3. Dolore e cura

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«Ti sei impazzito?»
«Credimi, questo piano è perfetto»
«E poi con questa lettera che ci dovrei fare?»
«La dovrai dare a Manuel quando...» disse abbassando lo sguardo.
«Non dirlo neanche per scherzo, hai capito?» disse Daniele scuotendolo dalle spalle. «Ce la farai».



La sera dopo aver ricevuto quella terribile notizia, Simone cercò tutte le soluzioni per far sì che Manuel soffrisse il meno possibile.

In realtà, un'idea gli era balenata in mente e sembrava essere quella giusta.

Fingere di avere un'altra relazione, magari proprio con Daniele, costringere Manuel, in un certo senso, a lasciarlo e morire in solitudine come un gatto.

Aveva scritto una lettera e l'aveva consegnata a Daniele, facendogli promettere che l'avrebbe data a Manuel solo quando sarebbe stato troppo tardi.

Gli avrebbe comunque fatto male, ne era consapevole, ma sarebbe stato comunque un dolore più sopportabile di quello che avrebbe dovuto affrontare se avesse saputo la verità.

Perché un po' Simone, nei panni di Manuel, ci si era messo. 

C'aveva pensato a come si sarebbe comportato, a come avrebbe reagito lui se Manuel gli avesse nascosto una verità così dolorosa con una bugia altrettanto grande e in grado di far male.

E ciò che gli si era palesato davanti agli occhi, alla sola idea, l'aveva spezzato.

Ma Manuel era forte, avrebbe retto al dolore del tradimento ed era sicuro che non sarebbe stato solo, che Chicca, la loro più cara amica, gli sarebbe stata vicino e l'avrebbe aiutato ad uscire dal baratro.

E lui?

E lui come avrebbe reagito?

In tutto questo trambusto, questo organizzare nei minimi dettagli un piano convincente, Simone aveva totalmente perso di vista sé stesso, i suoi sentimenti e il suo stato d'animo.

Aveva una certezza al suo fianco, Daniele, che sembrava non essere minimamente toccato da quel tornado che era piombato loro addosso. 

Ma Simone lo sapeva che questa enorme giostra era soltanto una bugia.

Una protezione con effetto domino in cui Simone teneva i fili come se gli altri fossero manichini, una fitta rete di dolori e segreti atta a proteggersi l'un l'altro.

E se durante la giornata riusciva a gestire il carico emotivo, la notte il problema si poneva in modo amplificato.

Gli incubi si impadronivano della sua mente, si girava e rigirava nel letto fin quando, la disperazione che teneva nascosta durante il giorno non lo costringeva ad abbandonare il letto e a chiudersi in bagno.

E quel bagno, custode dei suoi segreti, raccoglieva le sue lacrime quando, seduto nella doccia con le ginocchia al petto, scoppiava a piangere e chiedeva a chiunque ci fosse lassù perché a lui, perché aveva deciso di sconvolgere la sua vita dopo averla passata a rincorrere una felicità che nemmeno credeva esistesse.

Nella stanza accanto, però, c’era Manuel, il suo uomo, la sua metà che lui, per scelta, stava tenendo fuori da tutto ciò che stava sconvolgendo la sua vita, per cui, dopo aver dato sfogo al suo pianto, asciugava gli occhi e, con una forza che non pensava di avere, si rialzava, tornava al letto e si beava del calore umano che, ancora per poco tempo, avrebbe emanato Manuel accanto a lui.

E più passavano i giorni e più la sua idea un po’ geniale e un po’ stupida prendeva piede nella sua testa.

Il solo pensiero di dire a Manuel di averlo tradito gli squarciava il petto, ogni volta che pensava a quel momento, un vuoto gli riempiva il cuore, lo stomaco, la testa. Si sentiva mancare la terra sotto i piedi.

Si può essere sia dolore che cura?

Così si sentiva Simone e così Simone sentiva Manuel. 

Dolore per il male che, consciamente e inconsciamente, gli stava provocando e cura perché sarebbe stato l’unico in grado di affievolire quel dolore che lo avrebbe dilaniato.

E Manuel? 

Manuel sarebbe stato la sua cura, ciò a cui Simone, consapevolmente, stava rinunciando, l’unica fonte di benessere in grado di alleviare il dolore dell’anima.

E a niente erano valsi i tentativi di Daniele di persuaderlo da questa follia.

Aveva cercato di fargli vedere l’altra faccia della medaglia, gli aveva spiegato, con tatto e delicatezza, che coinvolgere Manuel ed informarlo del suo stato di salute non sarebbe stata una scelta egoistica ma necessaria, che egoista era, invece, scegliere al suo posto, negargli l’opportunità di stargli accanto.

Si era giocato il tutto per tutto un giorno, al bar di fronte all'ufficio mentre erano in pausa pranzo.

«Ma tu hai mai sentito parlare delle formule matrimoniali?»
«Sì, e quindi?»
«Ti dice niente "in salute e in malattia"?»

Ma la testardaggine di Simone, che sapeva dove volesse arrivare Daniele con quel discorso, aveva avuto la meglio e l'amico, alla fine, si era trovato a doverlo assecondare e ad accettare di custodire quella lettera e il segreto che conteneva.

E fu in una notte in cui gli incubi arrivarono con più crudeltà del solito che Simone maturò la decisione di parlare con Manuel e dare il via al suo piano.

La sua mente gli aveva fatto vedere la vita di Manuel se lui gli avesse detto la verità.

Avrebbe avuto un ricordo di loro così triste che avrebbe cancellato ogni bel momento che avevano vissuto insieme.

E lui non poteva permetterlo.

Voleva che di loro ricordasse i baci rubati sulle panchine dei parchi di Roma, lo shopping natalizio tra le luci della città, quel tenersi per mano nelle strade affollate che li faceva sentire soli in mezzo al mondo.

E se questo significava rinunciare all'amore e alla vicinanza del suo uomo in un momento così drammatico, Simone era disposto ad accettarlo, a mettere comunque al primo posto il bene di Manuel.

Il tempo sembrava scorrere più veloce da quando aveva ricevuto quella terribile notizia e Simone non poteva più rimandare.

La lettera era al sicuro fra le mani di Daniele.

E il giorno successivo, tornando dal lavoro, prese un respiro profondo e una dose cospicua di coraggio e si decise a parlare.

Il momento era arrivato.

«Manuel, ti devo parlare» disse.

E da quel momento non poteva più tornare indietro.




























Buongiorno a tutt*!

Capitolo più corto del solito che introduce un po’ ciò che succederà nel prossimo in cui (stavolta per davvero) entreremo nel vivo della storia.

Vorrei spendere due parole per chi mi ha commentato scusandosi che non riesce, per svariati motivi, a leggere o a proseguire la storia. Non fa niente, il vostro bene viene sempre prima, non mi offendo e ci sono milioni di modi per interagire, che leggere una fanfiction rappresenta proprio l’ultimo. Non vi preoccupate, davvero. Vi abbraccio forte.

Grazie sempre.

Vi voglio bene.

Vostra,

Bibi🤍

I'll be coming home, wait for meDove le storie prendono vita. Scoprilo ora