«Sono le 6.»
«No, oggi non vado a scuola. Non... non mi va, non lo so, c'è la professoressa di diritto che interroga e non sono pronta.»
«Ok, allora dormi un altro po', non tiro su le serrande.»
Ecco, non tirasse su le serrande che voglio rimanere al buio. Per sempre. Magari sepolta viva.
Avrei avuto il tempo di capire cosa fosse successo prima di morire? Perché era tutta la notte che rivivevo quelle due ore della mia vita del giorno precedente e ora non riuscivo più a capire se me le ero sognate o se quei ricordi li avevo vissuti davvero. Ero terrorizzata al pensiero di uscire dal letto e dover ammettere che fosse tutto reale.
Va bene da capo, chiudi gli occhi, è andata così:
«"...Some people will work things out and some just don't know how to change..."» e coro, Marzio mi fece segno di aspettare, io continuavo a muovermi con la musica tranquilla di essere pronta appena me lo avesse chiesto. Il coro finì il ritornello e io, nonostante Marzio non mi stesse dando il via, magari distratto da qualcosa, ero pronta per attaccare. Però mi fermai perché si voltò verso la mia destra, in direzione della parte buia della sala. E là realizzai che la voce che stavo ascoltando cantare: «"Now, they can see the tears in our eyes, yeah, but we deny the pain that lies deep in our hearts..."» non era una voce a me nota: uomo, non italiano ma neanche inglese, forse americano. Vidi voltarsi anche le ragazze che gli davano le spalle, mentre si avvicinava. Le altre continuavano a fare il coro, io avevo un occhio su Marzio e uno verso la voce.
La prima cosa che scorsi fu una mano, poi jeans blu, maglioncino blu, sneakers bianche.
Viso del mio attore preferito.
Buio. Silenzio.
Dopo alcuni secondo notai un qualcosa muoversi a qualche metro da me. Era Marzio che si sbracciava per dirmi che dovevo attaccare a cantare. Cos'era, folle? Non sentivo nemmeno la musica, non ero neanche più sicura di avere la voce, di sicuro me l'aveva presa Ursula quando avevo firmato il contratto con lei in fondo al mare per avere la possibilità di vedere il mio amore. E mentre cercavo di ricordare qualcosa riguardo alla mia vita precedente da Sirenetta, vidi l'uomo più attraente del mondo passare tra Germana e Alessia e poi tra Monique e Vania - maledette tutte, gli avevano sfiorato il maglioncino girocollo più bello del mondo - per mettersi al centro del cerchio rivolto verso me. Mi resi conto di avere l'espressione tra l'ebete e il terrorizzato ma non riuscivo a cambiarla. Gli occhi mi stavano cadendo per terra a causa della pressione che avevo nella testa, le palpebre facevano molta fatica a trattenerli. Nessuno pensava al lavoro delle palpebre ma anche loro avevano delle giornatacce, le mie più di qualcuna. Sullo sfondo continuavo a vedere una camicia rossa a quadri nera dimenarsi, io bloccata, rigida, esanime. Il coro ripartì e io muta, lui era davanti a me, con gli occhi su di me, e sorridendo col sorriso più sexy che si possa immaginare, mi disse: «Ciao», in italiano. Il mio cuore, che aveva smesso di battere appena lo avevo riconosciuto, pompò un battito. E per tutta risposta, tirai giù la testa e torturandomi le mani per il resto della canzone non lo guardai più, attaccandomi al coro giusto per le ultime battute, quando neanche avrei dovuto e con una voce piatta, incerta e acerba che sarebbe stato meglio se Ursula avesse fatto per bene il suo lavoro.
Quando quel supplizio finì, le ragazze partirono in applausi, esclamazioni di gioia, risate mentre io mi feci sempre più piccola e uscii un piede dietro l'altro dal cerchio per ritrovarmi addosso alla parete al buio.
Per un attimo.
Luci accese per tutta la sala. Le altre gli erano tutte intorno e quando ebbi un barlume di lucidità, decisi che sarebbero morte tutte perché lo stavano toccavano e ci parlavano. Dovevo solo decidere se bruciarle insieme o accoltellarle una per una. Lui con la sua altezza troneggiava su di loro, Marzio cercava di riportarle alla ragione e io continuavo a guardare quella scena surreale. Era mio. Perché lo baciavano sulla guancia, perché gli toccavano le mani, perché? E perché io stavo in disparte come una deficiente quale ero invece di stare lì in mezzo a riempire di gomitate le altre e attaccarmi al suo collo e baciarlo fino a farlo morire senza respiro? Mi aveva anche detto Ciao!, a me... era diretto a me! E io c'avevo fatto quella figura di merda! Neanche avevo risposto, neanche avevo cantato, neanche... Oddio! Ma come mi ero vestita oggi? Oddio oddio oddio... non mi volevo guardare, sicuramente qualcosa che mi stava malissimo... oddio oddio oddio e che capelli avevo? Mi era colato anche il mascara, sicuro come la morte. Sicuro. Ma perché dovevo fare così schifo e «Ciao!» alla mia destra. Stavolta era una voce femminile ma sempre americana. Mi girai e vidi l'attrice che lavorava con lui nella serie televisiva, Keira Noel.
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Ginevra
RomanceIl dolore fa più male dopo l'amore. Ginevra, diciassettenne romana, ne è convinta e, da sempre rinchiusa nella sua gabbia di considerazioni distorte di sé, usa l'autolesionismo per punirsi e frenare il desiderio e i sentimenti che prova per Damien...