Capitolo 8

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Sono seduta sui gradini dietro la scuola piangendo con la testa incassata in mezzo alle ginocchia. Non

posso credere che Beth mi abbia fatto questo. La mia vita è complicata senza che ci si metta anche lei.

Mi odia, questo lo so. E' innamorata di Matt da tutta la vita e lui l'anno scorso ha scelto di stare con me, che poi se non lo faceva era anche meglio. Non me l'ha mai perdonata. In realtà non ho ancora capito perché se la sia presa. Ci conosciamo da sempre ma non siamo mai state amiche con la A maiuscola, anche se al di fuori degli orari scolastici ci vediamo spesso.

Per forza! I locali sono quattro in croce il che ci costringe a frequentare tutti gli stessi posti. Sapevo che le piaceva Matt ma lui mi aveva confidato che non gli interessava perché è alta come un watusso. Se ci ripenso ora, mi viene da piangere.

Com'è possibile respingere una persona solo per la statura? E' un'idiota.

Mentre elaboro questi pensieri vedo le mie amiche avvicinarsi a passo di marcia. Quando mi raggiungono Jane prende poso sul gradino più basso e appoggia un gomito in fianco alle mie scarpe, Brittany invece siede alla mia sinistra appoggiando la schiena alla ringhiera per guardarmi.

Si allunga quel tanto che le basta per asciugarmi una lacrima con un fazzoletto di carta, poi sistema gli occhiali sul naso "Non starla a sentire" mormora infilando il fazzoletto bagnato nella borsa.

Sbuffo.

"Jewel siamo serie per una volta e affrontiamo la realtà. Prima o poi Brian verrà a sapere tutto, se non sarai tu a dirglielo, lo farà qualcun altro. Il paese è piccolo e la gente mormora."

"Da quando sei diventata cosi riflessiva?" le chiedo passandomi le mani sui jeans.

"Ehi, io sono riflessiva!"

Rimango impassibile.

Generalmente ad una frase del genere risponderei ridendo a crepapelle ma ora sono talmente umiliata, arrabbiata, ferita, mortificata (e l'elenco potrebbe andare avanti in eterno) che non riesco a reagire.

Jane mi strofina una mano sul polpaccio in segno di conforto e insieme ci mettiamo a guardare delle ragazzine del primo anno, tirate a lucido, che fanno le smorfiose con i ragazzi più grandi. "Eravamo così anche noi?" chiede Jane continuando a massaggiarmi. Brittany abbassa gli occhiali da sole sul naso per osservare meglio.

"Non cambia un cazzo" vorrei dirle ma preferisco sottrarmi ad una inevitabile discussione senza fine.

"Non eravamo delle mini Kardashian, ma si, a modo nostro eravamo così" dice "Nostra Signora del So Tutto", poi cala il silenzio.

La campanella ci avvisa che è ora di rientrare. Ci prendiamo a braccetto e c'incamminiamo verso l'entrata principale per la lezione di letteratura inglese. Entro in aula camminando a testa bassa riuscendo a percepire lo sguardo di Beth su di me. Decido di andare direttamente a sedermi, altrimenti potrei cambiare rotta e andare a strapparle quei suoi capelli biondi (tinti!).

"Spostati, è la mia sedia" mi dice Brittany avvicinandosi. Le sorrido e mi siedo su quella di mezzo.

Rimango concentrata sulla lezione per prepararmi al saggio che presenteremo la prossima settimana. Il mio deve essere il migliore. Su questo non ci piove.

Un aeroplano di carta mi colpisce in testa mentre sono chinata sul banco a scrivere appunti. Non capisco da dove sia arrivato!

Mi guardo intorno affrettandomi a nasconderlo sotto il bloc-notes. Brian mi fa un cenno e capisco che è suo. Lo apro.

"Vuoi parlarne?"

Queste due parole sono scritte con una calligrafia bella e chiara. Capisco che si sta riferendo a ciò che è accaduto in mensa ma per il momento preferisco evitare. Muovo la testa a destra e sinistra sorridendo. Annuisce con il capo. Piego il foglio in quattro, lo metto nel libro di Re Lear e ricomincio a seguire la lezione.

L'ultimo Addio (Michela Compri)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora