8. Anno nuovo, vita vecchia

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TW: accenni al suicidio (è molto velato e tra le righe ma preferisco sempre avvertire e non urtare mai la sensibilità di nessuno).

Tre mesi.
Novantadue giorni.

Questo è il tempo trascorso da quando Simone lo ha lasciato e Manuel vive da solo in quella casa.

Sopravvive sarebbe il termine più corretto.

Il dolore di Manuel non si è placato.

Forse si è affievolito.
O forse, finge di credere che sia così.

Va avanti come può, lavorando anche dodici ore al giorno, perché la stanchezza fisica è decisamente più sopportabile di quel loop di pensieri che passa come un uragano così forte da spazzare via qualsiasi cosa bella riesca a vedere e, soprattutto, essere stanco al punto di non reggersi in piedi gli permette di dormire, cosa che, altrimenti, non riuscirebbe a fare.

Ché lui ce l'ha messa tutta, e ancora lo sta facendo, per non dare ascolto a quella vocina maledetta, ma certe volte è così difficile che deve costringersi ad alzarsi dal letto e a dare inizio alle sue giornate.

Quelle giornate grigie.
Spente.
Sempre uguali.

Sarebbe così facile assecondare i suoi pensieri, abbandonarsi al dolore, ché lui nella vita ha sempre lottato e per una volta potrebbe scegliere la via più semplice.

Lo pensa spesso, lo ha pensato soprattutto un giorno in cui, tornando a casa dal lavoro, non trovò più all'ingresso la cornice con la sua foto insieme a Simone, e con essa, tutti i vestiti ed effetti personali del suo ex fidanzato.

Con le sue cose, Simone si era portato via anche l'ultimo barlume di speranza e Manuel non era riuscito a reagire in nessun altro modo che mettendosi al letto e piangere fin quando gli occhi non si erano fatti troppo pesanti da chiudersi senza che lui se ne rendesse conto.

Lo pensa spesso, ma la voce di Chicca è sempre più forte di quella dei suoi pensieri e, in un modo o nell'altro, riesce sempre a tenerlo a galla.

Chicca è l'unica alla quale, in questi mesi, Manuel ha permesso di stargli vicino.
Non l'ha permesso nemmeno a sua madre, che non sente da una notte di gennaio dopo una lite furibonda.

«Tu lo devi capire Simone»
«Tutti a dimme che devo capì Simone, ma a me chi cazzo me capisce?»

Si era conclusa così la loro chiamata.

Ché lui Simone avrebbe anche cercato di capirlo se lui si fosse degnato di fornirgli una spiegazione logica per quelle che erano state le sue azioni.

Viveva delle ipotesi di Chicca basate sul niente.

Basate sul niente fino al giorno di San Valentino, giorno che Manuel, se avesse potuto, quell'anno lo avrebbe strappato dal calendario con tutta la forza che aveva.

***

Qualche giorno prima

Quella maledetta sveglia continuava a squillargli nelle orecchie aumentandogli quel mal di testa che persisteva da giorni.

La spense con rabbia e si trascinò fino alla cucina, in cerca di qualcosa da mangiare.
Non che ne avesse voglia, ma era consapevole che mettere qualcosa nello stomaco fosse il minimo indispensabile per riuscire a tenersi in piedi per tutta la giornata.

Aveva appena addentato la sua nastrina quando il telefono prese a squillare.

Manuel non amava parlare di prima mattina e Chicca lo sapeva bene e questo lo indusse a rispondere, sperando che avrebbe avuto buone notizie per lui.

I'll be coming home, wait for meDove le storie prendono vita. Scoprilo ora