25 dicembre, martedìnatale con chi vuoi

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Ato, Gianpietro e io abbiamo pranzato con gli avanzi di ieri.

Dalle due del pomeriggio, poi, è cominciata ad arrivare gente. Alle quattro di

notte ancora suonava il citofono.

È durato sedici ore, questo Natale.

Ma per dieci minuti, verso le otto di sera, sono stata in un angolo del salotto,

sprofondata in una poltrona, a osservarli: tutti.

Quelli che tre giorni fa hanno ricevuto il mio messaggio, IL 25 DICEMBRE, DA

DOPO PRANZO A QUANDO TI PARE, TI ASPETTO A CASA MIA. FACCIAMO NATALE INSIEME, DAI. E

che oggi sono qui. Ce l'hanno fatta. Anche se hanno dovuto prendere un treno in

giornata da Milano, come Rodrigo. Un aereo da Bruxelles, come Carlo, il mio ex

coinquilino. Da Torino, come Alessandra, l'altra mia ex coinquilina, l'amazzone.

Ce l'hanno fatta. Compagni delle medie, del liceo, protagonisti della Mia

Rubrica, editor, gente incontrata per caso, gente incontrata per sempre, perfino

il Cinese e la moglie. Ce l'hanno fatta. Hanno portato panettoni, pandori,

torroni, hanno portato bottiglie di vino, salami, regali per Ato. Li guardo

mangiare, bere, chiacchierare, lamentarsi, dividersi una sedia, perché lo spazio

è quello che è, li guardo guardare la televisione, stendersi per terra a pancia

sotto, perché a pranzo hanno esagerato, li guardo addormentarsi sul bracciolo

del divano, accendersi una sigaretta.

Nessuno di loro è Mio Marito.

Ma sono tutti qui. A fare Natale. Con me.

E sono ottantanove.

Sono tanti.

Tantissimi, sono.

E?

Da quando la mia vita è vuota non mi ero mai accorta che fosse così piena.

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