Attrazione fisica

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JOHN

Tornati da Parigi mi ero precipitato a casa per farmi una doccia fredda. Avevo bisogno di scacciare quella telefonata dalla testa.

Skyler innamorata di Michael.

Ci provavo davvero, ma quel maledetto pensiero non mi dava pace.
Immaginavo le mani di quel viscido sul suo corpo e una feroce rabbia invadeva ogni parte di me.
Tante volte in quei mesi mi ero trovato ad osservarla, a studiare le sue forme e più la guardavo più mi sentivo impazzire.
Perché lei era bella. Bella davvero.

È solo attrazione fisica, continuavo a ripetermi.

E forse quella era l'unica certezza a cui volevo appellarmi. Infondo ero certo di provare tantissima attrazione nei suoi confronti.
Forse anche troppa.

<<E menomale che doveva essere una doccia fredda>>, pensai quando la mia mano si mosse verso la mia erezione fin troppo turgida.

Avere quei pensieri su una mia studentessa non era per niente etico, ma non potevo farci niente.
Il suo fottuto corpo mi mandava in tilt.

*

<<Ma cos'è tutto sto casino>>, chiesi tra me e me entrando nel locale.

A quanto pare qualcuno aveva dato una festa.

Ed io che volevo starmene un po' in santa pace, per non pensare a quella ragazza che mi stava facendo diventare pazzo.

Ottimo.

<<Un bicchiere di whisky>>, chiesi al barista.

<<Ecco a lei.>>

<<Senta, ma perché tutta questa musica?
Di solito è abbastanza tranquillo.>>

<< Una ragazza festeggia il compleanno,
abbiamo fatto un'eccezione perché è una cliente
abituale>>, rispose studiando la massa
di persone.

<<Eccola, quella con il vestito rosso.>>

Quando portai lo sguardo nella direzione che stava indicando non potei credere ai miei occhi.

Skyler.

Mi fossilizzai quando la vidi con quel vestito davvero troppo pericoloso.
La studiai dalla testa ai piedi.
Con le calze semicoprenti che racchiudevano quelle sue gambe.
I capelli arricciati che ondeggiavano ad ogni suo movimento.
Ballava con Elena.
E rideva, rideva, rideva.
Una risata che sentivo nonostante tutta quella musica.

<<È davvero stupenda, non trova?>>, mi chiese il barista notandomi incantato.

<<Stupenda tua madre>>, sussurrai.

<<Come scusi?>>, chiese il ragazzo palesemente confuso. Non mi aveva sentito per davvero.

<<Un altro>>, ne avrei avuto davvero bisogno quella sera.

Tra un drink e l'altro passò più di un ora.
La musica cessò di invadermi i pensieri e finalmente la vidi avvicinarsi al bancone.
Ordinò un bicchiere d'acqua.
Sembrava stanchissima.

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