7. Rivelazioni

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Fiumi di lacrime rigavano le guance di Simone.

«È andata male? Avete litigato?» chiese Daniele con un filo di preoccupazione.

Ma Simone era così scosso dagli ultimi eventi che non fu in grado di articolare una risposta.

Daniele se lo strinse al petto, maledicendosi ancora una volta per averlo assecondato.

«L'ho baciato e-e mi manca e io ho sba-sbagliato tutto» disse Simone tra i singhiozzi.
«Sei ancora in tempo per fermarti, puoi tornare su e dirgli la verità»
«Perché non capisci che non posso rovinargli la vita, che non posso lasciare che a nemmeno trent'anni viva nel ricordo del suo primo amore?» alzò un po' la voce Simone, come se un urlo potesse soffocare il rumore dei pensieri e dei sensi di colpa.

Ma anche Daniele decise, forse per la prima volta, di affrontare quella situazione smettendo di assecondare Simone e i suoi pensieri.

«Ma pensi davvero che adesso non stia male? Che se dovesse accadere il peggio non lo verrebbe a sapere e non si distruggerebbe dietro ai sensi di colpa per non esserci stato? Devi smetterla di chiuderti così e leccarti le ferite in solitudine» lo scosse per le spalle «ed iniziare a pensare che sia tu che chi tiene a te meritate di potervi sostenere a vicenda»

Simone rimase interdetto dalla reazione di Daniele.
Probabilmente aveva perso di vista il fatto che anche il suo amico soffriva tanto quanto lui, e che, in tutto quel tempo, aveva assorbito le sue ansie e le sue preoccupazioni senza mai sfogarle con nessuno solo per mantenere il suo segreto.

«Non mi perdonerebbe mai» disse abbassando lo sguardo «magari capirebbe, ma non mi perdonerebbe di averlo lasciato fuori da una questione così seria»
«E avrebbe ragione, Simo. Se al posto di Manuel ci fossi io, reagirei esattamente così. Avresti dovuto lasciar scegliere a lui se starti accanto in questa battaglia, lasciare che fosse lui a valutare se ce l'avrebbe fatta. E sono sicuro che non ti avrebbe mai lasciato solo»
«E adesso…adesso che faccio?» chiese Simone, confuso.

Le certezze di Simone iniziavano a vacillare.
Più i giorni trascorrevano, più si rendeva conto di aver sbagliato ad agire così nei confronti di Manuel.

«Prenditi del tempo. Dopo le feste, quando parlerai con la tua famiglia, deciderai se farlo anche con Manuel o lasciare le cose così come sono ora»
«Grazie e…e scusa. Non ho dimenticato che anche tu soffri per questa situazione e quindi…insomma…se non te la senti io-» la voce iniziò a tremargli un po' «io me la caverei in qualche modo, non…non devi sentirti obbligato, puoi-»
«Stai zitto, coglione, vieni qua» lo interruppe Daniele e lo abbracciò nuovamente.

In quell'abbraccio silenzioso c'era la promessa che lui non lo avrebbe mai lasciato solo.

***

«Chì, te n'hai capito. È venuto qua, m'ha portato un regalo, m'ha baciato, m'ha detto che me ama, dice che non è come penso. J'ha dato de volta 'r cervello»
«Manuel, ho capito anche solo per il semplice fatto che stiamo al telefono da venti minuti e sono venti minuti che me ripeti la stessa cosa. L'hai aperto almeno 'sto regalo?»
«No…non so se ce la faccio»

La ferita era ancora aperta e tardava a rimarginarsi.

Quel bacio, seppur rapido, non era stato affatto indolore, aveva alimentato in lui non solo delle flebili false speranze, ma anche una rabbia cieca per come erano andate le cose fra loro.

Aspettò l'arrivo di Chicca il giorno di Santo Stefano per aprire il pacchetto.

Quando ebbe tra le mani l'oggetto privo di carta, lo osservò e i suoi occhi si fecero subito lucidi.

I'll be coming home, wait for meDove le storie prendono vita. Scoprilo ora