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6 novembre 2000

Di nuovo lunedì e il mio umore non era cambiato. Ero combattuta tra darmi la colpa per aver buttato all'aria la relazione con Enea o darmela perché stavo sprecando tutto quel tempo senza cercare di instaurare un rapporto con Damien, almeno di amicizia. Sarebbe arrivato il giorno in cui avrebbe lasciato l'Italia e io mi sarei mangiata le mani per aver sprecato quell'occasione. Ma scelsi di continuare a mantenere le distanze, avrebbe fatto meno male quando sarebbe andato via.

Non avevo preso in considerazione però che, nonostante quello che mi proponessi di fare, dovevo mettere in conto delle variabili che non potevo prevedere.


«Ma insomma, ti sei lasciata con Enea?» Sabina aveva sempre un tono di voce troppo alto rispetto al tollerabile.

Stavolta mi ero buttata sul divanetto, semi sdraiata il giusto per distogliere gli altri dal farsi venire l'idea di sedersi vicino a me. Non aveva funzionato. Insieme a lei Clara, Germana, Giulia, Alessia e quasi tutte le altre. Mi avevano circondata. Tra di loro, Flavia: «Io non ho detto niente!», alzando le mani a mo' di resa. Non ne dubitavo, in fondo gli era bastato fare due più due per capire quello che era successo, visto la visita inaspettata e poi il mio muso lungo. Strano che mi avessero lasciata in pace per una settimana intera.

Damien era lì da qualche parte ma non lo vedevo, intorno a me teste di ragazze assetate di sapere. Non mi importava che venissero a conoscenza o meno della verità, almeno della parte che avrei raccontato loro, ma non volevo quella riunione condominiale ai miei piedi, avremmo attirato un'attenzione che non desideravo.

No. Sì. No. Sì. Cosa dire per togliermele da torno?

«Sì.»

«Ma perché? Si è ingelosito di Damien?» Sara si protese ancora più avanti, spostandosi la frangetta come per vedere meglio.

«No, vi prego di non nominarlo nemmeno», abbassai di più la voce.

«Per me sì, è per quello», Milena si stava mettendo un rossetto viola che faceva a cazzotti col suo incarnato, il colore dei capelli e quello degli occhi. Era un'ammucchiata. 

Ma cosa diamine ne poteva sapere lei? E da dove era uscita che era tutta impegnata da quella mattina a mettere le telecamere in giro?

Sorrisi stizzita. «No.»

«Sì, secondo me sì», continuò a rimirarsi allo specchietto.

Adesso mi alzo e l'appiccico al muro.

«Il vostro modo di approcciarvi, è palese che c'è feeling. Enea venerdì l'ha visto e si è arrabbiato», spiegò Milena la criminologa.

«Ma che ne sai?»

«Si vede», con naturalezza ostentata a indicare che l'unica stupida fossi io.

«Ma proprio no! Non c'è nessun modo di approcciarci! Parla più con voi che con me!»

«Seeee», Sara ridacchiò con qualcun'altra.

«Siamo noi che andiamo da lui. Con te è diverso, ti cerca», Clara mi diede un buffetto sulla gamba.

«Intanto, non è vero. Poi se scambia due parole è perché mi vede così imbarazzata che, poveraccio, cerca di mettermi a mio agio per riuscire a cantare due canzoni decentemente. Infine, Enea parte per due mesi e mezzo in missione con la nave, io ne sono venuta a conoscenza da amici e non da lui, e dopo l'ennesima litigata ci siamo lasciati.»

«Va bene, almeno puoi lasciarti andare con Damien senza tante paranoie», concluse Sara.

«Ragazze, siete pronte?»

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