A distanza di un'ora eravamo già in macchina, di ritorno a casa. Solo io ed Enea. Non parlammo per niente, giusto quando parcheggiò mi chiese: «Sali?» e lo seguii. Dedussi che i suoi fossero partiti.
L'ascensore doveva raggiungere il decimo piano ma al terzo mi era già addosso e al quinto aveva già una mano tra le mie gambe per controllare a quale stadio di eccitazione fossi. Ero all'ultimo.
Quando entrammo dentro casa sua ero già senza cappotto e la lampo del vestito, da cui si regolava la scollatura, era già tirata completamente giù. Buttammo a terra tutto quello che avevamo in mano e mi portò addosso al primo muro libero da mobili. Era facile, era semplice, era quello di cui avevo bisogno. La scelta inconsapevole di mettermi le autoreggenti era stata vincente, tirò giù il tanga mentre gli aprivo i pantaloni ed entrò dentro di me.
«Te lo sei scopato?»
«No.»
«No?» aumentò il ritmo e la spinta.
«Solo baciati», spinse ancora di più, mi piaceva, «ma è stato come se mi avesse scopata.» Prese a baciarmi con foga.
«Prendi ancora la pillola?»
«Sì.»
Dopo qualche secondo mi esplose dentro.
Ma non aveva ancora finito. Mi feci trascinare fino al tavolo, simile a quello che aveva Damien a casa, mi mise sopra con una strana gentilezza e mi entrò di nuovo dentro toccandomi come sapeva che mi piaceva. Piegato su di me, succhiava e leccava i miei capezzoli facendomi gemere senza vergogna, finché non venni urlando. La sua mano sulla bocca per non farmi sentire dai vicini non bastava.
Rimasi sdraiata sul tavolo mentre la sua mania dell'ordine lo portò a raccogliere quello che avevamo lasciato cadere a terra.
Cercai di riflettere sulla ragione per cui non mi sentissi in difetto per quello che era appena successo. In difetto verso qualcuno, non sapevo chi, con precisione. Riuscii solo a sentirmi appagata ed era una sensazione che mi mancava. Mi sembrò di capire per la prima volta cosa volesse dire usare il sesso per consolazione o rivendicazione di sé stessi. O solo per sfogarsi, senza altri fini.
Andai al bagno e mi infilai nella doccia, cercando di non bagnarmi i capelli per non doverli asciugare. Enea entrò in bagno, si finì di spogliare ed entrò nella doccia con me.
Dovevo mettere le cose in chiaro.
«Non credere che questo cambi qualcosa.»
«Shhh, baciami.»
Fare sesso sotto la doccia non mi aveva mai entusiasmato, l'acqua mi toglieva buona parte del piacere, ma quella notte avrei detto "sì" a tutto.
Scese piano piano finché non si inginocchiò e mise la sua lingua dentro di me fino a farmi godere di nuovo.
Anche i capelli erano tutti bagnati.
Avvolta nell'asciugamano lo presi per mano e mi feci seguire in camera sua, mi piegai sulla scrivania e gli diedi quello che più voleva. Il nostro primo modo di fare sesso, quello che poi col tempo avevo evitato.
Stavamo chiudendo un cerchio, era un riassunto della nostra storia, cos'era?
Dopo, ci lasciammo cadere entrambi sul letto. Avevo freddo e afferrò una coperta da dentro un cassetto per coprirci entrambi. Rimanemmo sdraiati vicini, la mia schiena contro il suo addome, il suo braccio mi avvolgeva. Come sarebbe stato facile ricominciare, mi interrogai sull'invalicabilità dei nostri problemi. Ma quella era la serenità effimera data dal sesso. La sensazione di benessere era dovuta dalla naturalezza dei nostri contatti, sapevamo cosa fare, dove toccare e come farlo. Il sesso tra noi era sempre stato un grande collante ed eravamo molto passionali quando non litigavamo.
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Ginevra
RomanceIl dolore fa più male dopo l'amore. Ginevra, diciassettenne romana, ne è convinta e, da sempre rinchiusa nella sua gabbia di considerazioni distorte di sé, usa l'autolesionismo per punirsi e frenare il desiderio e i sentimenti che prova per Damien...