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Tornammo di là dove alcune ragazze partirono con un applauso.

«L'hai fatto scappare! Era nero, se n'è andato con una scusa. Avevi l'espressione da fuori di testa, tipo quella che fa Mel Gibson in Arma Letale!» sghignazzò Sabina. «Stasera tutti a bere! Vi porto in un pub fico!»

Forse non era una cosa tanto buona, quella di aver fatto gli occhi da pazza, ma quasi mi fece sorridere l'idea. Andare a festeggiare mi sembrava comunque esagerato, però Sabina insisteva per passare una serata rilassata insieme e subito Damien incrociò il mio sguardo: «Andiamo!». Convinse Flavia e Viviana rassicurandole che avrebbe accompagnato a casa anche loro. Si aggregarono Vania, Marta, Fabiana, Clara e Giulia, oltre a Giorgio e Michele. Io già mi stavo angosciando certa che avrebbe pagato Damien, continuavo ad avere la sensazione che ci stessimo approfittando di lui, io più degli altri.

Dopo le prove, ci trattenemmo a chiacchierare nel parcheggio di Irma's, per non arrivare troppo presto. Poi Flavia, Viviana e Sabina salirono in macchina con noi.

Il pub, ampio e piuttosto buio, era semivuoto. Mi diressi in bagno senza seguire gli altri al tavolo, per codardia: non volevo avere l'impaccio di scegliere dove sedermi. Quando tornai, mi avevano lasciato il posto accanto a Damien, sembrava mi spettasse di diritto.

Mi accolse col suo sguardo sempre attento, si accostò a me col busto chiedendomi cosa volessi ordinare, insistendo affinché prendessi qualcosa oltre a delle patatine.

Giorgio e Michele, seduti davanti a noi, ci osservavano. Dai loro sguardi, capii che avevamo un atteggiamento molto intimo. Quasi cercai di ricompormi, ma Damien continuava a parlarmi tenendo il suo viso a pochi centimetri dal mio e io non riuscivo a non guardarlo come se dio Eros mi avesse appena trafitta con tutte le sue frecce.

Giorgio propose una birra artigianale a Damien, che scelse di bere solo acqua.

«Ma non dare retta a lei!» intervenne subito Flavia che vedeva in me la causa di ogni male. «È una rompiscatole, bevi quello che ti pare!».

«Perché, ti dà fastidio se beve?» Michele mi guardò con curiosità.

«Io non ho detto niente!» alzai le mani con innocenza.

«Seee, che non ti conosco! "La birra puzza, il vino pure, ti ubriachi..."» mi fece il verso Flavia.

«Sei fuori? Secondo te posso dire a lui di non bere?» cercai di riportarla alla ragione. Poi, di ritorno a casa, l'avrei buttata dall'auto in corsa.

Per farla breve, ordinò una birra irlandese. Puzzava.


Durante la cena, mi divertii ad ascoltare Giorgio e Michele che scherzavano, li adoravo. Avevano un tipo di umorismo molto simile al mio e mi feci trasportare dalla loro allegria. Nel frattempo il pub si era riempito e ci avevano portato via i piatti, il mio quasi vuoto perché Michele aveva mangiato i miei avanzi, pure quelli sbocconcellati.

Bruscamente sentii spostare la mia sedia all'indietro e vidi muovere anche quella di Damien. Entrambi ci voltammo sorpresi.

Lele, una persecuzione.

Abbracciò Damien che si era alzato, poi mi indicò alcuni suoi amici che conoscevo, a qualche tavolino di distanza da noi, che salutai con un gesto della mano, dopodiché partì coi rimproveri, come al solito.

«Non ti fai più vedere!» Si rivolse a Damien: «Da quando ci sei tu, è sparita!».

Damien gli sorrise compiaciuto.

«Veramente, se non sono alle prove, studio.»

«Sì, ci credo. Parlo con lui che è più serio. Che cosa devi fare a Pasquetta?»

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