Cap. 7 Bugie e tulipani

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Era in una stanza buia e fredda, completamente da solo. Non c'erano le finestre, c'era solo una porta di metallo chiusa. All'angolo c'era una sedia e un tavolino. Non sapeva da quanto tempo fosse lì, potevano essere minuti, ore o anche giorni. Non lo sapeva di preciso. Dentro quelle mura aveva perso la cognizione del tempo. Non sentiva il fondo sotto di lui, i muscoli della braccia coprivano le sue orecchie, i polsi uniti, legati. La stessa cosa per le gambe, il sudore mischiato a qualcosa di caldo colava, sfregando l'interno della sue cosce, facendolo sibilare qualche volta. Le caviglie unite, anch'esse legate con qualcosa che gli raschiava la pelle.

Cercò di slegarsi le mani, come gli aveva insegnato Chris durante gli addestramenti, ma a quel movimento tutto il suo corpo fu travolto da una scossa elettrica, particolarmente forte che lo fece solo urlare.

A quell'urlo, una luce bianca si accese, puntata proprio sui suoi occhi, facendogli strizzare subito. Anche con gli occhi chiusi riusciva a vedere la luce bianca da dietro le palpebre. Poi il nero. La luce se ne era andata, lasciando spazio all'oscurità di entrare. Avevano spento le luci? O era morto sul serio? Forse era così che si moriva, prima vedi la luce poi tutto d'un tratto il freddo, l'oscurità e il dolore attraversava tutto il tuo corpo, arrivando fino alle ossa e all'anima...

In un fremito aprì gli occhi, sbattendogli un paio di volte, cercando di mettere a fuoco la stanza in cui si trovava. Era appeso a delle catene di ferro, legato sia ai polsi sia alle caviglie, con dei fili rossi attaccati a sua volta a un generatore di scosse elettriche sul tavolino. Ogni secondo che passava gli veniva difficile tenere la testa alzata. Non sentiva le dita delle mani e dei piedi per via del freddo. Spostò la punta del mento sul collo, sentendolo scrocchiare, rendendosi conto che era completamente nudo, solo con i boxer addosso, che rivelavano la linea della sua vita. Il suo petto ricoperto da piccoli tagli, alcuni più piccoli e altri più grandi. Alcuni segni stavano guarendo, con la crosta in superficie, ma altri invece erano ancora lontani dalla cicatrizzazione.

Guardò più giù e vide che all'interno della coscia aveva un taglio grosso, non riusciva a vedere da dove partiva, ma arrivava fino al ginocchio, vedendo il sangue che colava a getto continuo, scendendo lungo tutta la gamba, arrivando alla caviglia e ai piedi, gocciolando a terra.

Con uno strattone cercò di liberarsi nuovamente dalle catene, ma a quel movimento fu invaso da un'altra scossa, più forte della precedente, che lo fece urlare ancora più forte.

La porta della stanza si aprì, rivelando un cacciatore con la barba folta nera che gli copriva tutto il mento, un tatuaggio nero sulla la testa pelata, occhi neri privi di anima, lo fissavano con un odio profondo. In mano teneva un panino, segno che era appena tornato dalla pausa pranzo, o cena, o spuntino. Nell'altra invece teneva in mano una frusta, sporca in alcune parti di sangue. Del suo sangue.

Il cacciatore alzò lo sguardo dal panino a lui, inclinando la testa, guardandolo come se fosse un premio appeso in una bacheca «Peccato...speravo che rimanessi KO ancora per qualche oretta, in modo che io mi potessi divertire» disse il cacciatore, con la bocca ancora piena di cibo, dove alcune briciole cadevano sul pavimento lurido «Ma visto che sei sveglio goditi lo spettacolo» continuò il cacciatore, mettendo il panino sul tavolino, girando la manopola del generatore al massimo dell'elettricità.

Si avvicinò lentamente, stringendo bene con una sola mano la frusta, guardandolo con il solito sguardo di sfida, con un sorrisetto anomalo sotto i baffi neri, sporchi di briciole di pane. Con l'altra mano, gli mise un dito sulla spalla, interpellata di sudore, facendogli illuminare gli occhi, con un ringhio profondo che partiva dalla gola. Ma al cacciatore non importò, continuò con il dito a tracciare una scia, scendendo sempre di più, arrivando fino al basso ventre, che lo fece rabbrividire su tutto «ci divertiremo» disse il cacciatore, con voce cattiva, mentre socchiudeva gli occhi per godersi la morbidezza della pelle di Liam.

My Savior - THIAMDove le storie prendono vita. Scoprilo ora