5 dicembre, mercoledìalba 7.22 - tramonto 16.39il violino

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Con quella solita fatica ad alzarmi dal letto e queste insolite unghie fucsia, mi

preparo il caffè, lavoro al romanzo, vado per la prima volta nella mia nuova

palestra.

Faccio mezz'ora di tapis roulant, un quarto d'ora di cyclette, venti minuti di

addominali.

A parte un signore che lavora con un personal trainer per combattere la

sciatica non c'è nessuno, tre dei sei televisori sono sintonizzati su La prova del

cuoco, due su un canale di televendite, uno su Rai Sport: nessuna mia terribile

sosia all'orizzonte, la Royal Club per il momento non mi tradisce.

Torno a casa, lavoro ancora al romanzo, sbocconcello una Girella e uno

yogurt, come sempre da quando non ho più Mio Marito da imitare, per pranzare

e cenare da persona normale - cosa che in verità non mi è mai riuscita un

granché bene.

Poi citofona Rodrigo: eccolo qui, bello e complicato, come sempre.

C'è qualcosa dentro di me/ è sbagliato/ ma ci rende simili è il verso di una

canzone del gruppo dove suona, gli Afterhours. E dice tutto, per quanto ci

riguarda.

"Mio."

"Mia."

Ci conosciamo da un paio d'anni, da quando ha composto la colonna sonora per

il booktrailer di un mio romanzo, però è come se la nostra amicizia avesse radici

lontanissime.

È nato a San Paolo, in Brasile, vive un po' qui, un po' lì, per il momento a

Milano, e quando passa da Roma si appoggia sul nostro divano letto.

Mio: mio divano letto.

Ancora non riesco a pensarmi al singolare, tanto più se si tratta di me in

relazione a questa casa. Così, nei primi mesi per necessità, forse adesso per

pigrizia, questa casa si sta trasformando in un'arca di Noè, un posto dove

difendersi da quel diluvio universale che è la solitudine e sbracare tutti insieme,

fra animali di specie diverse - soli per scelta, soli per vocazione, soli perché

capita, soli perché abbandonati.

Mio Marito e io, a Vicarello, abbiamo vissuto sempre con la porta aperta al

possibile: ma quando si richiudeva c'era lui con me. Adesso, quando la porta si

richiude, a volte mi sento ancora più sola e più vuota di prima che la aprissi per

fare entrare qualcuno.

Certo, sto scoprendo che le persone smarrite hanno un istinto eccezionale per

trovarsi fra di loro, facendo lo slalom attraverso le famiglie felici, le coppie che

funzionano, quelle che non funzionano più ma comunque vanno avanti, le loro

dolci abitudini del weekend.

Però quel vuoto, mentre fra persone smarrite ci teniamo strette, non è detto

per dieci minutiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora