Capitolo 20

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Mi brillano gli occhi nel sapere che mi dirà qualcosa del suo passato senza che io gli abbia chiesto nulla, questo voleva dire che si fidava di me e nn potevo che sentirmi contenta,

Aspetto in silenzio che inizi, vedevo quanto gli costasse parlare del suo passato tanto da non guardarmi nemmeno.

"Avevo sedici anni quando Louis disse a me e ad Aaron che mia madre aspettava una femmina e per festeggiare decise di andare al ristorante, mia madre era così contenta di aspettare una femmina dopo due maschi" dice riempiendosi un bicchiere di liquore.

Non dico una parola anche se la voglia di chiedergli chi è Luis è molto forte e decido di farlo continuare.

"Eravamo al ristorante e mentre mia madre parlava con Aaron io parlavo d'affari con Luis, a un certo punto sentimmo degli spari, io e Louis abbiamo tirato fuori subito le nostri pistole e mentre guardavamo i nostri uomini cadere a terra Luis prese la decisione di chiuderci nelle cucine, urlava e imprecava senza sosta mentre io guardavo mia madre piangere e toccarsi il vestre, poi guardai Aaron così piccolo e indifeso, sapevo, dentro di me sapevo che non saremmo mai usciti vivi da lì. Almeno non tutti, loro erano troppi e noi troppo pochi così presi una decisione su due piedi senza nemmeno pensarci" disse guardando fuori dalla finestre.

Dentro di me sapevo che non è tutto e che presto arriverà qualcosa che non saprei immaginare.

"Vidi un uomo di Luis morto davanti la porta cosi colpi mia madre e mio fratello con la pistola facendogli perdere i sensi e poi feci la stessa cosa con Louis, mi sporcai le mani con il sangue di quell'uomo e sporcai anche loro facendo credere che fossero morti, quando ebbi finito uscì dalla cucina con le mani in alto, in segno di arresta"

Rabbrividisco alle sue parole e se non fosse che sul comodino è presente una bottiglia d'acqua mi sarei dovuta alzare e non ero sicura che le gambe mi avrebbero retto.

"Mi colpirono alle gambe facendomi finire ai piedi di quel bastardo, mi prese per i capelli obbligandomi a guardarlo e rise quando sentì uno dei suoi uomini dire che erano morti tutti, prima di perdere i sensi lo senti dire che ci saremmo divertiti, quando aprì gli occhi mi trovai in una cantina e legato a una sedia" prende un gran respiro come se ricordare gli faceva male.

Cerco di far meno rumore possibile mentre non smetto per un secondo di piangere.

"Ogni giorno era la stessa storia, lui entrava e mi torturava fino a farmi perdere i sensi e quando mi risvegliavo era a causa dei colpi di sfrusta che mi davano, lui voleva delle inormazioni e io non parlavo facendolo arrabiare sempre di più, restai in quella sedia pisciandomi e cagandomi addosso per alcuni mesi, per sei mesi non gli avevo mai dato la soddisfazione di sentirmi implorare oppure sentire un lamento da parte mia, poi arrivo la tortura mentale, per un mese porto un ragazzo diverso ogni giorno, ragazzi che mi assomigliavano e io li guardavo mentre venivano uccisi nei peggior dei modi fin quando..." si interrompe al mio medesimo singhiozzo.

Trattenermi sembrava impossibile, non osavo immaginare cosa Damon avesse passato, tutto ciò è orribile da far passare a un ragazzo di sedici anni.

"Un giorno ero troppo stanco e sfinito per aprire gli occhi ma sentivo tutto, e fu' l'urlo di una ragazzo a farmi aprire gli occhi a forza, davanti a me legato esattamente come me c'era un ragazzino che non avrà avuto più di dieci anni, ricordo ancora il suo viso terrorizzato e di come urlava il nome di sua madre e mi guardò e appena vide le mie condizione pianse così forte da farsi mancare il respiro, io lo guardavo e basta consapevole che non sarebbe mai uscito da lì. Quando entrò lui rimasi sorpreso quando ordino di slegarmi, avevo passato così tanto tempo legato che non sentivo più né le braccia né le gambe, mi passo un coltellino e mi disse di scegliere o il ragazzino oppure Aaron"

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