JOHN
Stringerla a me era come sentirmi a casa.
Dopo tanto tempo potevo dire di essere totalmente in pace con me stesso.
Il suo profumo mi anestetizzava e sapevo che da quel momento in poi non sarei più riuscito a farne a meno.
Lei era ossigeno puro.<<Hai detto che non era ciò che volevi>>, sentii la sua voce accompagnata da un sospiro.
<<Mentivo>>, risposi lasciandole un bacio tra i capelli.
La sentii accoccolarsi ancora di più tra le mie braccia. Mi piaceva pensare che si sentisse protetta.
<<Sono una guastafeste, lo so, ma comincia a fare un po' freddo>>, sussurrò alzando leggermente il capo verso il mio.
Guardai verso il basso e la ritrovai lì.
Così piccina e indifesa.
Era adorabile.<<Torna dentro dai, non voglio che ti ammali>>, le baciai la fronte.
Sulle sue labbra nacque un sorriso che avrei voluto imprimere a inchiostro nella mente.
Staccarmi dal desiderio di volerla baciare era così dannatamente difficile.<<Ci vediamo domani>>, disse calandosi a raccogliere il tappeto che le avevo regalato.
<<E grazie per questo>>, lo indicò lasciandosi scappare una piccola risata.
<<Vediamo quanto dura>>, sorrisi.
<<Buonanotte Skyler>>, dissi senza riuscire ad allontanarmi da lei.
<<Buonanotte John>>, le sue parole vennero accompagnate da un movimento.
Questa volta fu lei ad avvicinarsi.
Fece un passo verso di me e si alzò in punta di piedi per arrivarmi vicina al volto.
Si accostò alla mia guancia e vi lasciò un bacio delicato ma che mi fece fremere.
Questa ragazza voleva farmi impazzire.Tornai alla macchina con la testa piena di domande. E la maggior parte erano rivolte a me.
Mi chiedevo come fosse possibile essere così incantato da una cosa che sapevo di non poter avere. Eppure allo stesso tempo sapevo di volerla con tutto me stesso.
Avrei voluto dirle tutto ciò che avevo sempre pensato di lei, tutti i progetti su cui avevo fantasticato, tutti i suoi quadri che avevo comprato, tutte le fiere a cui avevo partecipato e tutte le volte in cui me l'ero persa per un soffio.
Avrei voluto farle sapere quanto lei fosse sempre stata parte della mia vita, anche quando passava i giorni a scappare da me.
E poi avrei voluto una risposta al biglietto che le avevo lasciato quella sera di tanti anni prima. Quelle mille rose e quella promessa lasciata sospesa.<<A cosa pensi Skyler?>>, chiesi al vento mentre guidavo per tornare a casa mia.
Non ottenni risposta.
Nessuno al di fuori di lei avrebbe mai potuto colmare quel vuoto.
E così quando arrivai a casa presi il computer e mi diressi verso il mio studio al piano di sopra.
Per le scale osservai il quadro che avevo appeso lì appena arrivato.
"Chiaro di luna", l'aveva chiamato. E sul basso a destra, piccolo ma presente, il suo nome.<<Skyler Lewis>>, lessi.
E continuai a salire fino ad arrivare alla scrivania.
Allora accesi il computer e tornai su quelle pagine che avevo letto e riletto almeno un miliardo di volte.Alla ragazza dai capelli mori e gli occhi scuri come la notte, che custodisce il mio cuore in un respiro. Alla mia musa.
Il mio libro parlava di una ragazza e della sua storia, ma non una storia qualsiasi, la nostra.
In quelle righe vi era tutto l'amore, tutto il dolore, tutto il rimpianto che mi avevano accompagnato in quegli anni. Parlavo di ogni cosa, di ogni momento passato senza di lei e di quando avevo finalmente ricominciato a respirare.
Il suo ritorno nella mia vita era stata una mia scelta, forse l'unica pazzia che avevo scelto di fare per puro egoismo, ma il mio ritorno nella sua di vita era totalmente inaspettato.
Per lei era come se io fossi comparso dal nulla.
