11. Il peso delle scelte

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A volte le parole non sono solo parole.

A volte sono tuoni che, con il loro rumore sordo, si abbattono sulle vite di chi le ascolta.

A volte piegandole.
A volte spezzandole.

«Simone lo devi capire, Manuel. Lo devi capire perché…»
«Perché? Dimmelo ma', sennò poi pure anna' via»
«Manuel…Simone è malato. Ha la leucemia».

A volte passano, ti travolgono, ti rimbombano in testa.

Ma non ti piegano né ti spezzano.

Ti lasciano lì.
Inerme.

Simone è malato. Ha la leucemia. E ha scelto chiunque non sia tu per condividere il peso della malattia.

Inerme.

Ché, in fondo, Manuel sapeva nel profondo del cuore che Simone avesse un problema di salute.

L'aveva capito dalle parole di Chicca.

Aveva cercato di nascondere questa informazione in un remoto cassetto del suo cervello ma puntualmente tornava, ogni notte, a bussare ai suoi sogni per terrorizzarlo.

Finché quella sera, nelle parole di Anita, quell'incubo aveva preso vita.

Manuel non aveva saputo reagire a quella notizia.

Faceva male sapere che il suo amore, il suo unico grande amore, avrebbe dovuto lottare contro un qualcosa di così terribilmente spaventoso e più grande di sé.

Faceva male sapere che, mentre il suo amore, il suo unico grande amore, avrebbe dovuto lottare contro un qualcosa di così terribilmente spaventoso e più grande di sé, lui non avrebbe potuto far altro che guardarlo, rigorosamente da lontano, spegnersi.

Manuel non aveva saputo reagire a quella notizia.

Si era abbandonato tra le braccia di Chicca.

Non era triste.
Non era arrabbiato.
Non piangeva.
Non gridava.

Non era.

Semplicemente stava con la testa poggiata sul petto di Chicca, gli occhi a fissare il vuoto e la testa a chiedersi perché a Simone.

Fu la voce di Chicca a scuoterlo da quello stato catatonico nel quale si era rifugiato.

«Manu…» non riuscì a dire altro, anche lei spezzata da quella terribile notizia.

Non riuscì a rispondere, perso com'era a porsi tutte quelle sacrosante domande alle quali solo una persona poteva rispondere: Simone.

Quando aveva saputo di essere malato?
Perché non glielo aveva detto?
Perché aveva scelto di escluderlo dalla sua vita proprio in un momento così drammatico?
Perché non lo reputava all'altezza della situazione?
E ora come stava Simone?
Gli era concesso vederlo?
Gli era concesso fargli sentire ora la sua presenza?

E poi continuava ad interrogarsi sul suo stato d'animo.

Come si sentiva?

Inutile, Manuel. Sei inutile.
Il tuo fidanzato, pardon, ex fidanzato scopre di essere gravemente malato e invece di cercare un sostegno in te va dal suo migliore amico, ti lascia facendoti credere di averti tradito e ti tiene fuori da tutto.
Sei inutile.
Perché le situazioni non le sai gestire.
Guardati.
Guardati Manuel.
Vai davanti a quello specchio che eviti da mesi e guarda come sei ridotto.
Pensi che saresti potuto essere d'aiuto in qualche modo in queste condizioni?

E forse quella volta quella fottuta vocina non aveva tutti i torti, ché ridotto in quel modo non era utile nemmeno a sé stesso.

Ma per Simone, per il suo Simone, lui si sarebbe sforzato di sorridere, di fargli vedere il mondo a colori, gli avrebbe reso quei momenti migliori di come effettivamente erano.

I'll be coming home, wait for meDove le storie prendono vita. Scoprilo ora