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Certo che sembravamo parecchio strane, in quell'auto tutte appiccicate, vestite come ventenni che stavano per fare una passeggiata sotto casa, ma truccate e pettinate come se stessimo andando a una sfilata.

«Possibile che noi ci dobbiamo subire solo i lamenti?» Viviana abbassò il volume dello stereo sporgendosi dai sedili anteriori. «Ci dici che c'è tra te e Damien?»

«Niente.»

«Diccelo prima che andiamo a chiederlo a lui. E sai che ne siamo capaci!» minacciò Flavia guardandomi dallo specchietto retrovisore.

«Niente.»

«Sì, infatti l'altra sera dalla festa di Luca ve ne siete andati mano nella mano! Proprio niente!» insinuò Fabiana.

Sospirai. Se avessi detto loro quello che era accaduto non avrebbero capito, avrebbero pensato che era fatta, che gli piacevo. Non avevano la mente aperta per capire che era molto più complesso.

«La mano... non significa niente», non sapevo cos'altro aggiungere. Mi riempirono di parolacce.

«Sentite, lo fa per farmi contenta. Lo so io, lo sa lui e lo sapete voi.»

«Non è che per farti contenta ti si è portato pure a letto?» Marta giocava col piercing al naso.

«No.»

«Ti ha baciata?» mi attaccò Viviana.

«No», ma mi sfuggì un sorriso perché mi sentivo i loro occhi inquisitori addosso.

«Ih! Ti ha baciata e tu non ci hai detto niente! Brutta stronza, sono mesi che ti stiamo dietro, ci sei costata più di fazzoletti che di altro e non ci dici che ti ha baciata!» urlò Flavia mentre guidava.

«No, ho detto di no! E guarda la strada!»

«Ma se hai fatto un'espressione che la diceva lunga...» Fabiana mi diede una spinta.

«Allora, non ci siamo né baciati né altro. Ve lo ripeto: se vedete che fa il gentile con me è perché magari gliel'ha suggerito Dari o Marzio o la voglia di portare a termine lo spettacolo senza drammi. E questo è tutto.»

«Ok, sentiamo: dove siete andati dopo essere scappati dalla festa a distanza di poco più di un'ora da quando eravate lì? E sottolineo "scappati"», Flavia mi puntava dallo specchietto.

«Al Gianicolo.»

«Se l'è scopata», chiuse il discorso Marta.


27 marzo 2001

La mattina prima di andare a scuola mi aveva mandato un messaggio. Non usavamo molto chiamarci o messaggiare, solo quando era inevitabile, come quella volta. Vedere il suo nome sul cellulare mi diede un brivido.

Alla solita ora? h. 6,38


In realtà esco un'ora prima oggi ma

se hai problemi ti aspetto o rimandiamo. h. 6,39


Sarò lì per quando esci. A dopo. h. 6,39

Dio, come mi faceva stare bene.


All'uscita cercavo di individuare la sua auto parcheggiata attraverso le vetrate del portone della scuola, in modo da non fare la figura di rimanere lì fuori a guardarmi intorno proprio davanti a lui.

Non c'era un grande via vai, le altre classi erano ancora dentro a fare lezione. A noi avevano annunciato il giorno prima che sarebbe mancato un professore.

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