Skyler Lewis

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SOLO QUESTO CAPITOLO VIENE NARRATO IN TERZA PERSONA, IL RESTO DEL LIBRO È RACCONTATO DAL POV DEI PROTAGONISTI.

Buona lettura 🤍

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PROLOGO

Quella mattina riecheggiava nell'aria un forte profumo di primavera.
Il cinguettio degli uccellini accompagnato dal calore del sole, la totale assenza di vociferi animati dalla strada, la dolce coccola della coperta sulla pelle nuda. Sembrava tutto tanto perfetto da risultare quasi finto.
Il chiaro tessuto di seta viene spostato in un movimento lento, guidato ancora dal sonno, per essere accompagnato ai piedi del letto.
Skyler fa scivolare le gambe dal materasso, sino ad incontrare le ciabatte poggiate sul pavimento e lascia una delicata carezza alla sua gattina.

<<Buongiorno a te, Lily>>, risponde la ragazza al miagolio assonnato che le arriva alle orecchie.

Dopo pochi minuti la mora si costringe a dirigersi verso il bagno per iniziare a prepararsi alla giornata che l'aspetta.
Era iniziata una nuova settimana all'università e per lei era fondamentale partire con il piede giusto. Durante la sessione niente poteva andare male.
Arrivata di fronte allo specchio si studia attenta il volto. I suoi profondi occhi neri sono marcati da grandi macchie violacee, mentre i capelli rimangono racchiusi in una crocchia disordinata.
Skyler abbassa lo sguardo, rassegnata, quando la sua attenzione viene catturata dallo schermo illuminato del suo telefono.
Nel momento in cui lo accende vi ci ritrova un messaggio da parte di Eléna che l'avvisa delle nuove assunzioni di quell'anno, non prima di averle regalato uno dei suoi soliti "buongiorno", contornati da strane emoji casuali.
Aveva conosciuto Elena per caso, il primo giorno di università. Le due si erano sedute l'una accanto all'altra, durante un corso di design, e da quel momento non si erano più separate.

"Buongiorno Nena, pronta per fare nuove conoscenze?", digita sullo schermo lasciandosi scappare una piccola risata.

Skyler è una ragazza semplice, tanto che qualcuno avrebbe potuto definirla anche un po' banale.
Snella, ma non troppo slanciata. Minuta, ma nemmeno mingherlina. Con due occhi scuri che tutti amano dire speciali e dei lunghi capelli castani che le incorniciano il piccolo viso tondo.
A lei piace la gente.
Lei ama parlare con gli anziani sul bus, tanto quanto ama ridere con i bambini al parco.
Lei ama i colori autunnali, tanto quanto ama il mare d'estate.
Lei è capace di amare il mondo, tanto quanto lo è di amare l'amore.
Eppure non ha mai fatto lo stesso con lei, l'amore.
Avevano sempre avuto quel rapporto un po' freddo che hai con i parenti che non vedi mai. Quelli a cui vuoi bene sì, ma non abbastanza da considerare casa.
Dopo una doccia rigenerante e quel poco trucco che è solita applicare, Skyler si ritrova ad affrontare il suo nemico più grande di sempre: l'armadio.
Se potesse parlare, sarebbe certa che avrebbe molte cose da dirle, specialmente considerando tutte quelle volte in cui lei gli aveva dedicato la frase "Non c'è mai niente di buono qui dentro".
La mora rovista tra i vestiti, spostando grucce cariche di giacche e pile di maglie che non sapeva nemmeno di possedere, fino a quando non afferra un semplice jeans nero ed una camicetta bianca in velluto, che incastra accuratamente nei pantaloni.
Issandosi sulle punte dei piedi afferra una cintura nera che si lega in vita e finalmente, dopo essersi lanciata un'esigente occhiata allo specchio, espira soddisfatta.
Una volta tornata in bagno, si concentra nell'attorcigliare piccole ciocche scure intorno al ferro rovente che sembra essere il suo miglior alleato per quella mattina, mentre canticchia distratta qualche canzone sentita alla radio nei giorni precedenti.

7:32. Scende in cucina, afferra una mela e prende la borsa, esce di casa e finalmente l'addenta.

Quella mattina sarebbe passato a prenderla Elia siccome avevano dei corsi in comune, quindi la preoccupazione di trovare un posto nel confusionario parcheggio del campus sarebbe stato abbastanza relativo.
Per quanto riguardava lei, perlomeno.
Elia più che un migliore amico è un fratello per lei. I due si conoscono sin da quando sono piccoli. Anzi, si potrebbe quasi dire che sono cresciuti insieme.
Quando Skyler abitava ancora con sua madre, infatti, passano moltissimo tempo insieme.
A volte, quando la vita da adulta risultava essere troppo pesante, ritornava con la mente a tutte le notti in cui scappavano dalle rispettive finestre per andare a bere birra nel parco vicino casa, oppure a quando lui tornava sbronzo da qualche festa fatta chissà dove e si nascondeva nella sua stanza per sgusciare via dai rimproveri di suo padre.

<<Vorrei fare il galantuomo e venire ad aprirti la portiera, ma siamo già in ritardo>>, dice il moro abbassando il finestrino oscurato della sua auto.

<<Apprezzo il pensiero>>, risponde Skyler salendo in macchina.

Dopo avergli depositato un leggero bacio sulla guancia, i due si dirigono verso l'università, immersi in un tragitto guidato dalle canzoni della radio e dalle ipotesi sui nuovi docenti.

<<Abbiamo lezione di letteratura, dovrebbe essere tenuta da un certo John Carter>, dice lei leggendo la lista che stringe tra le mani.

<<Sbrighiamoci allora, eviterei di fare cattiva impressione già dal primo giorno>> le risponde Elia cominciando a camminare per i corridoi dell'edificio.

Skyler lo segue a ruota, ancora concentrata sulla disposizione oraria, quando all'improvviso si scontra con un ragazzo che la sovrasta con la propria figura alta e imponente.

<<Oddio, scusa, sono mortificata>>, dice preoccupata, senza però ottenere risposta.

Il moro la guarda dall'alto, quasi con disprezzo, studiando il suo volto imbarazzato e, quando lei prova a dire qualcosa, lui si volta e continua a camminare verso la direzione opposta.

<<Iniziamo bene>>, esclama Elia cingendole la spalla con un braccio.

<Sta zitto>>, risponde lei alzando gli occhi al cielo.

Skyler prova a scacciare il pensiero dello strano incontro di un attimo prima, continuando a camminare spedita verso l'aula di letterature. Una volta arrivata si affretta a sedersi a fianco ad Elena, che l'aspetta impegnata a scrivere al telefono.

8:12. Del professore nessuna traccia.

<<Bene ragazze, siccome non arriva nessuno, vado in bagno>>, dice Elia per poi uscire dall'aula e chiudere la porta dietro di sé.

Inizialmente i ragazzi rimangono seduti ai propri posti, attendendo l'arrivo imminente del docente, ma passati altri dieci minuti iniziano a festeggiarne l'assenza.
È proprio allora che sentono bussare alla porta.

<<Tranquilli ragazzi, è quell'imbecille di Elia che crede di essere divertente>>, dice Skyler dirigendosi verso la porta.

<<Ma si può sapere quanto ci metti a pisciare?>>, dice convinta di trovarsi davanti l'amico.

Appena guarda verso l'alto si pietrifica.
Davanti a lei non c'è Elia.

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