23. Vite vecchie e vite nuove (Parte II)

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TW: morte (ma non solo, cioè, ci sono anche cose belle)


«Resti qui per favore, non può entrare, la informeremo noi»

La porta sbattuta davanti alla sua faccia.
La solitudine.
L'ansia.
La voglia di crollare sulle ginocchia e piangere tutte le lacrime che il suo corpo conteneva.

Eppure doveva sforzarsi di restare, almeno un minimo, lucido.

Doveva avvertire Dante.
Doveva avvertire Daniele.

Doveva, doveva, doveva.

Mille pensieri, mille responsabilità.

La prima cosa che fece fu inviare un messaggio a Daniele.

Non aveva né la forza né la voglia di instaurare una conversazione, avrebbe ceduto al pianto dopo il pronto.

Ciao, stamo all'ospedale, Simone s'è sentito male, avverti Dante per favore, scrisse.

Forse avrebbe dovuto chiamare lui suo suocero.
Forse avrebbe dovuto chiedere a Daniele di raggiungerlo.

Ma per Manuel, in quel momento, non esisteva giusto o sbagliato.

C'erano solo loro.

Il suo Simone che lottava tra la vita e la morte e lui che stava concentrando tutte le sue forze nell'apparire il più controllato possibile.

Il mondo circostante sarebbe anche potuto finire in quel momento e Manuel non se ne sarebbe neanche accorto.

Si sentiva svuotato.

Produceva centinaia di pensieri al secondo mentre i sensi di colpa bussavano alla porta della sua coscienza.

Avresti potuto perdonarlo prima, gli avresti concesso di vivere la serenità per più tempo.
E Chicca?
Ha passato gli ultimi mesi a starti accanto, a prendersi cura di te e di ogni tuo malessere e tu la stai ripagando così.
Neanche un saluto.
Neanche passare a sincerarti delle sue condizioni.

Ché Manuel sarebbe davvero voluto andare a salutare Chicca, ma non poteva lasciare Simone da solo.

Non sta da solo.
Sta in una stanza con dei medici.
Siete separati da una porta.
Probabilmente non se ne accorgerebbe nemmeno del tuo allontanamento.

La vocina era tornata.
Più forte di prima.
Più stronza di prima.

Fu l'arrivo di Daniele a salvarlo da quel circolo vizioso di pensieri.

«Manuel»

Manuel si voltò di scatto, inarcando leggermente le labbra in segno di saluto senza la forza di aprire bocca e far uscire un ciao.

Probabilmente, dentro sé, era anche grato del fatto che Daniele lo avesse raggiunto, ma in quel frangente, dover condividere quello spazio con altre persone gli pesava e non poco.

«Che è successo? Me lo puoi spiegare?»

In quel momento, Manuel trovò fuori luogo le domande e l'insistenza di Daniele, ché lui avrebbe continuato volentieri a vivere quel tempo nel mutismo per non farsi tradire dalla voce.

Prese un respiro profondo, cercò di articolare un discorso senza rompersi in mille pezzi.

Non piangere Manuel.
Non qui.
Non davanti a Daniele.

«Stavamo a dormì, se lamentava, c'aveva la febbre e poi…n'o so, è svenuto»
«E ti hanno detto qualcosa?»

Scosse la testa in segno di diniego, Manuel, ché già rispondere alla prima domanda gli aveva provocato l'affanno come dopo una lunga corsa.

I'll be coming home, wait for meDove le storie prendono vita. Scoprilo ora