"...e io, dottoressa, ho risposto che sì. Me la sentivo."
"Impegnativo."
"Le sembrerà assurdo, ma prima di rispondere ho guardato l'orologio.
Pisacane mi stava parlando di Ato da esattamente dieci minuti, quando mi ha
espresso con chiarezza la possibilità di prenderlo in affido, o giù di lì. Né un
minuto in più, né uno in meno. E allora ho realizzato. Sì: i miei dieci minuti, oggi,
devono essere questi. Sono questi."
"Impegnativo, ripeto."
"Crede?" Perché dallo sguardo che fa la dottoressa T. mentre dice
"impegnativo", mi pare voglia dire altro. Mi pare voglia dire bello. Mi pare
voglia dire giusto. "Io lo avverto, certo, l'impegno della responsabilità che voglio
assumermi. Ma..."
"Ma?"
"Ma credo ci siano persone che non dobbiamo sforzarci di accogliere: sono
già entrate nella nostra vita mentre non ce ne rendevamo conto. Mentre a
chissà cos'altro stavamo pensando."
"Vero."
"Ato è già nella mia vita. Si tratterà solo di passare con lui sette giorni alla
settimana anziché tre e mezzo."
"Vero."
"...allo stesso modo, ci sono persone che non dobbiamo sforzarci di
allontanare dalla nostra vita. Di fatto sono già fuori. Anche loro, sono uscite
mentre non ce ne rendevamo conto."
"Si riferisce a suo marito."
"Sì. Quando mi ha fatto quella proposta, se possiamo definirla così, a
Capodanno, ho sentito come una mano afferrarmi qui, alla gola, e stringermi
forte. Fortissimo."
"..."
"Ho pianto. Non riuscivo a smettere. Un pianto diverso da tutti, è stato. Più
che un pianto sembrava un attacco d'asma. Qualcosa di primitivo, di bestiale.
Ma, non so come spiegarlo... Non piangevo per il dispiacere di quella proposta
assurda. Piangevo perché la donna di cui lui parlava, mentre si riferiva a me,
non mi somiglia più. E piangevo perché lui, mentre parlava, non somigliava più
all'uomo di cui sono stata innamorata. Di cui sarò sempre innamorata. Con cui
formerò sempre un solo Primario. Dottoressa..."
"Sì?"
"Cambiare è mortale."
"Chiara?"
"Sì?"
"Cambiare è vitale."
"..."
"..."
"Sa, ripensavo a Egoland."
"Certo: Egoland. Il titolo del suo racconto."
"Sì. Egoland. La città dove ogni palazzo ha un colore solo. La e è maiuscola, in
Egoland."
"Naturalmente. È un nome proprio di città."
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per dieci minuti
Casuale© Giangiacomo Feltrinelli Editore Milano Prima edizione nella collana “I Narratori” novembre 2013 ISBN edizione cartacea: 9788807030710 A Yab, per tutti i minuti del suo futuro In ogni essere umano esistono facoltà latenti attraverso le quali egli p...