Capitolo 5

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Mi allontano dalla sua mano guardandolo arrabbiata, io non gli appartenevo, non appartenevo a nessuno se non a me stessa.

Lui sembra infastidito dal mio gesto ma non mi interessa, non dopo tutto ciò che mi aveva fatto, da quando sono qui ho perso il conto di quante volte lui abbia provato un approccio negato però da me.

"Io non ti appartengo e maledico la sera che mi hai salvata" mormoro abbassando lo sguardo notando il suo scurirsi.

In un solo secondo mi trovo tra lui e il muro, sbatte le mani ai lati della mia testa facendo tremare di paura, mi rendevo conto di aver esagerato e che odiava quando gli rispondevo a tono.

Una delle sue regole era proprio questa, mai osare rispondergli.

"Guardami" ringhia.

Nego continuando a tenere lo sguardo basso, aumentando così la sua rabbia, sbatte con più violenza le mani contro il muro.

"Ti ho detto di guardarmi!"urla contro il mio viso e subito i miei occhi si fanno lucidi.

Alzo lo sguardo puntandolo nel suo pieno d'ira causandomi un sussulto di paura, in tre anni non raramente eravamo stati così vicini.

"Maledici quando ti ho salvata da quel figlio di puttana?" Ringhia e noto le vene del collo gonfiarsi per la rabbia.

Non dico nulla, se prima mi sentivo forte ora sentivo la paura divorarmi viva, ero più che sicura che da un momento all'altro la sua mano mi avrebbe colpito come già è successo in passato.

Sbalzo quando stacca una mano dal muro per appoggiarla sulla gamba scoperta dal vestito, stringe forte in una presa possessiva senza però staccare gli occhi da i miei.

"Bramavi il suo tocco mh?"sibila muovendo la mano verso l'alto.

Presto diverse lacrime mi bagnano il viso e sembra non importargli tanto che la sua mano finisce tra le mie gambe facendomi sussulto per il suo attacco improvviso.

"Bramavi anche il suo alito di merda contro la pelle?" Sibila abbassandosi contro la pelle del collo facendomi rabbrividire.

La sua mano non smette di stringermi forte quasi in una presa dolorosa, resto immobile, incapace di dire o fare qualsiasi cosa in questo momento, la paura mi costringeva sempre a bloccarmi come una statua.

"Bramavi quei segni che ti ha lasciato per due lunghi giorni facendomi desiderare di ucciderlo ancora e ancora?"mi soffia contro la pelle e per un secondo chiudo gli occhi per scacciare le sue parole.

"Mi basterebbero solo due secondi per piegarti e scoparti così forte da farti perdere la voce"

Parole che sembravano lame contro la pelle, mortali e dolorose.

"Mi dispiace" balbetto con le lacrime.

La sua mano smette di stringermi e allontana la testa dal mio collo per guardarmi negli occhi che ora sono ben aperti e attenti, si allontana dal mio corpo tremante passandosi una mano tra i capelli.

"Ti ho detto più volte che non ho pazienza e tu continui, vuoi portarmi a essere un pezzo di merda anche con te?" Domanda accendendosi una sigaretta.

Resto con le spalle al muro incapace di muovermi, mi guarda ancora una volta prima di uscire dalla stanza non prima di aver lasciato una chiave sulla mensola della stanza, prendo grandi respiri cercando di riprendermi.

Con la mano mi asciugo le lacrime e esco dalla stanza a piccoli passi prendendo la chiave, quella era la chiave per aprire la stanza di Nadia.

Con delicatezza apro la porta e rimango sconvolta quando trovo la stanza completamente sotto sopra, lei se ne stava con le spalle al muro e una lampada tra le mani.

Dangerous ObsessionDove le storie prendono vita. Scoprilo ora