John Carter

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SKYLER

Sentivo le gote andare a fuoco.
Davanti a me c'era un ragazzo con un vestito elegante e dei fogli sottobraccio...decisamente non Elia.

<<Mi scusi io non..>>, provai a parlare ma lui mi interruppe in quello stesso istante.

<<Lei sarebbe?>>, disse con una voce profonda, studiando il mio viso rosso.

<<Skyler Lewis>>, risposi imbarazzata, tentando di capire dove avevo già visto quella faccia.

<<Perfetto Lewis, fuori dalla mia aula>>.

La sua voce riecheggiò nella stanza che oramai sembrava deserta.
Tutti i vociferi di poco prima scomparvero in un silenzio quasi inquietante, mentre la mia mente mi ripropose l'immagine dello scontro di quella mattina.
Era lui.

<<Come scusi? Ma poi lei chi è per cacciarmi?>>, risposi io infastidita da quel suo atteggiamento tanto altezzoso quanto irritante.

<<La professoressa è stata sostituita, dovrebbe saperlo siccome stamattina era impegnata a leggere la disposizione oraria invece di vedere dove metteva i piedi>>, continuò lui confermando la mia teoria.

Si trattava esattamente di colui che non mi aveva nemmeno dato una risposta, che si era limitato a guardarmi dall'alto dello stupido trono di sabbia che si era costruito da solo e che, tralaltro, lo stava facendo anche in quel momento.

<<Vada>>, disse sprezzante, come se stesse parlando con il più miserabile degli esseri viventi.

<<Sto andando>>, risposi dirigendomi verso il mio posto per prendere le mie cose.

Non avevo alcuna intenzione di stare al suo gioco.
La sua maleducazione, velata da una noncuranza imbarazzante, non mi avrebbe mai fatto abbassare la testa.
Sapevo benissimo che con persone del genere non ne valeva mai la pena. E di persone del genere ne avevo conosciute.
Principini e principesse convinti di poter schiacciare chiunque si trovi anche solo ad un gradino al di sotto della loro posizione.
Forse il grado più basso dell'evoluzione sociale.
Mentre camminavo, sentivo gli occhi dei miei compagni di corso addosso, mi stavano osservando come se fossi un quadro del Louvre.

<<Sappiamo già che è uno stronzo>>, sussurrò Elena al mio orecchio non appena le arrivai al fianco per recuperare la borsa.

<<Bene>>, con un sonoro battito di mani il moro riportò l'attenzione su di sé, come infastidito dal modo in cui si era spostata sulla mia esile figura, <<Io sono John Carter e sarò il vostro professore di letteratura fino alla fine dell'anno>>.

John Carter, sussurrai nella mente.
Speravo che nel mio futuro avrei dovuto averci a che fare il meno possibile.

<<Professore, ma da dove viene?>>, chiese Vanessa facendo gli occhi da cerbiatta, nel disperato tentativo di portare quegli occhi blu su di sé. O meglio, sulla sua vertiginosa scollatura.

Rettifico.
Era quello il grado più basso dell'evoluzione sociale.

<<California>>, rispose lui freddo e senza rivolgerle nemmeno lo sguardo, ancora concentrato nel sistemare in maniera maniacale le proprie cose sulla cattedra di legno scuro.

<<Come Skyler>>, si sentì da qualche parte dell'aula e gli occhi di tutti furono nuovamente puntati su di me, compresi quelli di Carter. 

Mi stava fissando, potevo sentire il suo sguardo bruciare sulla mia pelle, ma non gli avrei dato la soddisfazione di ricambiarlo.
Lui aveva saputo essere uno stronzo coi fiocchi, davvero da manuale, ma la mia testardaggine non aveva paragoni.
Per lui era decisamente una guerra persa in partenza.

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