Capitolo 17

167 8 0
                                    

Sono le sei e quaranta e non se n'è andato! Lo spio incessantemente dalla finestra. Brittany è in ritardo come al solito e non c'è nessuno che possa farmi da esca. Un'idea mi balza nel cervello: telefono a papà sul cellulare, sta già lavorando. Questa crisi è stata una manna dal cielo. Penso alle povere persone che sono senza lavoro e sono dispiaciuta per loro ma per noi è stata una specie di salvezza. Pochissimi possono permettersi un'auto nuova e il lavoro è aumentato di quasi il triplo. Papà, Gus e Max fanno orari assurdi. 

Porto il cellulare all'orecchio e papà risponde al primo squillo "Che c'è J?" mi chiede preoccupato 

"Quando arriva Brit puoi uscire?" 

"Perché?" 

"Puoi o no?" chiedo isterica 

"J sei impazzita?" 

Gus urla "Certo che è pazza!" 

Vedrai che adesso il piccolo piano andrà in frantumi. 

Sospiro alzando gli occhi al cielo "Ma devo spiegarti sempre tutto papà? Non hai visto Brian?" 

"Si, gli ho offerto il caffè stamattina mentre dormivi" 

"Papà, non devi allearti al nemico!!!" lo sgrido 

"Ma ieri mi hai detto di farlo" 

"Beh da oggi no" 

"Cristo Santo figlia, mi stai facendo andar fuori di testa, non c'è tua nonna?" mi guardo intorno e la vedo seduta a tavola che se la ride, le faccio una smorfia come a dire "Non capisce proprio niente" 

"Si è qui" mi blocco quando vedo Brittany parcheggiare, scende dall'auto e va a parlare con Brian. La nonna deve aver capito che mi sto agitando perché si avvicina per guardare la scena. Stanno parlando fitto quei due e io vorrei essere una mosca per andare a sentire. Mando il mio braccio destro a controllare con un cenno della testa. 

Lei capisce tutto! Al volo tra l'altro! 

Quando sono fuori ho tutti gli occhi puntati addosso: mi sembra di essere una condannata a morte. 

"Andiamo" dico a Brittany guardando per terra, sono quasi davanti alla sua auto 

"Posso parlarti Jewel?" mi chiede un depresso Brian. Se lui è depresso io cosa dovrei essere? Mi vengono in mente i sinonimi di triste per definire il mio stato d'animo: addolorato, afflitto, amareggiato, avvilito, costernato, cupo deluso, demoralizzato, solo per citarne alcuni, che in ogni caso non chiariscono ancora bene il concetto: che rasento la merda ci si avvicina giusto un po'! 

"No" guardo la mia amica "E' tardi, andiamo" 

La vedo spalancare gli occhi, salgo in macchina senza aspettarla e mi allaccio la cintura, sono ancora tutti lì quando pianto la mano sul clacson per richiamarla, fanno un balzo sul posto e lei finalmente mi raggiunge. 

"Aria di tempesta?" 

"Di tornado" rispondo 

"Per la cronaca, sta di merda" 

"Per la cronaca, pure io" 

"Si vede" 

"Si vede di più su di me o su di lui?" 

Mi guarda divertita "E' una gara?" 

"No, è una domanda" 

Ci riflette forse un secondo "Lui" 

"Cosaaa?" 

"Gli uomini non sanno nascondere il dolore come noi" 

"Ma quale dolore? Senti" sbuffo "è meglio se oggi non parlo perché potrei davvero dire cose senza senso" 

L'ultimo Addio (Michela Compri)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora