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19 marzo 2001

«Manca poco più di un mese», annunciò Dari, «quindi vi chiedo la massima disponibilità pur non potendo darvi molto preavviso.»

«Per cosa?» Giulia si protese in avanti, come se così potesse recepire prima la risposta.

«Per il servizio fotografico!» batté le mani lui tutto contento.

E per l'ennesima volta ci fu un entusiasmo che proprio non capivo.

Dio mio, ero appena tornata da Irma's con mezzo sorriso sulle labbra, dopo due settimane passate come se fossi una morta vivente, e di nuovo c'era qualcosa che destabilizzava la mia tranquillità. Mentre le altre, emozionate, parlavano ad alta voce e già si immaginavano truccate e pettinate come non lo erano mai state in vita loro, io non mi mossi, cercando di non rivelare di nuovo la mia angoscia al solo pensiero di farmi fare una foto. Alzai appena lo sguardo e incrociai quasi contemporaneamente quello di Damien, di Marzio e di Mathias che si trovavano vicini e mi osservavano preoccupati.

Dedicai un secondo a ognuno, e al quarto secondo ero già tornata a guardare altrove, sospirando.

«Vedo che siete tutte entusiaste. Tutte tranne una», sottolineò Dari.

«Lei non è mai entusiasta», Gisella mi dedicò un sorriso falso.

Avrei potuto saltarle addosso in un attimo, mi limitai a sollevare un sopracciglio e sorridere. Ok, l'invidia era proprio una brutta bestia. Aveva bisogno di rosicare per bene così se la piantava di fare la stronza. Poi, se non fosse bastato, le avrei spaccato la testa per terra. Con la coda dell'occhio vidi lo sguardo allarmato delle mie migliori amiche, che mi stavano leggendo la mente. Mi venne da ridere, così canticchiai per mantenere un'espressione odiosa.

Ci diede informazioni circa il luogo dell'appuntamento, il giorno, l'orario, dicendo che avrebbero pensato lì a truccarci, pettinarci e vestirci. Le foto poi sarebbero state affisse su dei cartelloni all'esterno del teatro e divulgate tramite alcuni settimanali.

Cercai di cancellare quelle parole dalla mia testa, non potevo farle ristagnare lì, dovevo solo far finta che non le avesse dette altrimenti mi sarei di nuovo bloccata.

Mi alzai dirigendomi da Marzio.

«Proviamo qualcosa?»

«Certo.»

Dopo dieci minuti stavo già cantando.


«Mi raccomando per domani, alle 22!»

«Domani? Cosa?» lo scrutai curiosa.

«Scherzi, vero?» piantò il suo viso davanti al mio, preoccupato. «La festa, quella al centro sportivo.»

«Sì, sì, se lo ricorda!» si intromise Vania.

Rincuorato dalla conferma, si allontanò andando a fare la stessa domanda a tutti i presenti, passando da uno all'altro, come un bambino ansioso che teme di festeggiare da solo il compleanno.

Guardai le mie amiche dubbiosa.

«Cosa dovrei ricordarmi?»

«Ginevra, che ti eri presa i giorni scorsi? Eri uno zombie. Veramente non ti ricordi quello che ci ha ripetuto Luca fino alla nausea?» mi rimproverò Viviana.

«Io manco ricordo di averci parlato», mormorai.

«Perfetto! Stai fuori di testa? Io non ti riconosco più.» Alzò le braccia per poi sbatterle sulle gambe.

«Comunque, domani dobbiamo andare a una festa al centro sportivo dove gioca a calcio. Ha promesso ai suoi amici che avrebbe portato delle ragazze che avrebbero cantato una canzone per loro, visto che hanno vinto un torneo e...» spiegò Vania.

GinevraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora