27 dicembre, giovedìalba 7.37 - tramonto 16.46gli arcani maggiori

19 0 0
                                    

Il mio rapporto con la magia e con l'esoterismo è sempre stato controverso.

Non dubito che esista qualcosa di più grande di noi, che tutto prescinde e

prevede. Anzi. Ne sono certa.

Proprio per questo, però, credo che quel qualcosa non vada disturbato,

interpellato, credo che vada lasciato lì dov'è.

Sperando sia clemente e ci ripaghi con lo stesso rispetto.

Da quando la madre, vent'anni fa, ha abbandonato lui e il padre per una

cartomante, poi, Mio Marito ha sviluppato un'allergia per chiunque prospetti la

possibilità di un dialogo con il soprannaturale.

E ha contagiato anche me.

Fatto sta che Gianpietro, per Natale, non a caso mi ha regalato un mazzo di

tarocchi.

Scappa anche tu da lui: con una cartomante o con chi ti pare (io tifo per

Javier Bardem...), ma scappa, ha scritto sul bigliettino d'auguri.

Ha scelto dei tarocchi speciali, Gianpietro: li ha disegnati a mano, nel 1986, un

artista austriaco. Ecletic Tarot, si chiamano.

Non ho ancora avuto modo di guardare per bene il mazzo, ma stamattina Ato

e Gianpietro non accennano a svegliarsi, la casa si culla in una specie di pace e

io ho dieci minuti per imparare qualcosa di nuovo.

Così apro il mazzo, studio le carte.

Sono settantotto. Divise, scopro studiando il libretto delle istruzioni, in Arcani

maggiori e Arcani minori. Gli Arcani maggiori sono ventidue e "si possono

considerare come tappe lungo il cammino della vita e della conoscenza di noi

stessi". Gli Arcani minori sono cinquantasei, suddivisi in quattro semi come

normali carte da gioco.

Devo scegliere da quali Arcani cominciare e non ho dubbi: i disegni sugli

Arcani maggiori sono talmente vividi, talmente affascinanti... Il Mago, la

Papessa. L'Imperatrice, l'Imperatore. Le Stelle, la Luna, il Sole. La Ruota della

Fortuna, l'Appeso. Un universo di simboli, promesse e ammonizioni si srotola,

come una tovaglia colorata, sul tavolo della cucina e nella mia testa.

Prendo una carta per volta, leggo la spiegazione sul libretto, la riassumo con

parole mie e la trascrivo su un quaderno.

Ho appena finito quando Ato, finalmente, sbuca dalla porta della cucina: "Sei

diventata maga, Chia'?" mi chiede. Serio: come se per lui io potessi davvero

diventare qualsiasi cosa, basta che ci provi.

Sorrido: "Chissà. Fammi una domanda, pesca una carta e vediamo". Gli

allungo il mazzo.

Ato rimane fermo. Si dondola sulle gambe lunghe. Ha paura?

"C'ho paura," ammette.

"Ma è solo un gioco," gli spiego. "Non ho avuto mica il tempo per imparare a

per dieci minutiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora