Partite private

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SKYLER

<<Sei sicura che sia una buona idea?>>, chiesi per la millesima volta ad Elena controllandomi intorno.

<<Mai stata così sicura di niente>>, rispose prendendomi per mano per trascinarmi con lei.

Il buio di quella sera faceva risplendere le piccole luci poste tra gli spalti, mentre il parlottare della gente riusciva a distrarmi da quei pensieri che mi stavano invadendo.
Ci stringemmo una dietro l'altra riuscendo a passare a stento tra la gente. Ne avevo vista così tanta solo al giorno della mia laurea.
Sembrava l'evento più importante dell'anno, eppure era solo una partita di calcetto.

<<Lo vedi?>>, chiesi alla mia amica sporgendomi in avanti per cercarlo con lo sguardo.

<<La partita deve ancora cominciare, saranno in spogliatoio>>, rispose lei stringendosi nel cappotto.

Faceva così freddo che il fiato diventava presto vapore al minimo respiro, ma io riuscivo quasi a non percepirlo con accanto il pensiero di lui.
Quella sera Steven mi aveva invitata a vederli giocare come una specie di sorpresa a John.
Erano passate due settimane da quando avevamo chiarito ogni dubbio tra noi e le cose sembravano star andando bene. Anzi più che bene.
Avevamo concordato di rimanere professionali in ufficio, ma nel privato iniziavamo a passare molto del nostro tempo libero insieme.
Non volevamo bruciare nemmeno un secondo e recuperare il tempo perso era risultato molto più facile e piacevole del previsto.
Anche ad Elena avevo raccontato ogni cosa ed il suo appoggio, insieme a quello di Elia, era stato il più grande sostegno che avrei potuto desiderare.

<<Eccoli>>, sentii dal mio fianco e seguendo la direzione indicata dal dito di Elena lo vidi.

Indossava una divisa nera con sopra una casacca gialla e correva a centro campo.
I capelli seguivano ogni suo movimento proprio come i miei occhi.
Il sorriso che mi nacque in volto fu il più spontaneo del mondo. Ero così immersa in lui da non essere nemmeno capace a descrivere le sensazioni che mi faceva provare.
Stringevo tra le mani la macchinetta fotografica ma non la alzai nemmeno per un momento.
Chiusi gli occhi come a voler imprimere quell'immagine di lui nella mente per sempre.
Sentii il braccio di Elena posarsi sulla mia spalla per stringermi a se.

<<Ti luccicano gli occhi quando lo guardi>>, disse posandomi un bacio tra i capelli.

La abbracciai stretta a me. Ero così fortunata ad averla nella mia vita.

La partita cominciò e provai a stargli dietro pur non sapendo assolutamente niente di calcio.
Spesso mi perdevo ma non smettevo di seguire quel ragazzo moro nemmeno per un istante.
Lo vidi arrabbiarsi quando il loro portiere non parò un rigore e gioire come un bimbo al gol fatto all'ultimo minuto.
A fine partita tutti gli spettatori si ritirarono verso le proprie macchine ma io ed Elena scendemmo vicino alla staccionata di legno attendendo che lui e Steven arrivassero.
Erano rimasti soli in mezzo al campo a passarsi il pallone.
Per un attimo incrociai lo sguardo di Steven che mi fece l'occhiolino e poco dopo tirò il pallone verso di noi.

<<Vai a prenderla tu>>, disse a John lasciandosi cadere a terra.

Il pallone arrivò giusto davanti ai miei piedi ma John non si accorse della mia presenza a causa dei fari che gli accecavano la vista. Lo vidi socchiudere gli occhi per il fastidio dato da così tanta luce.

<<Dovresti essere un po' più agile>>, dissi tirando verso di me il pallone quando si calò per prenderlo.

<<Come?>>, chiese con una buffa espressione in volto.

In quel momento scavalcai la staccionata e glielo porsi sorridendo.
Ci mise meno di un secondo a riconoscermi e quando lo fece si fiondò verso di me prendendomi tra le braccia. Mi sollevò da terra facendomi roteare stretta a lui.

<<Skyler, ma che ci fai tu qui?>>, chiese lasciandomi un bacio sulle labbra.

<<Sorpresa>>, risposi ridendo e muovendo le mani.

Lui mi baciò ancora e ancora e ancora, fino a quando Steven ci raggiunse e batté un colpo sulla spalla dell'amico.

<<Cosi la consumi>>, scherzò lui.

<<Hai proprio bisogno di una doccia>>, dissi quando Carter mi strinse nuovamente a lui.

<<Vuoi darmi una mano?>>, chiese facendomi diventare il volto di fuoco e ricevendo un piccolo pugno in pieno addome.

<<Ook, noi andiamo>>, disse Steven portando con sé anche Elena che mi fece un'occhiolino colmo di malizia prima di sparire nei parcheggi.

*

<<Lo sapevo che Steven centrava qualcosa>>, disse John poggiando sul mobile d'ingresso le chiavi dell'auto.

Passammo tutto il viaggio a parlare di come io e Steven avevamo organizzato il tutto per non fargli sospettare niente.
Arrivati a casa mi abbandonai sull'isola del divano e poco dopo lo vidi raggiungermi.
Si posizionò a cavalcioni sul mio ventre senza poggiarsi per evitare di schiacciarmi.

<<Che fai lì?>>, chiesi allungando le mani verso il suo volto per portarlo vicino al mio.

Aveva ancora i capelli umidi dalla doccia fatto poco prima e quando mi solleticarono la fronte mi scappò una risata che lui soffocò con un bacio.
Un attimo dopo si sollevò sulle braccia e scosse la testa appositamente per bagnarmi.

<<Stronzo>>, sibilai piano.

<<Come dici?>>, chiese scendendo sul mio orecchio e prendendo il lobo tra le labbra.

Quel contatto scosse ogni parte di me. Sentii il corpo riempirsi di brividi.

<<John...>>, sussurrai sentendo le sue labbra scendermi sul collo lasciandovi una scia di umidi baci.

<<Mi fermo se vuoi>>, continuò il suo percorso arrivandomi tra i seni e poi sulla pancia.

Mi sollevò piano la maglia lasciando parte del mio addome scoperto.

<<No>>, trovai quel poco fiato che mi rimaneva per rispondergli in un sussurro che fece scattare nei suoi occhi una scintilla mai vista prima.

Lo vidi arrivare a quella che era la sua meta ed in poco tempo la sua testa era tra le mie gambe e la stanza colma dei miei gemiti.

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