26 dicembre, mercoledìalba 7.37 - tramonto 16.45telefono amico

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Mentre la casa esplodeva di invitati e di Natale, verso le due di notte, mi sono

chiusa in bagno con Annalisa.

A parlare di Mio Marito.

Poi mi sono chiusa con Giada nella camera di Ato.

A parlare di Mio Marito.

Si è aggiunta Annalena, si è aggiunto Nolan.

A parlare di Mio Marito.

E, una volta andati via tutti, invece di commentare la festa, alle cinque del

mattino, che cosa ho fatto con Gianpietro?

Ho parlato di Mio Marito.

Non faccio altro da un anno.

Perché è davvero perverso l'amore.

Quando c'è, parli con una sola persona di tutte le altre.

Quando entra in crisi, parli con tutte le altre di una sola persona.

L'unica con cui, a parlare, non riesci più.

E giorno dopo giorno ecco che non è più davvero una persona, quella persona:

a forza di parlare di lei anziché viverla, diventa un puntino. Un ologramma.

Qualcosa di indistinto, di ingannevole, di fatuo.

Annalisa e Giada sono le mie amiche più strette: penso, mentre sistemo la

cucina, trasfigurata dopo l'invasione di ieri, e passo lo straccio.

Annalena scrive, alta e leggera come nessuno, per la rivista su cui tenevo la

Mia Rubrica. È come se fossimo state compagne di scuola per otto anni, e

idealmente siamo ancora lì, a dividere lo stesso banco e a scambiarci, mentre

nessuno ci guarda, gli appunti per le interrogazioni a cui sempre lei, quella

stronza della Professoressa Realtà, ci chiama. Ovviamente e purtroppo, da un

anno e mezzo, quegli appunti riguardano tutti il mio matrimonio.

Nolan, invece, è il nostro testimone di nozze.

Insomma, anche per loro Mio Marito, al momento, è un puntino, un

ologramma.

Troppo caro, da sempre, e troppo distante, adesso, perché sia davvero lui,

quello a cui ci riferiamo, mentre diciamo "lui".

Perfino la dottoressa T. mi è utile proprio perché mi conosce bene, certo: ma,

per lo stesso motivo, non rischia di essere viziata dalla confidenza che ha con il

mio inconscio, quando esprime un parere sul mio matrimonio?

Forse, chissà, mi farebbe bene raccontare tutto, da capo, a qualcuno che non

conosco.

Che non conosce Mio Marito.

Capire che cosa si vede a guardarla da fuori, la nostra storia.

E allora oggi potrei investirli così, i miei dieci minuti.

Ma sì.

Mollo lo strofinaccio, accendo il computer e digito su Google: TELEFONO AMICO.

Esisterà ancora qualcosa del genere, nonostante le chat, nonostante facebook,

nonostante meetic, nonostante le infinite, immediate possibilità, per chi ha un

per dieci minutiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora