro orribile. Solo disegnare sapeva dare una parvenza di ordine nella sua vita.

Suo padre lo odiava, lo teneva rinchiuso in quella scuola di matti come lui. Tutti con un potere che inorridiva il mondo. O forse erano solo invidiosi delle loro qualità. Non ci credeva molto, ma pensarlo non faceva male.

Stava facendo un giro per Jericho quando si imbatté nella caffetteria dove aveva lavorato con Adelaide. Ade. La sua Ade. O forse no. Forse era stato tutto nella sua testa, Ade non esisteva e il dolore per la sua perdita era solo la depressione che aveva raggiunto un livello maggiore. Lo stava uccidendo.

Guardò dentro la caffetteria e rivide una scena che lo aveva fatto pentire di essere uscito quel giorno. Adelaide era seduta ad un tavolo, Tyler era davanti a lei con un sorriso amorevole. Li aveva visti molto uniti anche durante la fiera. Forse Adelaide non gli aveva detto tutto sul loro rapporto.

«È un mio amico» continuava a ripetergli come una cantilena.

Solo un amico.

Ma in quel momento stavano sorridendo. Lei aveva riso ad una battuta, forse per educazione o di gusto, non riusciva a capirlo. Sorseggiava il suo caffè, gli teneva la mano. Quello era un appuntamento. Xavier sentì il cuore rompersi nella sua cassa toracica. Adelaide si stava alzando e Tyler l'aveva imitata. Ora si stavano abbracciando per salutarsi e lui le aveva lasciato un bacio tra i capelli.

Non aveva detto subito ad Adelaide di quel giorno. Non avrebbe voluto dirglielo mai, ma come un'idiota lo aveva fatto e ora lei non c'era più. Era tutta colpa sua.

Riguardò dentro la caffetteria. Adesso quel tavolo era occupato da una coppia di innamorati. Lei si toccava i capelli, lui sorrideva imbarazzato. Gli ricordavano lui e Adelaide. Le volte in cui uscivano le ricordava con affetto e un sorriso timido si formava sulle sue labbra.

Lei mancava come l'aria e lui era in apnea.

Vide Tyler mettersi la giacca e uscire dalla porta principale. Senza rifletterci gli andò incontro.

«Ciao, Xavier»

«Cosa c'era tra voi due?»

Tyler sbatté le palpebre un paio di volte in preda alla confusione.

«Tra me e chi?»

«Non fare finta di non capirmi. Vi vedevo, sai? L'appuntamento qui in caffetteria, tutte le volte che lei aveva da fare con te. Devi dirmi la verità, tu e Adelaide avevate una relazione?»

Tyler sbuffò a ridere «Io e Adelaide? No, era la mia migliore amica. Io sto con Mercoledì»

«Non sembravate solo amici»

Si stava agitando. A volte gli capitava di non riuscire a controllare le sue emozioni, in genere andava in camera sua o nel suo ripostiglio e restava da solo per un po', ma ora non aveva un posto vicino dove andare.

«Ascolta, sei sconvolto e lo capisco. Lo sono anch'io. Quello che le è successo è... Non riesco nemmeno a dirlo. Ma posso assicurarti che eri tu quello che voleva. Parlava sempre di te, ti amava»

Xavier iniziò a sentire le palpebre pesanti e gli occhi umidi «Perché parlate tutti al passato di lei?»

Una lacrima sfuggì al suo controllo e un'altra e un'altra ancora le fecero compagnia sul suo viso stanco di chi non dormiva da giorni.

Tyler lo abbracciò come aveva fatto con lei nel suo ricordo e gli diede qualche pacca sulle spalle, mentre gli ultimi frammenti del mondo di Xavier si perdevano nel vento e tra le sue lacrime.

Mercoledì sedeva davanti Larissa Weems, aspettando l'ennesima ramanzina da parte della mutaforma.

«Accusare i tuoi compagni di omicidio, hai passato il limite» stava dicendo mentre Mercoledì fingeva di ascoltarla «Capisco che tu sia sconvolta, lo siamo tutti, ma la polizia sta già lavorando al caso»

«La polizia non sta facendo nulla. Donovan Galpin non sa neanche da che parte è girato e non ne ha neanche voglia. Per i normali possiamo morire come mosche, a loro non importa»

La preside Weems sospirò «Capisco quello che intendi dire, ma un caso di omicidio non è un gioco, non è una cosa che può risolvere una sedicenne tutta da sola» la guardò dritta negli occhi «Non voglio più sentirti parlare di questo caso, non ti riguarda. E ti fisserò un'altra seduta con la dottoressa Kinbot, devi superare la faccenda»

«Come si supera tutto questo?»

La Weems le rivolse qualche parola di conforto. Cose viste e riviste, prive di fantasia, ma aveva apprezzato l'impegno. Uscì dallo studio e fece per scendere le scale. Una figura alta e imponente si palesò al suo fianco. Cordelia Shadow stava salendo le scale verso lo studio della preside.

Non l'aveva mai vista da vicino. Le cicatrici che le adornavano il volto le davano un'aria spettrale. Non capiva come facesse Adelaide a volerla vedere a tutti i costi. Si percepiva già dall'appartenenza quanto fosse glaciale.

«Mi scusi, lei è la madre di Adelaide?»

«E tu saresti?»

«Mercoledì Addams» nessuna delle due tese la mano per stringerla all'altra e Mercoledì continuò «Volevo dirle che sono addolorata per la sua perdita»

La strega fece un cenno col capo e proseguì per la sua strada.

«Se solo non avesse trattato sua figlia come spazzatura» sospirò ad alta voce facendosi sentire dalla donna.

«Come prego?»

«"Non verrò al weekend per genitori, il tuo essere ancora inadatta alla vita da Shadow mi addolora e mi rende collerica al tempo stesso" sono le parole che ha scritto in una lettera indirizzata a sua figlia»

Cordelia fece qualche passo verso di lei «Amavo mia figlia, era la cosa più preziosa per me»

«Essere una Shadow, un'ombra. È il nome della sua congrega?»

La donna annuì «Adelaide era... di troppo lì dentro. Per questo l'ho iscritta qui, ma mi mancava. Tutti i giorni della mia vita li passavo pensando a lei»

«Per questo la evitava e le dava del fallimento. Una madre amorevole»

Cordelia la fulminò con lo sguardo, ma Mercoledì non si fece intimorire «Dov'è il padre di Adelaide?»

Cordelia si drizzò la schiena rendendosi ancora più giunonica, la bocca stretta e lo sguardo imperturbabile «Queste non sono cose che ti riguardano, ragazzina» le voltò le spalle e ondeggiando andò verso lo studio della preside Weems.

Mercoledì sorrise. Eccome se la riguardavano. Aveva appena colpito il punto debole della strega.

The Devil Within|| Xavier ThorpeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora