16 dicembre, domenicaal mercatino dell'usato

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"Tesoro, brava: mi pare un'idea meravigliosa!" trilla Gianpietro.

"Davvero?"

"Ma certo! Sinceramente, quella tua fissazione che ci avrebbe obbligati tutti a

fare finta che la vigilia non fosse la vigilia, mi angosciava."

"Sai bene quanto angoscia me, questa vigilia. Diciotto anni, ti rendi conto,

Gianpi? Era da diciotto anni che Mio Marito e io lo evitavamo insieme e

dall'altro capo del mondo, il Natale."

"Ok. E da diciannove anni mio padre non vuole parlare con me e io da quando

mia madre non c'è più lo passo da solo, il Natale. L'anno scorso l'ho passato in

una sauna, figurati. Per non parlare di Ato che chissà, povera stella, quanto

penserà alla sua famiglia laggiù in Etiopia, in questi giorni."

"In Eritrea."

"In Eritrea, va bene. Comunque, tesoro: vogliamo lagnarci tutti insieme delle

nostre disgrazie o vogliamo passare una bella serata?"

"Vogliamo passare una bella serata?"

"Esatto. E hai fatto benissimo a invitare i tuoi genitori e tuo fratello a Roma.

Vedrai, preparerò una cena che si ricorderanno... Fammi fare mente locale e

poi ti chiamo per dirti quanto pesce devi ordinare, d'accordo?"

"Gianpi, ma manca più di una settimana!"

"Tesoro, scherzi? C'è l'assalto alle pescherie, in questi giorni! Va bene che te

andavi in giro a fare la punkabbestia con la Tua Marita, ma le regole base, per

un Natale come si deve, dovresti conoscerle... Che cosa vuoi cucinare ai tuoi,

per la vigilia? Le pancake? Su, forza, non fare storie. Ora ragiono su quello che

serve e poi ti richiamo. Che ne so... Sarebbe bello cominciare con una paella:

che dici? Così faremmo anche un omaggio alla nostra vacanza a Formentera,

giusto?"

"Giusto."

"Non farmi quel tono, per favore. Animo! Felicità! È Natale, è nato Gesù, nella

povera grotta laggiù. Viva!"

"E questa?"

"È una poesia che avevo imparato in terza elementare. Vedessi com'ero

carina..."

"Immagino."

"Senti, oggi come li passi i tuoi dieci minuti?"

"Vado al mercatino dell'usato."

"Alla mercatina?"

"Sì. Poi ti racconto. Ciao."

"Ciao tesoro. Passami Ato, per cortesia. Voglio che la sera della vigilia mi

faccia da assistente."

Lo chiamo: "Ato, vieni! C'è la zia Piera al telefono che ti vuole parlare".

Ato si precipita, come sempre quando si tratta di Gianpietro.

Li lascio chiacchierare ed esco.

Uno degli infiniti motivi per cui quando mi chiedono in che quartiere di Roma

per dieci minutiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora