Mentre scorro sul ghiaccio, mi preparo mentalmente a quello che sto per fare. Intorno a me nessun altro rumore a parte il fruscio delle lame, così affilato e deciso da sembrare persino in grado di tagliare l'aria. Continuando sulla stessa traiettoria, aumento la velocità e mi giro all'indietro. Il braccio sinistro puntato in avanti mentre apro il destro verso l'esterno, completando la posizione a forma di "L" .
«Tieni la schiena e chiudi bene il salto» la voce di mio padre, che risuona da bordo pista, si fa strada nella mia bolla di concentrazione con la forza di un freccia appuntita.
È arrivato circa mezzora d'ora fa, ed è proprio in quel momento che il mio allenamento di routine è diventato di tutt'altra intensità. Pensavo di fare qualcosa di tranquillo oggi, ma quando c'è mio padre nei paraggi non posso permettermelo. Nonostante io non gareggi più da tempo, non mi va di fargli vedere che batto la fiacca. Noah Cowell si aspetta sempre il meglio, il cento per cento, in qualsiasi situazione. Sono stata cresciuta così, e a dirla tutta è proprio grazie a questo atteggiamento che i miei pattini non hanno mai toccato il suolo al di fuori del podio.
«Di più» ordina, il tono asciutto. Serio. Imperativo.
Isolandomi il più possibile dai pensieri intrusivi, torno a parlare con il mio corpo. Corpo che comincia immediatamente a fremere, impaziente di mettere in atto le prossime fasi del salto con precisione meccanica. Il mio cuore palpita veloce quando allungo la gamba destra all'indietro, punto il freno sul ghiaccio e mi do lo slancio per sviluppare la velocità in alto. L'avvitamento mi riesce alla perfezione, le braccia che mi aiutano a completare la doppia rotazione prima di atterrare sul pattino destro in un arrivo a dir poco perfetto.
«Ancora! So che puoi fare di meglio!» è tutto ciò che rimbomba nel palazzetto.
Inspiro a fondo. Con l'aria che mi solletica la pelle scoperta, percorro il lato lungo della pista, pronta a staccare un altro Flip. Questa volta però, non mi accontento di un solo salto. Blocco la gamba sinistra davanti e la faccio passare accanto alla destra in un movimento fluido, prima di puntare ancora e librarmi in aria eseguendo un doppio Toe-Loop.
«Di più! Non è abbastanza!»
Espiro pesantemente, il fiato che si fa sempre più corto mentre la stanchezza comincia a farsi sentire. Tento di replicare quella sequenza di nuovo, puntando alla perfezione ancora più di prima.
Non basta, ripeto a me stessa. Un'abitudine tossica che ormai mi accompagna da una vita.
Mi concentro sulla posizione della schiena, sul fare pressione sulla gamba a terra e sullo sviluppo in verticale. Quindi roteo in aria di nuovo, il cuore che mi urla di fermarmi quando atterro dal secondo salto, aprendo entrambe le braccia e allungando la gamba sinistra all'indietro.
«Finalmente!» il primo apprezzamento da parte di mio padre rimbomba attorno a me «Questo era accettabile»
Forse è sconveniente, ma non posso impedire alle mie labbra di arricciarsi in un sorriso soddisfatto e leggermente compiaciuto.
«Accettabile? Tutto qui?»
È esattamente quello che stavo per dire io, eppure non è la mia bocca a pronunciare quelle parole.
Mi giro di scatto, individuando subito il responsabile e... Beh, la dozzina di persone alle sue spalle.Mio padre si gira verso Luke, che non sembra minimamente intimidito quando decide di aggiungere: «È stata fantastica»
Attorno a lui, tutti i membri della squadra annuiscono con enfasi. I loro sguardi ancora puntati su di me. Le bocche mezze aperte in un'espressione di totale ammirazione.
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PROVA AD ODIARMI
RomanceJace Evans è il playboy per antonomasia. Biondo, occhi azzurri come il ghiaccio e stella della squadra di Hockey della scuola. Uno schiocco delle dita e qualunque ragazza cade ai suoi piedi, estasiata di provare l'esperienza migliore della sua vita...