SKYLER
John mi prese in braccio di peso, portandomi seduta sulla scrivania.
Si pose di fronte a me, rivolgendomi uno sguardo colmo di tenebre e fiamme. Potevo leggervi tutta la lussuria che aveva nello spogliarmi con gli occhi.
Lo vidi avvicinarsi in una maniera subdola, quasi incantato dal mio corpo a sua totale disposizione.
Le sue dita toccarono le mie caviglie facendo fremere la mia pelle in mille brividi.
Prese a salire piano, fino ad afferrarmi i polpacci per divaricarmi le gambe.
Vi si pose in mezzo, spingendomi ad appoggiarmi con i gomiti alla scrivania.
In quel movimento feci accidentalmente cadere un portapenne che mi riportò all'effettiva realtà.
Mi resi velocemente conto del fatto che ci trovassimo in ufficio e tutta l'euforia del momento sembrò passare in secondo piano.<<John, dovremmo fermarci>>, sussurrai con la paura negli occhi e la voce tremante.
<<C'è un bel trambusto lì fuori>> sussurrò continuando quella risalita per le mie gambe <<Voglio che tu sia con me ora>>, sputò rauco affondando l'interezza della mano nella mia coscia.
Un piccolo ansito mi scappò dalle labbra a quella pressione inaspettata, tanto che, un attimo dopo, John mi tappò la bocca con una mano.
<<Shh piccola>>, sussurrò scendendo tra le mie gambe <<Così ci sentiranno>>.
In un attimo lo ritrovai chino tra le mie pieghe, intento a leccare con foga ogni parte di me.
Quella mattina avevo indossato una gonna che gli stava rendendo il gioco molto più facile, ma anche altrettanto pericoloso.<<Tempo fa mi chiesi se ti trovavo sexy con quella gonna strappata e queste dannate cosce scoperte>>, ringhiò facendo arrivare sulla mia intimità un sospiro caldo capace di farmi rabbrividire <<Cazzo se lo eri, Skyler>>, continuò <<Cazzo se lo sei>>.
Mi voltai per un momento a guardare la porta satinata davanti alla quale continuavano a passare persone. Sapevo bene che sarebbe potuto entrare chiunque, in qualsiasi momento, ma non mi interessava. Quella sensazione mi appagava più di qualunque altra cosa.
Quando riportai lo sguardo verso il basso trovai John ancora lì, intento a succhiare un lembo di pelle nell'interno coscia.
La sua mano era scesa dalla mia bocca al collo, stringendovisi intorno come a volermi togliere il respiro. Vi ci portai entrambe le mani quando sentii le sue dita penetrarmi in profondità, nel disperato tentativo di trattenere tutta l'eccitazione che mi stava facendo provare.
Lui continuò a muovere le dita dentro me, spingendole più infondo, fino ad arrivare a toccare punti che non sapevo nemmeno di avere, ma che scoprì capaci di riempire il mio corpo di scosse elettriche.<<John>>, ansimai sull'orlo dell'orgasmo.
La sua mano tornò di nuovo a coprirmi le labbra, impedendomi di allarmare tutto il piano di ciò che stavamo facendo.
Lo vidi sogghignare quando le sue dita si ricoprirono del mio liquido biancastro.
Affondai le unghie nella sua schiena quando lo sentii rientrare dentro me, straziandomi ad un gemito soffocato dal suo palmo.
La sua testa riprese posto tra le mie gambe, leccando ogni goccia dei miei umori, sempre con lo stesso accenno di malizia nello sguardo.<<Ti credevo un gentiluomo>>, sussurrai stremata, gettando la testa indietro e socchiudendo gli occhi.
<<Ci sono momenti in cui non bisogna essere gentili>>, ringhiò risalendo a guardarmi.
Quando riportai lo sguardo nei suoi occhi li trovai intenti a studiarmi.
<<Cosa c'è?>>, chiesi alzandomi sulle mani.
<<Voglio prenderti qui, Skyler>>, disse stringendosi il labbro tra i denti con ancora la mano intenta a massaggiarsi il rigonfiamento dei pantaloni.
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