Capitolo 16

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Quando arriviamo a casa di Brittany sono le sette di sera. Abbiamo trascorso il resto del pomeriggio al lago ad aspettare che Mark si asciugasse prima di salire in auto, nel ritorno ci siamo fermati da Jerry a bere qualcosa.

"Quella è la casa di Brian" mi ha detto Mark durante il tragitto e con il braccio teso mi ha indicato una casa gigantesca. Giardino, vialetto che conduce alle scale che portano alla veranda, un altro vialetto più grande di fronte a due portelloni automatici del garage. E' tutta mattoni faccia a vista, bellissima. Deduco che i suoi genitori abbiano parecchi soldi, d'altronde suo padre gli ha regalato un'auto che si può definire d'epoca. Mi viene in mente solo ora che non so molto di lui, fino a pochi istanti fa non sapevo neanche dove abitasse e scopro così che ci dividono solamente tre isolati.

La Porsche non c'era, tutte le luci erano spente. Sarà in giro. Dove non lo so, perché qui non ci sono molte attrattive interessanti ma lui non è del posto quindi credo che sia andato...come dire: in esplorazione. Non sono mai stata a Miami ma da quello che ho visto in tv, sui giornali, e nei video musicali, deduco che qui in confronto sia tutto molto noioso e triste.

Ci salutiamo davanti casa di Brittany, ognuno va per la sua strada io invece entro e vado in camera sua a mettere in fretta i pantaloni della tuta e la maglietta che avevo addosso stamattina.

"Allora Roy, che dire, buon viaggio e buon inserimento. Non riesco a credere che sarai una matricola. Qui eri temutissimo!" gli dico abbracciandolo sulla veranda.

"Piccola J, mi mancherai"

Brittany ci raggiunge e lo abbraccia all'altezza dello stomaco "Sicura che non vuoi restare?" mi chiede per la miliardesima volta da quando abbiamo avuto quella specie di discussione al lago

"Brit, no, ti prego, è la vostra ultima sera, siete stati fin troppo gentili a portarmi con voi oggi e guarda

che caos sono riuscita a combinare, quindi" faccio un inchino "grazie ma vi lascio, tanto noi fra qualche ora ci rivediamo" le faccio l'occhiolino e abbraccio di nuovo Roy, li saluto con la mano avviandomi verso casa.

Quando sono sul marciapiede mi viene un groppo in gola, la luce della cucina è accesa. Immagino la nonna preparare la cena, leggera, perché di domenica è una tacita regola. Faccio un bel respiro e cammino fino alla veranda.

Credo di essere fuori dalla porta da dieci minuti senza la capacità di riuscire a girare il pomello, quando improvvisamente si apre "Pensi di startene li ancora per molto?" mi chiede la nonna con un luccichio negli occhi

"Mi avevi vista?" le chiedo stupita

"Jewel è da quando sei uscita oggi che guardo fuori della finestra. Quindi si, ti ho vista ma dieci minuti fuori dalla porta mi sono sembrati sufficienti per lasciarti ingoiare il rospo. Sono stata brava?"

"Si, sei stata brava"

"Il tuo cellulare avrà squillato almeno cento volte oggi, per favore, la prossima volta che non lo porti con te, abbi la decenza di togliere la suoneria"

Ops!

"Si hai ragione scusa, vado a vedere chi mi ha cercata"

"Credo di sapere chi ti ha cercata" mi guarda con la coda dell'occhio mentre scola l'insalata.

"Chi?"

Ti prego Mio Dio fa che non sia Marna.

"Marna!"

Bingo!

Metto in scena tutte le smorfie possibili del mio repertorio quando entra mio padre "Ciao" ha l'aria da cane bastonato.

L'ultimo Addio (Michela Compri)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora