10. Risalire

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Si dice che quando si tocca il fondo si possa solo risalire.

Ed è quello che, una notte, seduto al tavolo della piccola cucina di Chicca, illuminata soltanto dalla luce della cappa, si stava ripetendo Manuel mentre cercava di rimettere insieme i pezzi della sua vita.

Aveva pianto, urlato, tirato pugni al muro.
Aveva pensato di farla finita.
Il ragazzo dalla forza decantata da tutti era crollato.

Ad un certo punto, però, aveva smesso di piangere, urlare, tirare pugni al muro.
Aveva smesso di pensare a mille e un modo per morire.
Il ragazzo dalla forza decantata da tutti si era rialzato.

Aveva toccato il fondo.

Stava bene?

No.

Si era soltanto rassegnato a quel senso di vuoto che Simone e la situazione che si era venuta a creare avevano lasciato.

Aveva finito le lacrime da piangere.

Manuel si sentiva un corpo vuoto, il contenitore di un qualcosa che non esisteva più, che Simone aveva portato via con sé.

«Non dormi?» chiese Chicca, entrata in cucina dopo aver visto la luce accesa.

Manuel si girò di scatto, interrompendo quel flusso di pensieri, spaventato dalla voce alle sue spalle.

«M'hai fatto pija 'n colpo, Chì» disse con tono drammatico «'N riesco a dormi' più de 'n paio d'ore a notte ormai. E te che fai sveglia? Te te devi riposa', devi pensa' a quel piccoletto» concluse, alludendo alla gravidanza della sua amica.
«Senti come è apprensivo zio Manuel? Ancora devi nasce e già l'hai conquistato» esclamò Chicca toccandosi la pancia.

Manuel le sorrise, ché la sua vita era andata in frantumi ma a quel bambino voleva già bene e, istintivamente, le accarezzò l’addome.

Non era mai stato nipote, cugino, fratello, zio.
Era stato solo figlio. E nemmeno tanto bravo in quel ruolo, non mancò di ricordargli la solita, bastarda, voce nella sua testa, e vedere come Chicca lo avesse già incluso in quella famiglia piccola ma piena d'amore, non poteva che scaldargli il cuore.

«Da quando Manuel Ferro è così sentimentale?» scherzò Chicca.

E Manuel avrebbe voluto rispondergli che non è sentimentale, che lei è l’unica cosa che gli è rimasta e che si sta aggrappando con le unghie e con i denti alla sua presenza e a quella della creatura che verrà al mondo per non crollare.
Di nuovo.

Tuttavia, scelse la via del silenzio, ché aprire di nuovo il suo cuore avrebbe significato passare il sale su quelle ferite e lui, qualche minuto prima, aveva promesso a sé stesso che avrebbe provato a guardare avanti.

Abbozzò un sorriso.

Per convincere Chicca.

Per convincere sé stesso.

«Che stai a scrive?» domandò Chicca, indicando il foglio sopra il tavolo.
«Ni-niente»
«Dai, come niente, è evidente che tu stia scrivendo qualcosa. Fammi leggere, su»

Manuel arrossì leggermente.

Aveva appuntato i suoi pensieri, le sue ansie, le sue paure, tutto ciò che gli stava corrodendo gli organi interni e che non riusciva ad esprimere a parole.
E poi era finito a scrivere i dubbi e tutte quelle frasi che gli vorticavano in testa.

Non è come pensi
Non puoi capire
La cornice all'ingresso con la nostra foto portata via da Simone
Simone lo devi capire
Ho visto Simone uscire dall’ospedale con Daniele

I'll be coming home, wait for meDove le storie prendono vita. Scoprilo ora