8 dicembre, sabatoIMMACOLATA CONCEZIONEdi spalle, camminando

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E oggi come li ammazzo i miei dieci minuti?

Mi sveglio con questo pensiero, stamattina.

Ancora prima di controllare se nella notte Mio Marito mi ha mandato venti

sms, ancora prima di angosciarmi per il nuovo romanzo che forse procede ma

forse no, ancora prima di telefonare ai miei genitori e chiedere che cosa

succede a Vicarello, che cosa dice la signora dell'edicola, che novità ci sono fra il

barista e la sua fidanzata umorale: come li ammazzo i miei dieci minuti?

Penso.

E un po' sorrido.

Un po' mi spavento.

Vicarello, la Mia Rubrica, Mio Marito sono i peluche con cui da più di un anno

mi addormento, stretta, e stretta mi risveglio.

Puzzano e non hanno più il pelo morbido: ma quando prendi l'abitudine a un

peluche è dura rinunciarci.

Metto su il caffè, mi osservo le unghie, lo smalto fucsia comincia a screpolarsi:

è ora di toglierlo.

Magari posso provarne uno verde, penso.

E un po' sorrido.

Un po' mi spavento.

Ato mi raggiunge in cucina, facciamo colazione.

È il giorno dell'Immacolata, ieri gli ho promesso che saremmo andati alle

bancarelle di piazza Navona: da stamattina fino all'Epifania saranno lì a

garantire zucchero filato, statuette per il presepe, palline di vetro colorato,

angeli di marzapane.

A garantire il Natale, insomma.

Che pure se io non ho più Mio Marito, la Mia Rubrica e la Mia Casa di

Vicarello, se ne frega, e anche quest'anno sgomita, sta per arrivare.

Un'ingiustizia bella e buona, da parte sua.

Ma: "In Eritrea, a casa, facevamo sempre un albero bellissimo," mi ha buttato

lì Ato, ieri sera, divorando pancake. Stavolta leggermente bruciacchiati: senza

grumi nell'impasto, però.

"Mio Marito e io, invece, a Natale scappavamo da tutto e da tutti. In

Cambogia, in India, in Cile. Per quasi vent'anni abbiamo girato il mondo,

fuggendo dalle cene di Natale, dai pranzi. Dai presepi e dagli alberi," gli ho

confidato io.

"Perché?" Ato ha sgranato gli occhi enormi. "Il Natale è stupendo!"

È stupendo evitarlo insieme a chi ami: e quella fuga sì, che diventa davvero

Natale. Ho pensato.

E tutti e due siamo andati con la testa, passando dal cuore, lontanissimo.

Poi.

"Chia'?"

"Cosa?"

"Però, pure se al Natale non gli vuoi tanto bene, domani lo facciamo l'albero,

no?"

La pioggia di ieri ha spazzato via tutte le nuvole.

È una giornata fredda e brillante, perfetta.

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