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Aveva un taglio di capelli molto carino, gli stava bene. Mi venne spontaneo sorridergli e mi accorsi che non provavo rancore o fastidio nel vederlo. Era semplicemente una sensazione piacevole, al contrario di quello che mi ero immaginata prima di raggiungerlo.

«Come mai da queste parti? È affondata la nave?» nemmeno lo salutai, mi appoggiai al muro a braccia conserte.

«Qualcosa del genere, deve essere arrivata qualche maledizione che hai mandato tu: siamo dovuti rientrare prima per un guasto», mi sorrise a sua volta.

Silenzio.

«Com'è andata la navigazione?» Tanto per chiedere qualcosa.

«Bene, bene.» Per un attimo pensai che potesse aver avuto qualche avventura durante gli sbarchi e sentii una fitta di gelosia. La cacciai via, poteva fare quello che voleva. Sì, però... No, non potevo essere gelosa di tutti. Uno per volta.

«Quindi?» in attesa che dicesse qualcosa, visto che si era presentato lì.

«Chi era quel tizio impettito che ho incontrato? Ha un'aria da...»

«...stronzo. Sì, ce l'ha.» Risi. «È tipo un manager, un responsabile, non ho capito benissimo», scrollai le spalle, tanto sapevo che in realtà non gli interessava.

Ci guardammo e fece per prendermi la mano, come faceva prima, quando stavamo insieme. Glielo feci fare ma mi sentii di nuovo in colpa, quindi la lasciai scivolare via appena avvertii che stava per intrecciare le sue dita con le mie. No, lo avevo fatto un minuto prima con Damien.

Si avvicinò ancora di più, mettendo le mani sui miei fianchi, il sorriso di chi conosce chi ha davanti. Spostai, leggermente la testa. Se fosse uscito qualcuno in quel momento ci avrebbe visto in un atteggiamento che non volevo pubblicizzare.

«Dai, che vuoi?» gli misi le mani sul petto per spostarlo.

«Farti gli auguri.»

«Me li hai fatti tramite messaggio.»

«Te li volevo fare di persona.» Cercava di avvicinarsi sempre di più. Perché non mi dava fastidio?

«Va bene, me li hai fatti. Ora devo rientrare.»

«Sempre per il concerto del secolo?» Il solito stronzo.

«Sì.»

«Ti aspetto?»

«No, non so a che ora finiamo.»

«Allora è una cosa seria», finse ammirazione.

Alzai gli occhi al cielo. Adesso mi ricordavo uno dei motivi per cui ci eravamo lasciati, non dava mai importanza a quello che mi piaceva fare. Forse era solo incapace di dimostrarlo. Non ero arrabbiata, non più.

«Ci vediamo domani?»

Feci spallucce.

«La festa di Nunzia.»

Me ne ero dimenticata. Non volevo andarci ma sembrava brutto visto che era stata alla mia, quindi risposi di sì. Dovevo solo chiedere a Lele se potevo andare in macchina con lui e Laura perché volevo evitare di stare sola con Enea.

«A domani.»

«A domani, Mariah.» Quanto era stupido, mi chiamava così per prendermi in giro perché adoravo Mariah Carey. Però entrai col sorriso sulle labbra e me lo portai inconsapevolmente fino a dove mi aspettavano gli altri.

Presi il mio posto davanti a Damien, ci guardammo un secondo negli occhi.


Provammo giusto un'altra mezz'ora. Mi si accostò Damien e in quel momento avrei evitato di vivere altre emozioni contrastanti.

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