Mi riportò a casa con qualche vomitata per la via, ma alla fine mi ritrovai dormiente e ubriaca nel letto. Mentre mi rimboccava le coperte, non potevo fare a meno di pensare a tutto quello accaduto precedentemente. Forse avevo sbagliato? Non dovevo essere così diretta. Ma perché lui non si era spostato? Mille domande balenarono nella testa che girava come una turbina a motore e lo guardai allontanarsi. Non decisi di parlargli, né tantomeno di farlo rimanere. Era arrivato il momento di restare da sola e riprendermi. Mi addormentai per un'oretta e poi mi risvegliai peggio di prima. Erano le sei di mattina e provai ad alzarmi non cadendo a terra. Un conato di vomito mi investii e dovetti correre nel bagno compreso nella mia camera per non sboccare a terra. Mi accasciai al water e buttai fuori tutto l'alcol che avevo nel corpo, sentendone un po' la mancanza di quella spensieratezza. Presi la carta igienica e mi pulii la bocca, poi mi lavai i denti, sentendo un disgustoso sapore sulla lingua. Uscii dal bagno reggendomi al muro e mi rimisi a letto, sospirando.
<<Guarda in che condizioni sei>> riconobbi la voce di Hideo appostato alla porta e non gli risposi.
<<Sei un'immatura, Seira. Sai che da sola tu non puoi andare da nessuna parte. Vuoi farti uccidere?>> In quel momento aprii gli occhi, confusa e stravolta allo stesso tempo.
<<Che stai dicendo?>> Mi alzai e gli andai in contro. Lui rimase sulla porta e accigliato, sembrò capire di aver fatto un passo falso. Che cosa mi nascondeva e perché aveva usato termini tanto crudi? Ero una scrittrice con un passato alquanto problematico, ma non ero arrivata al punto di rischiare la vita se uscivo. La gente mi riconosceva, ma niente di più.
<<Che stai dicendo?>> Ripetei biasciante, improvvisamente arrabbiata dalla sua presenza spocchiosa e troppo protettiva.
<<Ne parliamo dopo, in questi condizioni...>>
<<Sono perfettamente lucida per affrontare questo discorso. Parla>> dissi arrestando la sua frase. Dietro di lui vidi spuntare Valentín dalle scale, non si era cambiato, aveva gli stessi panni e delle occhiaie marcate. Si avvicinò affianco Hideo e lo fulminai.
<<Ti è arrivata una minaccia. Per questo il tuo manager è tanto preoccupato. Non trattarlo così, sta facendo più del dovuto>> lo difese Valentín.
<<Anche tu stai facendo più del dovuto. Perché sei tornato e posso sapere perché hai le chiavi della villa personalizzate col tuo nome?>> Morsi la guancia e lo guardai, lasciando ancora parlare lui che stette in silenzio non sapendo cosa inventarsi.
<<Smettiamola. Stiamo parlando di troppe cose insieme ed io sono ancora sotto sbornia. Scendiamo in cucina e chiariamo davanti a qualcosa da mangiare, ho fame>> dissi superandoli. Mi ressi sempre al muro e quando afferrai la ringhiera delle scale, un mancamento mi fece cadere. Sentii sollevarmi in aria e dei respiri ansimanti piuttosto forti.
<<Prendila da quella parte, presto>> Hideo e Valentín mi stesero sul pavimento e mi fecero aria con le mani. Provai ad aprire gli occhi che maledicevano la luce troppo forte e sbuffai quando previdi un altro conato di vomito salirmi. Questa era più di una sbornia.
<<Le prendo acqua e zucchero>> il mio manager scese dalle scale e si diresse in cucina dove avrei voluto ritrovarmi tanto io.
<<Scusa>> sussurrai ingoiando l'acido che mi era salito in gola. Lo vidi sorridermi dolcemente e un pezzo del mio cuore si sciolse sotto il suo sguardo.
<<Vivi tante difficoltà, Seira. Va bene lasciarsi andare e superare i limiti ma non va bene farlo quando hai qualcuno che si preoccupa per te>> studiai il suo volto e provai a spiegarmi quale espressione si era marchiata su di lui. C'era qualcosa che mi sfuggiva dal sapere la verità su Valentín ma lo rispettavo. Non avrei chiesto niente se lui non avesse voluto. Hideo ci raggiunse in fretta e furia, stando attento a non far cadere l'acqua a terra. Mi alzai con la schiena e presi il bicchiere, bevendo tutto d'un fiato il liquido all'interno. La dolcezza dello zucchero colpì il palato in pieno, quasi disgustandomi. Dopo qualche secondo mi sentii subito meglio e ringraziai il mio manager.
<<Vuoi rimetterti a letto?>>
<<No, preferisco scendere giù. Se non vi dispiace, potreste aiutarmi?>> Chiesi a tutti e due. Si guardarono e con un'occhiata piena di complicità, mi presero sia dalle gambe che dalle braccia, facendomi fluttuare in aria. Sbiancai e provai a contrastarli, ma non ero esattamente nelle condizioni per lottare con loro.
<<Che state facendo? Per le scale è pericoloso!>> Affermai urlando. Muovevano lo sguardo come delle marionette avanti e indietro, attenti a non cadere dalla rampa che avevo nella villa. Ero sospesa in aria come una stella marina e il mal di testa non aiutava per niente. Quando mi poggiarono a terra feci un grosso respiro di sollievo, quelle scale ancora mi facevano paura ma nessun flashback ritornò a galla.
<<Me ne vado. Ho il tuo libro da completare e poi ci sta ratatouille che si prende cura di te.>>
<<Ratatouille...come?>>
<<Grazie Hideo, ci vediamo poi>> lo salutai.
Quando mi lasciò da sola con Valentín una reminiscenza della notte scorsa mi fece tremare. La chiamata in discoteca era un tassello importante con cui dovevo fare i conti. Le parole usate contenevano qualcosa di più profondo di una semplice chiacchierata. Non le aveva dette solo per fermarmi, ne ero sicura, ma di più spaventata. Se fosse stato davvero così io ero fottuta. Non volevo fargli del male, ma non sapevo come impedirlo.
<<Vuoi che ti porto qualcosa da mangiare a terra? Ti vedo comoda>> sorrisi e scossi la testa, avendo un'altra idea in mente.
<<Prendimi, devo farti vedere una cosa>> dissi.
<<Non esci da casa, te lo scordi.>>
<<No, quello che devo farti vedere è tutto qui dentro.>>
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W I R E D
Mystery / ThrillerCompleta. Seira Gold era una scrittrice che divenne famosa raccontando la sua vita nei libri che scriveva. Aveva un passato che la seguiva, che non la faceva dormire la notte. Attualmente ventisei anni, cinque anni fa un 'incendio avvolse il desti...