2. ALEX

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L'odiosa suoneria del cellulare mi sveglia di soprassalto, spaccandomi i timpani con il suo motivetto gioioso.
Mi sporgo dal letto per cercare di afferrarlo ma i miei occhi si rifiutano di aprirsi, ancora intorpiditi dal sonno.

Svariati tentativi più tardi lo trovo sul pavimento, infilato in una delle mie scarpe col tacco, e ci impiego qualche secondo più del dovuto prima di riuscire a tirarlo fuori e portarmelo all'orecchio.

«Dove diavolo sei?» la voce metallica all'altro capo del telefono è inconfondibile.

«Abbassa la voce ti prego» mormoro a fatica, non riuscendo a trattenere un sbadiglio mentre cerco di rimettermi in una posizione più stabile «Mi scoppia la testa»

Hailey sospira profondamente «Ci credo» commenta, abbassando appena la voce «Questa notte non sei rientrata»

Il suo tono è inquisitorio, come tutte le volte che mi dimentico di aggiornarla sui miei cambi di piani. Il che per lo più consistono nel rimanere incastrata nelle lenzuola di qualcuno dopo una festa.

Lentamente, mi guardo intorno. La luce che filtra dalla finestra mi brucia gli occhi e fatico un po' prima di riuscire a mettere a fuoco la stanza intorno a me «Lo so, scusa, ho dimenticato di avvisarti»

Non mi serve vedere la mia migliore amica per sapere che in questo momento sta alzando gli occhi al cielo «Dove sei?» domanda, sorvolando sulle mie patetiche scuse.

«Non ne ho idea» sussurro, strizzando ripetutamente gli occhi per cercare di affinare la vista.

Hailey ridacchia piano «Devo chiederti se vedi cartelli stradali o alberi alti?»

«Ha-ha» ribatto, concentrandomi sul ricordare gli avvenimenti della notte scorsa «Sono nella stanza di qualcuno...» il mio sguardo si posa su una sedia di pelle molto strana, di quelle che si vedono negli uffici delle banche o dallo psicologo «C'è una sedia, un sacco da boxe e... almeno un migliaio di poster di hockey» mi soffermo a guardarne uno in particolare che ritrae Sidney Crosby nell'istante prima di segnare. Accanto a quello ne scorgo uno quasi identico, che ritrae il momento subito dopo. Quello della vittoria «Davvero un sacco di poster»

Hailey ride di nuovo «Beh, hai più o meno descritto la stanza di ogni studente di sesso maschile qui alla Briar» commenta ironica «Ma almeno sappiamo che sei ancora vicina al campus»

«Già, credo di sì» biascico, portandomi due dita alla tempia. Il martellio alla testa sempre più insistente.

«Devo venirti a prendere?»

«No io...» un fruscio di lenzuola richiama la mia attenzione proprio mentre mi giro verso destra, e un paio di occhi azzurri come il ghiaccio incontrano i miei. Capelli biondo chiaro e una smorfia strafottente si materializzano davanti a me, e per poco non cado dal letto «Ti richiamo dopo»

Spengo la chiamata giusto in tempo per scattare in piedi e lasciarmi andare ad un'imprecazione colorita, accorgendomi di essere ancora nuda. Completamente nuda sotto lo sguardo di quel bastardo arrogante.

Decidendo di elaborare l'accaduto più tardi, afferro la prima cosa che trovo sul pavimento e me la porto al petto. Coprendomi le parti importanti.

«Tu» dico a bassa voce, ancora incredula.

«Io»

Jace non sembra minimamente sconvolto di fronte alla realtà dei fatti, e la cosa mi fa imbestialire ancora di più.

«Tu» sibilo tra i denti, stringendo il pezzo di tessuto che ho tra le mani come se potesse diventare una seconda pelle.

«Io» ripete di nuovo, la testa inclinata con nonchalance mentre si solleva sui gomiti. Nel farlo, un pezzo del lenzuolo che lo copriva gli scivola fino alla vita, lasciandolo a petto nudo sotto la luce del sole «E quella è la mia maglietta» aggiunge infastidito.

PROVA AD ODIARMIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora