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Alessandro Dari e Mathias si presentarono il giorno dopo. Marzio ci aveva chiesto di esserci tutte e di avere un minimo di professionalità. O almeno di non dare via all'isterismo di massa alla quale aveva assistito in precedenza.

Dari poteva risultare abbastanza piacevole, ma di certo non era il genere di persona con la quale mi trovavo a mio agio. Troppo impostato, formale, finto gentile e quasi autoritario. Non riuscivo a capire quanti anni potesse avere, oscillavo dai 40 scarsi ai 50 portati bene. Occhi castani, capelli biondi, un po' lunghi per i miei gusti, altezza media ma con un certo fascino per chi si faceva affascinare dal genere, non per me. Ci furono un sacco di chiacchiere ascoltate attentamente solo da poche di noi, mentre le altre già stavano dando i voti ai nostri nuovi ospiti. Mathias ricevette votazioni alte, ma se tanto lo premiavano il suo stile hip hop, i capelli biondi ossigenati e alla moda e il pizzetto nero, gli occhi scuri e profondi e il fisico notevole, perdeva punti a causa dell'atteggiamento serioso, che poco si addiceva al personaggio e ai suoi trent'anni scarsi.

In poche parole Dari ci stava comunicando che ci dovevamo mettere sotto: si aspettavano tutti molto da noi perché si stavano mobilitando così tante persone per fare questo spettacolo che non potevamo deludere veramente nessuno; soprattutto visto che, a differenza nostra, gli altri erano tutti professionisti. Insomma, era venuto per metterci ansia e sottolineare che se qualcosa fosse andata storta sarebbe stato per colpa nostra. Perfetto, quello che mi serviva. Ma disse tutto col sorriso, così la maggior parte di noi non recepì quel messaggio, neanche inconsciamente.

Prese poi parola Mathias.

«Buongiorno ragazze, abbiamo un bel po' di lavoro da fare.» Sbaglio o ci stava squadrando? Cos'è, non avevamo una perfetta forma fisica da ballerine? No, non proprio. «Da dopodomani inizieremo a lavorare non tanto sulla vostra forma fisica...», forse leggeva nel pensiero, «quanto sul vostro fiato e la coordinazione. Dovete stare sul palco e sapervi muovere, averne padronanza e non timore, altrimenti penalizzereste il canto e quindi lo spettacolo.»

«Perché da mercoledì e non da domani?» Quasi lo aggredì Alessia.

«Se vi dicessi da domani, trovereste mille scuse per non venire.»

«Macché, ci hanno detto che sarà pieno di ballerini, veniamo eccome!» Seguirono risatine generali.

Mathias rimase serio, aspettò che terminassero i vari commenti e riprese.

«I ballerini verranno se e quando glielo dirò io. Non immaginatevi uno show alla Madonna, non sareste in grado, logicamente», non nascose un sorriso di scherno. «Quindi vedremo quello di cui siete capaci e fino a che punto riuscirete a spingervi, dovrò usare la mia immaginazione ma credo che riuscirò a capire in poco tempo cosa ci si può aspettare da voi.» Sempre meglio. Mister Simpatia.

Almeno le sue frecciatine poco velate avevano punzecchiato qualcuna delle mie compagne.

Marzio, che fino a quel momento era stato in disparte in modo da permettere ai nuovi arrivati di massacrarci ben bene, prese parola proponendo di far sentire qualcosa agli ospiti. E, a dispetto di quello che mi sarei aspettata da me stessa, pensai che avevo proprio voglia di farli ricredere.

Cantammo a cappella, poi con Marzio al piano e per la prima volta mi accorsi di quanto cavolo eravamo brave. Me ne resi conto guardando l'espressione sui volti di Dari e Mathias, partiti scettici e conquistati appena iniziammo a cantare. Forse aveva ragione Marzio, forse sarebbe stato un peccato non provarci.


«Non ce la faccio più!» Giulia, la lamentosa del gruppo.

Fabiana aveva il fiatone, il viso paonazzo: «Ci possiamo fermare un attimo?».

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