Frammenti d'amore

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SKYLER

Quando arrivammo in classe notammo che era ormai quasi piena, ma nonostante ciò riuscimmo a sederci nelle file centrali.

<<Sto bene Nena, stamattina sono inciampata ed ho sbattuto il braccio, non è niente di grave>>, continuavo a tentare di tranquillizzarla ma i miei sforzi sembravano essere vani.

<<Sei sicura? Se quel verme schifoso osa toccarti io....>>, minacciò lei.

<<È tutto ok qui?>>, chiese una voce maschile interrompendola.

<<Professore, ma ci stava spiando per caso?>>, disse Elena scherzando.

<<Va tutto bene, professore>>, risposi io tentando di smuovere la situazione.

<<Perfetto, allora possiamo cominciare>>, disse lui sorridendo e tornando verso la cattedra.

<<Bene ragazzi, oggi parleremo di...>>, smisi di ascoltarlo nell'esatto istante in cui si arrotolò le maniche della camicia.

L'aveva fatto anche alla festa di mio padre.
E così, improvvisamente, mi ritrovai a pensare a quella sera.
Iniziarono a tornarmi in mente particolari che l'alcol aveva offuscato.
C'eravamo noi due sul divanetto, io ero ubriaca e lui era seduto accanto a me.
Io chiudevo gli occhi e mi appoggiavo alla sua spalla. Lui era sorpreso, ma probabilmente non disse niente per non disturbarmi siccome ero già abbastanza scossa.
La musica continuava a rimbombare nelle nostre orecchie, ma io ero così tranquilla, c'era lui lì con me.

<<A che pensi?>>, gli chiesi ad un certo punto alzando la testa per osservarlo.

<<A niente, tranquilla>>, rispose distratto.

<<Io lo odio così tanto>>, dissi senza pensare.

<<Anch'io odio una persona con tutto il mio cuore>>, sputò lui fissando il vuoto.

<<Allora è questo che stai pensando!>>, risposi io.

Lui non disse niente e la cosa mi fece leggermente preoccupare.

<<Non sarò mica io questa persona...?>>, chiesi interrogativa.

Lui si girò a guardarmi, eravamo così vicini che i nostri nasi stavano quasi per toccarsi.

<<Non potrò mai odiarla, signorina Lewis>>, sussurrò guardandomi negli occhi.

<<Lewis è tra noi?>>, in un attimo fui catapultata in aula e mi resi conto che Carter mi stava chiamando.

Mi guardava rigido con le mani sui fianchi.

<<Certo, la sto seguendo>>, risposi io tentando di mantenere la calma.

<<Non sembrava affatto, ma va bene...proseguiamo>>, disse lui continuando a guardarmi.

Il resto della lezione passò tranquillamente, provai a seguire il discorso di Carter, per quanto fosse possibile siccome avevo perso la parte iniziale della spiegazione.
Finita l'ora ci alzammo tutti e ci dirigemmo verso la porta.

<<Noi andiamo a prendere un caffè, vieni?>>, mi chiese Elia poco prima di uscire.

<<No ragazzi, grazie mille ma sto bevendo troppi caffè ultimamente>>, risposi io sistemandomi la giacca.

<<Va bene, tranquilla, dopo quello che è successo ieri hai bisogno di riposare>>, disse Elena posandomi una mano sulla spalla.

<<Lewis, ho bisogno di parlarle, può fermarsi qui per un paio di minuti?>>, chiese quella voce maschile ormai fin troppo nota.

<<Oggi Carter compare ovunque, sembra davvero che ci stia spiando>>, disse Elena sottovoce strizzando gli occhi.

<<Certo>>, risposi io fingendo di non aver sentito la mia amica.

<<Dai su andate che la caffetteria chiude>>, dissi abbracciando entrambi.

<<Ci sentiamo Sky>>, mi dissero loro all'unisono.

Cominciavano ad essere proprio carini insieme.

Una volta che tutti uscirono dall'aula mi diressi verso Carter che si era appoggiato a lato della cattedra a braccia incrociate.

<<Allora, di cosa voleva parlarmi?>>, chiesi andando a poggiare la borsa e la giacca su un banco.

<<Davvero non ne ha idea?>>, disse lui seguendo ogni mio movimento con lo sguardo.

<<Se sta parlando di oggi a lezione io beh..>>, provai a dire qualcosa nel mentre che tornavo a stare difronte a lui.

<<Non parlo di quello Skyler>>, non l'avevo mai sentito così serio, sembrava quasi preoccupato.

Mi aveva addirittura chiamato per nome.

Improvvisamente mi prese il braccio facendo per girarmi leggermente.

<<Spiegami che cosa cazzo è questo>>, disse riferendosi al livido che avevo sul braccio.

Per quanto mi stessi sforzando non trovavo niente da dirgli. Non sapevo se attaccarlo siccome non erano per niente affari suoi o se tranquillizzarlo.

<<Di qualcosa per favore>>, continuava lui cercando qualcosa nei miei occhi.

Le sue mani andarono a posarsi sulla cattedra, poi si strinse i capelli e girando su se stesso sussurrò qualcosa che però non riuscì a sentire.

<<Io non...>>, provai a sputare fuori qualcosa ma non sapevo davvero cosa dire.

O perlomeno, avevo tantissime cose da dire ma non ci riuscivo. Le parole mi si erano come fossilizzate in bocca.

<<Ieri, ecco, io ieri...Non so davvero cosa pensare Lewis>>, a quanto pare la conversazione iniziava ad essere complicata anche per lui.

<<Non so nemmeno perché eravamo entrambi lì>>, tentò di continuare lui iniziando a girare per la stanza.

<<Non faccio altro che pensare a quella sera, a quella maledetta sera>>, disse.

<<Senta io so che la situazione è complicata, anch'io non riesco a smettere di pensare a quella festa, oggi in classe non riuscivo a concentrarmi su altro>>, mentii io, anche se solo parzialmente. Io stavo pensando a lui, a noi due su quel divano, quindi non propriamente alla festa.

<<Tu eri così bella ed io...>>, quello fu l'esatto istante in cui sentii meno la forza di reggermi in piedi.

Stava davvero accadendo tutto ciò?

Avevo sentito bene?

Carter si rese conto che qualcosa non andava, ma probabilmente nemmeno lui si era pienamente reso conto di ciò che stava dicendo.

<<Mi scusi, io non dovrei parlarle così. Non dovrei essere così confidenziale e non avrei nemmeno dovuto farla rimanere qui. Però, ecco, vede, stamattina l'ho vista piangere alla caffetteria ed ho capito che qualcosa non andava. Poi ho visto il livido, l'ho sentita parlare in classe di qualcuno che le sta facendo del male e la verità è che da allora non riesco a darmi pace>>, confessò tutto d'un fiato poco distante da me.

In un attimo la mia mente mi riportò al giorno in cui lui mi prese tra le sue braccia per non farmi cadere. Lo spazio che c'era tra di noi in quel momento era quasi impercettibile.

<<Io...>>, se prima non sapevo cosa dire ora mi mancava anche il fiato per respirare.

Si stava davvero preoccupando per me?

L'avrebbe fatto con qualsiasi studente o lo faceva per me? Pensava davvero che io fossi "così bella"?

Tante, troppe, erano le domande che giravano nella mia testa in quel momento.

Cosa avrei dovuto dire?

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