Capitolo 38

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Se non fosse per Jared che mi stringe il ginocchio per avvertirmi che siamo arrivati all'aeroporto O' Haire di Chigaco, non me ne sarei mai accorta. Ho fatto tutto il viaggio cercando disperatamente di chiamare Brian, sono quasi le cinque del mattino, il suo telefono è acceso ma non mi risponde.

"Merda!" scendo di corsa dall'auto e mi precipito al banco informazioni "Cazzo!" pesto un piede a terra. E' chiusa!

"Allora?" Jared mi ha raggiunta

"E' chiuso, dovrò aspettare almeno un'ora"

"Sto qui con te"

"Vai a casa, sei distrutto"

"Ti ho detto che aspetto"

Ci raggiungono anche le altre.

"Uffa, J, guarda è chiuso!" Jane è talmente svampita alle volte che vorrei prenderla a sberle per darle una svegliata!

"Jewel, ti ho scritto l'indirizzo di Gavin e quello dell'officina" Elizabeth mi segna con un dito gli indirizzi scritti su un post-it rosa che avrà sicuramente trovato nella Gran Torino "c'è anche quello del bar dove lavora Gavin"

Prendo in mano il biglietto e le sorrido "Grazie, scusami per prima"

"Non preoccuparti tesoro" ci spostiamo verso la sala d'aspetto e ci mettiamo a sedere, impazienti perché apra il banco informazioni.

Siamo tutti in silenzio, stanchi dal matrimonio e in ansia per quello che succederà. Non posso credere che Brian non mi abbia detto nulla. Non è sua figlia. Perché non me l'ha detto? E poi sono io quella che non vuole stare con lui! In un certo senso era così, ma solo perché pensavo che fosse la cosa migliore, c'è un figlio di mezzo Cristo Santo! Ma ora non c'è più, e lui me l'ha tenuto nascosto. Perché?

Non ho idea di cosa succederà quando saremo faccia a faccia. Ora come ora vorrei dirgli che è uno stronzo, ma so per certo che ci dev'essere qualcosa sotto, altrimenti non avrebbe esitato un momento ad avvertirmi, anzi no, sono certa che sarebbe tornato subito a casa, da me.

"C'era prima la mia amica!!!" le urla di Brittany mi distraggono dai miei pensieri. Sta litigando con due signore davanti all'ufficio informazioni "Siamo qui dalle cinque, se permette abbiamo la precedenza!"

"Ma come ti permetti ragazzina?"

"Ehi matusa se provi solo ad avvicinarti al banco ti sbrano!" ha il viso a due centimetri dalla povera signora bionda "Jewel, amore, vieni qui, ti ho tenuto il posto!" mi chiama gentilmente e mi fa cenno con la mano di raggiungerla, la hostess al di la del vetro ci guarda terrorizzata

"Buongiorno" le dico sorridendo, sto mettendo la borsa a tracolla

"S-salve"

Sbatto una mano sul bancone "Ecco, Brit, l'hai spaventata!"

"Ti ho spaventata?" le chiede girandosi una ciocca di capelli con l'indice come fosse un'innocente bambina

"No signorina, no, no"

Sbuffo perché alle volte la mia amica non la sopporto. Ammetto che se non fosse per lei ci sarebbero state occasioni in cui mi sarei trovata nei pasticci, ma quando è così insolente mi fa urtare i nervi.

"Un biglietto per Miami" dico alla gentile hostess estraendo dalla borsa il portafogli e il passaporto

"Andata e ritorno?"

"No sola andata"

"Prima classe o economica?"

"Prima classe" esclama la nonna, mi ha raggiunta

"Nonna!!!"

"Il primo volo è alle 07.40'"

"Perfetto" la nonna mette una mano sul mio portafogli, ed estrae il suo dalla pochette "Faccio io" le sorrido amorevolmente.

"Chiamaci quando arrivi d'accordo?" Jared mi sta salutando al check-in, per fortuna ho solo un bagaglio a mano, ho infilato la borsa nel trolley durante l'attesa, tengo il mano il biglietto e lo abbraccio "Ok"

"Sta attenta"

"D'accordo, non preoccupati Jared tra un paio di giorni sarò a casa"

"Non fare cazzate"

Lo guardo con un sopracciglio alzato "Certo!" esclamo indispettita, cosa pensa che andrò a fare? Ho solo intenzione di dare una bella strigliata a Mr. Incomprensibile, e tornare.

"Devo andare, ci sentiamo tra qualche ora"

Le mie amiche mi sorridono, Elizabeth si avvicina con la carrozzella "Salutami il mio bambino"

"Va bene" mi piego per darle un bacio sulla guancia, saluto la nonna e mi avvicino al metal detector.

"Le scarpe" la scorbutica poliziotta di origini ispaniche mi ordina di toglierle, non c'ho pensato quando mi sono preparata alla svelta qualche ora fa, indosso i calzini leopardati bianchi e neri! Mi vergogno da morire, tiro un lungo sospiro, lei ride.

Che cazzo ride? Vorrei proprio vedere i suoi! Da com'è lei, immagino che avranno il buco sul pollice!

Passo il check-in senza problemi, mi metto le scarpe e recupero il trolley. Nella sala d'attesa di prima classe (che è una figata tra l'altro) bevo un caffè e mangio una brioche, tengo il cellulare in mano. Brian non mi ha cercata, forse sta ancora dormendo.

Dopo un tempo infinito, chiamano il mio volo e finalmente sono in aereo. Mi siedo sulla poltrona di pelle, ho già sistemato il trolley e la borsa nel portabagagli. L'hostess mi chiede se gradisco qualcosa da bere, scrollo la testa perché al momento sono apposto così e chiudo gli occhi, dopo aver abbassato la poltrona. Mi sembra di stare su un letto ad una piazza da quanto è grande. Mi addormento come un sasso.

Un leggero buffetto sul braccio mi sveglia, apro gli occhi a fatica "Buongiorno" sorride la bella hostess "Dovrebbe allacciarsi le cinture, siamo pronti all'atterraggio"

"Grazie" le rispondo, premo il pulsante per raddrizzare il sedile-poltrona (che ho deciso di comperarmi come letto per casa) e allaccio la cintura, noto che un bicchiere di succo d'arancia è li ad attendermi, sorrido felice e ne trangugio un lungo sorso. Avrei bisogno di lavarmi i denti.

L'ultimo Addio (Michela Compri)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora