20. Viva gli sposi!

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Ci sono diversi modi per scandire il tempo.

Qualcuno lo scandisce con il movimento delle lancette dell’orologio.
Qualcuno lo scandisce con i granelli di sabbia nella clessidra.
Altri lo scandiscono con la durata di una canzone.

Il tempo di Manuel e Simone era scandito dalla pancia di Chicca che cresceva.
Dalle terapie, gli esami e gli accertamenti ai quali doveva sottoporsi Simone.
Era scandito dai giorni che li dividevano da quello in cui avrebbero celebrato il loro matrimonio.

Erano trascorsi due mesi da quando avevano annunciato a tutti le loro nozze.

Due mesi in cui avevano fissato una data, dato spazio ai preparativi, e soprattutto, due mesi in cui Simone era tornato a vivere a casa di Manuel.

A casa loro.

I primi giorni non era stato semplice, per Simone, riabituarsi alla vecchia vita e alle vecchie abitudini.
Gli era capitato spesso, nell’arco di quei due mesi, di crollare nuovamente come la prima notte dopo aver accettato la proposta di matrimonio di Manuel, ma, come quest’ultimo gli aveva promesso, non lo aveva mai lasciato solo ed insieme erano riusciti a superare ogni momento difficile.

Simone era anche riuscito a convincere sé stesso del fatto che non doveva precludersi l’opportunità di essere felice accanto a Manuel, che Manuel aveva scelto in autonomia di stargli accanto e di passare la vita, o meglio, ciò che ne restava, accanto a lui, che Manuel lo avrebbe fatto già molto tempo prima se lui glielo avesse permesso.

Anche Manuel era riuscito a lasciarsi alle spalle il dolore e la sofferenza che tutti i trascorsi con Simone gli avevano provocato.
Era tornato ad essere più sereno, la vocina nella sua testa era diventata meno bastarda e, nonostante le condizioni in cui versava Simone destassero in lui preoccupazione, era ben lontano dall’essere il ragazzo triste e malinconico che era stato negli ultimi mesi.

Era il 24 luglio, e chiunque avesse visto quei due ragazzi che, mano nella mano, passeggiavano per le strade del centro di Roma, non avrebbe mai potuto immaginare le ansie e le paure che il giorno successivo, quello del loro matrimonio, stava loro procurando.

***


«Tutto bene, Manu?» chiese Simone una volta giunti entrambi sotto casa di Daniele.
«Sì, perché?»
«Manuel, domani saremo sposati e tu ancora pensi che se rispondi alla domanda tutto bene? io ti creda?»
«Ma sto bene davvero, Simò. Me fa solo strano riportatte qua, a casa de Daniele come quando-»
«Non succederà» lo interruppe Simone, «Che me ne vado di nuovo via da te, dico. Non succederà. Stiamo soltanto rispettando la tradizione ché di sfiga ne abbiamo già abbastanza, eviterei di sfidarla ulteriormente. Se vuoi, se ti senti più tranquillo, resto a casa nostra»

Ogni volta che Simone definiva nostra quella casa, il cuore di Manuel faceva le capriole, ché aveva passato così tanto tempo senza di lui, che non ci credeva quasi più che un giorno sarebbero tornati a vivere sotto lo stesso tetto.

«No Simò, no. Va bene così» rispose Manuel accennando un sorriso «Anzi, adesso va’ che sennò ‘n te lascio anda’ via più»

E Simone gli diede ascolto.
Gli lasciò un casto bacio sulle labbra prima di voltarsi in direzione del portone della dimora di Daniele.

«Ti amo» disse Manuel a voce alta.
«Io di più» rispose Simone, voltandosi nuovamente verso il ragazzo.

***


Una volta arrivato in casa, Simone si scoprì felice.

Felice davvero.

Felice come non lo era da mesi.

I'll be coming home, wait for meDove le storie prendono vita. Scoprilo ora