Come se non avessi volontariamente scelto la sua casa editrice.
Come se fosse tutta una grandissima coincidenza.
Ma che si fotta la coincidenza.
Non ci avevo mai creduto.
Io non avevo mai smesso di cercarla, di desiderarla. Era quella la verità.
Ed anche se lei questo non l'avrebbe mai saputo a me non importava.
Io la volevo nella mia vita.*
<<E quindi questa sarà la carta che...>>, la sua voce era così piacevole che non mi concentrai nemmeno sulle parole.
Quella mattina aveva indossato un vestito bianco che le stava d'incanto ed io non riuscivo a toglierle gli occhi di dosso.
Ero seduto su una poltrona della sala riunioni mentre lei camminava avanti e indietro mostrandomi sul grande schermo i bozzetti che aveva realizzato.
Erano sicuramente fenomenali, ma il movimento che la sua gonna faceva ad ogni passo lo era di più e mi aveva totalmente ipnotizzato.
Mi pizzicai il labbro con la mano tentando di concentrarmi, ma ogni parte di me avrebbe voluto essere solo con lei in quel momento.<<Che ne dice signor Carter?>>, chiese Maggie riportandomi alla realtà.
<<Come?>>, mi voltai verso la sua direzione.
<<I bozzetti. Cosa ne pensa?>>, continuò la donna aspettando una mia risposta.
<<Mi sembrano ottimi. Drakes continua al mio posto, per favore>>, battei un colpo sulla spalla al mio sponsor.
<<Vogliate scusarmi, torno tra un attimo>>, mi alzai abbottonando la giacca e mi diressi verso il corridoio per poi uscire sul terrazzo. Avevo bisogno di aria.
Arrivato al cornicione vi appoggiai i gomiti e mi soressi la testa con le mani. Era così difficile rimanere lucido avendola intorno.
Sentivo il suo profumo ad ogni suo movimento. Guardavo le sue labbra invece di ascoltare cosa stesse dicendo. Osservavo i suoi lunghi capelli scuri, i suoi occhi, il suo volto.
Mi sembrava di star impazzendo.<<Carter, è tutto ok?>>, la sua voce interruppe i miei pensieri.
Mi voltai e la vidi venire nella mia direzione.
<<Ti vedo distratto. Sicuro di stare bene?>>, chiese poggiandomi una mano sulla fronte.
<<Si certo, sto bene>>, sorrisi.
Portò la mano sulla mia guancia senza dire nient'altro.
Si limitò a guardarmi ed io lo feci con lei.
Il sole le baciava la pelle rendendola quasi dorata, mentre un leggero venticello le spostava i capelli.<<Perché mi guardi?>>, chiese.
<<Stai arrossendo>>, sussurrai.
<<Non è vero>>, rispose piano mentre le sue gote acquistarono ancora colore.
<<Io ti dico che è così>>, le presi il volto tra le mani e mi avvicinai per posarle un bacio sulla fronte.
<<Sai, potrei farci l'abitudine>>, disse guardandomi dal basso.
<<C'è un problema però>>, la interruppi avvicinandomi al suo volto.
<<Quale?>>, si allontanò leggermente guardandomi preoccupata.
<<Ciò significherebbe ammettere che ho un cuore>>, sussurrai nel suo orecchio.
<<E il lupo cattivo non ha un cuore>>, conclusi carezzandole la guancia.
<<Certo che ce l'ha, bisogna solo saper guardare>>, rispose con un piccolo sorriso sulle labbra.
I suoi occhi luccicavano, ma non quanto i miei.
La guardai per un breve attimo che mi bastò ad avere la risposta alla più importante delle domande.
Il mio cuore era nelle sue mani.
Ogni parte di me era parte di lei.
E niente al mondo l'avrebbe tolta dalla mia mente.
Ero fottuto. Ma felice come non mai.
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ChickLitSkyler Lewis. John Carter. Lei la sua studentessa. Lui il suo professore. Quello che sembrava uno stupido gioco di ruolo diventa qualcosa di molto più grande quando, cinque anni dopo, l'affascinante professor Carter ritorna nella sua vita con una sc...