23 dicembre, domenicale voci nei discorsi degli altri

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Mi sveglio e trovo Rodrigo in cucina, ad armeggiare con delle cuffie e con uno

strano coso. È arrivato stanotte, dopo un concerto a Viterbo, gli ho lasciato le

chiavi sotto lo zerbino e ancora non ci eravamo incontrati.

"Già in piedi?"

"Veramente sto per andare a dormire."

"Ah."

"Ma sono pazzo di questo microfono."

Me lo fa vedere: è un microfono direzionale professionale, capace di rilevare

qualsiasi conversazione nel raggio di duecento metri.

"È di un mio amico che fa il fonico, me lo ha prestato fino a stasera. Gli serve

per il tappeto sonoro di un videoclip sperimentale, ma di solito si usa per le

investigazioni private. Capisci? Tu sei in un ristorante e puoi ascoltare tutto

quello che dice la gente agli altri tavoli. Anche se sussurra."

"Rodrigo?"

"Eh."

"Tu adesso riposi, no?"

"Sì."

"Posso usarlo io, il microfono direzionale? Solo per dieci minuti."

Rodrigo va a dormire e io esco, con il microfono in borsa, le cuffie alle

orecchie.

Vado su e giù per il quartiere. L'odioso quartiere.

Con cui però, mio malgrado, suo malgrado, un po' di confidenza la sto

prendendo.

Me ne accorgo solo ora: mentre passo davanti alla pescheria. E la riconosco.

Passo davanti al fioraio. La vichinga, dentro, sta sistemando delle stelle di

Natale sul bancone: riconosco lei, riconosco il bancone. Passo davanti alla Casa

del Ricamo, al Cinese. La riconosco, lo riconosco.

Il desiderio nasce da quello che osserviamo ogni giorno, sibila Hannibal Lecter

a Clarice Starling nel Silenzio degli innocenti, per farle capire che non deve

cercare troppo lontano: l'assassino è il vicino di casa delle vittime.

È così? Se continuerò a osservare questo quartiere, ad avere a che fare con i

suoi fiorai, le sue pescherie, i suoi mercatini della domenica, finirò per

desiderare di abitare qui, o quantomeno accetterò di farlo?

E se lo farò, sarà un fallimento o una conquista? Una conquista, non c'è

dubbio, direbbe la dottoressa T. Ma "soffre ciò che cambia, anche per farsi

migliore". Chi è che lo diceva? Hannibal Lecter? No. Credo Pierpaolo Pasolini.

E a modo suo l'ha detto Ato, ieri, dopo che gli ho tagliato i capelli.

Continuo la mia passeggiata e, per spegnere i pensieri, accendo il microfono.

L'impatto è micidiale: di colpo sono dappertutto. O meglio. Di colpo tutto è

nelle mie orecchie. La canzone di Patty Pravo che la vichinga sta fischiettando,

mentre mette a posto il negozio. Le chiacchiere dei clienti in fila alla pescheria.

Quelle di tutte le persone sedute al bar della piazzetta nel cuore del quartiere,

per dieci minutiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora