24 dicembre, lunedìalba 7.36 - tramonto 16.44come babbo natale

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Ato e io andiamo alla stazione, per accompagnare Rodrigo che parte e per

accogliere Gianpietro che arriva.

Perché.

Domani.

È.

Natale.

Anche se, per diciotto dei miei trentacinque 24 dicembre, ero da qualche

parte, nel mondo, con Mio Marito, e invece oggi non c'è un paese strano attorno

a me, non c'è Mio Marito vicino.

Anche se, per trentaquattro dei miei trentacinque 24 dicembre, sul mio

passaporto, da qualche parte, nel mondo, c'era l'indirizzo di Vicarello a farmi da

domicilio.

Anche se, per otto dei miei trentacinque 24 dicembre, cercavo ispirazione per

la Mia Rubrica, da qualche parte, nel mondo: be'.

Oggi è comunque il 24 dicembre. Ma, soprattutto.

Domani.

È.

Natale.

Eccolo che ci viene incontro lungo il binario, finalmente, con le anche che

ondeggiano, le braccia spalancate, una sciarpa di velluto viola e gialla attorno al

collo.

"Sei splendida," mi dice.

"Sei splendida," gli dico.

Da quando conosco Ato, non l'ho mai visto così allegro. Ride, guardando

finalmente in faccia la zia Piera, ride mentre parla, ride mentre ascolta.

Gianpietro è un vero bipolare: il suo umore schizza da picchi esagerati e

contagiosi di entusiasmo a baratri sconfinati di malinconia.

Nei primi tempi in cui vivevamo insieme, quando tornavo a casa potevo

trovarlo a provare la coreografia di un balletto visto in televisione, o

stramazzato sul divano, con gli occhi appesi al soffitto.

Piuttosto che annoiarsi, preferisce sprofondare in qualche abisso e farsi del

male, insomma.

Io non sono molto diversa da lui e la nostra convivenza è stata esaltante, ma

molto faticosa. Se, fatalmente, un suo picco positivo coincideva con un mio picco

positivo, era festa, dentro e dappertutto. Se però a coincidere erano i picchi

negativi, potevamo arrivare a non lavarci per giorni e a contemplare il soffitto

insieme, facendo a gara a chi trovava, lassù, l'indizio più estremo dell'inutilità

del nostro stare al mondo.

La nostra amicizia, non a caso, si è radicata da quando Gianpietro è andato a

lavorare a Palermo: a distanza di sicurezza riusciamo a darci il meglio, perfino

se ognuno dei due è alle prese con il proprio peggio.

Per fortuna, comunque, nelle ultime settimane l'ho sempre sentito vivo,

partecipe, favoloso.

E oggi, dal treno, è scesa la sua versione più luccicante.

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