14. La resa dei conti

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Una fitta al petto colpì Manuel non appena lo schermo del telefono si illuminò, permettendogli di leggere il mittente di quel messaggio.

Simone.
Anzi.
L'emoji con un cuore bianco, ché per Manuel, Simone era un cuore puro e lui, dopo quasi sei mesi, non era ancora riuscito a cambiare quel nome in rubrica.

Ciao…non so neanche con quale coraggio ti stia scrivendo questo messaggio.
Forse è arrivato il momento di parlare. Ti va bene domani da me?

Rise amaro.

Forse è arrivato il momento di parlare, forse doveva esserlo un po' prima, pensò Manuel.

Tuttavia, decise di accettare, ché erano mesi che cercava un confronto e, forse, finalmente, lo aveva ottenuto.

Si.

Digitò velocemente la risposta e mise subito il telefono in modalità aereo, ché i messaggi scomodi a Manuel facevano paura e togliere la rete era l’unico modo per alleggerire il cuore.

Doveva riflettere.
Doveva capire come affrontare quel, seppur minimo, ritorno di Simone nella sua vita.

In fretta si vestì ed uscì dalla stanza.

Non appena Chicca lo vide apprestarsi ad uscire, lo fermò.

«Manuel, dove vai?» chiese, memore della sfuriata del giorno precedente.
«Voglio sta’ ‘n po’ da solo, devo riflette»

Scelse di non dire nulla a Chicca, non subito, almeno.
Voleva scegliere con la sua testa, voleva dar sfogo alle sue emozioni e ai suoi sentimenti senza influenze esterne, e per quanto Chicca gli volesse bene, l’avrebbe spinto a proteggere Simone prima di tutto, mentre lui non era sicuro di nulla come del fatto che, per prima cosa, non avrebbe concesso un minuto in più a Simone se non si fosse preso le sue responsabilità.

«Per favore, niente colpi di testa, Manu»
«Promesso» rispose Manuel, lasciando un bacio sulla fronte dell’amica.

Uscì chiudendosi la porta alle spalle, incontrando subito la fredda aria che entrava dalla finestra del pianerottolo.

Manuel amava il freddo e, ancor di più, amava il mare d’inverno, per questo aveva deciso che avrebbe passato quella giornata seduto in spiaggia lasciando che i pensieri annegassero tra le onde del mare.

Il tragitto che da casa di Chicca lo conduceva ai cancelli della spiaggia libera di Castelporziano trascorse in modo abbastanza tranquillo, nonostante gli fosse capitato spesso di ritardare la partenza allo scattare dei semafori, perso com’era nel vortice dei suoi pensieri.

Non appena arrivò, parcheggiò l’automobile e subito si diresse in un angolo appartato della spiaggia.

Si sedette e prese a fissare il mare.

Se il mondo fosse finito in quel momento, a Manuel non sarebbe dispiaciuto poi tanto: era in uno dei suoi posti preferiti al mondo, con la brezza pungente a schiaffeggiargli il viso, una sigaretta tra le dita e gli occhi incantati dal mare.

Gli mancava una birra per raggiungere completamente la pace dei sensi, ma dopo la sbronza del giorno precedente, l’idea di ingurgitare alcool gli faceva venire la nausea.

Gli mancava una birra.
E Simone.

Simone, Simone.
Simone quello che ti ha escluso dalla sua vita, ti ha nascosto una malattia e fatto credere di averti tradito?

Ché il rumore del mare non riusciva a sovrastare la voce nella sua testa.

Era indeciso Manuel.

Una parte di sé avrebbe fatto parlare Simone all'infinito, ché solo sentirne la voce rivolta a lui gli metteva i brividi; l'altra non gli avrebbe concesso diritto di replica, ché il modo in cui si era comportato nei suoi confronti lo aveva ferito nel profondo e lui ne stava ancora pagando, emotivamente, le conseguenze.

I'll be coming home, wait for meDove le storie prendono vita. Scoprilo ora