<<Questo è quello che ti ha detto?>> Annuii portando il dolce alla bocca e le mie papille gustative goderono per una frazione di secondi molto limitata di quel benessere, quindi presi un altro cucchiaio pieno e rimisi in bocca quella squisitezza. Il cioccolato si fondeva benissimo con la panna cotta e il limone lasciava un retrogusto aspro ma delicato, proprio come sono io, si. 
<<Lo uccido>> Hideo sbatté la mano sul tavolo di legno ed io rimasi in silenzio continuando a mangiare il dolce che mi aveva portato lui. 
<<Sei cristiano, sta fermo>> dissi finendo con due ultimi grandi bocconi questa porzione di paradiso. Allontanai la vaschetta per dar spazio alle mie braccia e riunii le mani davanti al petto. 
<<Ti sei fatta solo del male andando lì e come hai scoperto dove abita?>> Mi dondolai sulla sedia dubbiosa se rivelargli le mie fonti segrete o meno. Decisi di non farlo. 
<<Mi ha aiutato a capire come continuare il mio libro. Introdurrò un nuovo personaggio, simile a lui.>>
<<Un altro?>> Annuii ancora. Perché no, sarebbe stata una bella esperienza parlare sempre della stessa persona ma facendo credere ai lettori che era una diversa. Un esperimento da provare sicuramente. 
<<Perché non chiudere il suo capitolo? Prova a parlare, non so, di qualcuno della casa editrice>> Diana? Pensai immediatamente a lei, sarebbe stata un ottimo personaggio per il mio libro, un antagonista perfetto di cui non avevo ancora messo penna. Però dovevo scoprirla per bene, non sapevo molto su di lei, quindi quello che potevo riportare era poco o addirittura niente, ma con un po' di fortuna sarei riuscita a scoprire qualcosa. Non avevo voglia di inventarmi di lei. Poi perché farlo, se avevo l'opportunità di sapere già la storia bella e pronta. 
<<Non è una cattiva idea. Ho già una persona in mente, peccato che lei non faccia parte della vita di Lola>> dissi cullandomi avanti e indietro. 
<<La vita di Lola è un parallelismo della tua, quindi andrà bene ugualmente>>fosse così facile. 
<<Tu mi stai chiedendo di cambiare il passato di Lola, sai che vuol dire? Significa che alla fine di questo libro, la vita di Lola non sarà più un parallelismo della mia, sarà una storia completamente differente>> era confuso, si vedeva che non stava capendo le mie parole quindi cercai di spiegare meglio. 
<<Ma gli avvenimenti sono gli stessi>> provò a dire. Non faceva una piega, ma non sembrò intuirlo.
<<Come quelli di altre centinaia di persone, ma sono comunque diverse. Lola è nata sulla mia vita, tutto quello che le è successo è accaduto a me. Chiedendomi di cambiare il finale non sarò più io, non sarà più la mia vita. Lola in questi libri ha solo dieci anni, il mio passato è finito con me che mi dirigevo da te. Se dovessi cambiare tutto ci sono solo due destini a cui la piccola può andare in contro: morte o vegetale. Non permetterò altro>> elencai sulle mie dita. Hideo rimase di sasso mentre seguiva le mie mani con lo sguardo, non si aspettava una fine del genere per la piccola Lola, ma io si ed era per questo che volevo che il suo passato finisse come il mio. Non solo perché parlavo segretamente della mia vita, ma anche per non riservare alla me di un altro mondo una fine peggiore di quella che in realtà fa. Io non stavo male, stavo continuando a vivere bene, nonostante i miei traumi. Il mio passato finì esattamente cinque anni fa, a venti anni. Adesso ne avevo ventisei e cambiai molto in questo lasso di tempo. Quando si nasce nessuno può immaginare che razza di vita andrà a condurre. Per questo decisi di continuare invece che commettere un gesto estremo e morire per mano mia. 
<<Non può finire in un altro modo?>> Dissi di no con la testa, lo vidi deglutire come se avesse una pietra che gli bloccasse la voce.
<<Per favore?>>Affermai ancora di no e lui portò la mano dietro il collo massaggiandosi anche la nuca. 
<<Cosa dirai domani?>> Alzai le sopracciglia in segno di incomprensione. 
<<Scusa, non te l'ha detto Diana? Hai un'intervista con un reporter>> soffocai un verso di disprezzo verso quella donna e non dissi niente di sgradevole se non:
<<Brutta zoccola>> sussurrai tra i denti indignata. 
<<Cosa dirai domani quando ti chiederanno del finale del tuo libro?>> 
<<Di solito porgono una domanda indiretta per scoprirlo. Chiedono: ''finisce bene o finisce male? E perché hai scelto questo finale?'' Da me non sapranno neanche il numero dell'ultimo capitolo, quindi puoi stare tranquillo, me la vedrò io>> Hideo si alzò dalla sedia traballante a cui mancava una gamba e per sorreggerla le avevano avvitato un ciocco di legno.  Oh aspettate, quella persona ero io.
<<Come vuoi. Torno a casa, sta facendo buio. Hai avuto una giornata molto pesante, dovresti tornare anche tu. Vuoi che ti chiamo un taxi?>>
<<Mi vedi invalida di guidare per caso?>>
<<No, certo che no.>>
<<Esattamente>> mi alzai anche io e sgranchii le gambe. Buttai giù due sbadigli di seguito e quando sarei tornata a casa la prima tappa a cui avrei puntato era il letto. Hideo mi accennò un saluto e lo stesso feci anche io camminando lentamente verso la macchina. Era l'unica rimasta di quella fila. Partii e velocemente mi diressi verso casa. Non riuscivo a fermare i pensieri di questa mattina. Jake, vederlo così mi faceva male, ma ognuno era padrone del proprio destino, non era stata colpa mia se lui si era imbucato in quella strada. Era lui che si era allontanato ma ero stata anche io a non averlo inseguito. Avrei dovuto aiutarlo ad uscire da quel giro del cazzo, invece non feci niente. Come sempre, troppo impegnata a non prendere le mazzate del giorno invece che rischiarle ma aver salvato il mio migliore amico. Che stupida. Ormai era andata, troppo tardi per tornare indietro e risolvere i disguidi del passato e sicuramente troppo tardi per fare ammenda. Lui non faceva più parte della mia vita ed in un certo senso non ne ha mai fatto parte visto che pensavo cento volte a me e zero a lui. Non mi ero mai affidata a Jake, avevo bisogno solo di una compagnia che mi facesse rilassare, non cercavo un vero amico, non ne avrei mai saputo mantenere uno.
Il letto mi fece chiudere gli occhi e la mente viaggiava senza chiedere il permesso in incubi non piacevoli. Dormii per qualche ora senza rendermi conto che sarei dovuta uscire quella sera. Me ne fregai nel momento in cui mi svegliai e strinsi più forte di prima il cuscino che tenevo tra le braccia. Tutto finì quando il telefono di casa squillò fastidiosamente, interrompendo l'unico sonno che potevo permettermi. La notte avrei dovuto scrivere altri capitoli del libro quindi di dormire non ce n'era tempo. Corsi verso quell'aggeggio nervoso e troppo intelligente per smettere di suonare da solo e risposi con molta calma. Dall'altra parte era silenzioso, nessuno parlava e giuro che se mi avessero fatto un altro scherzo del genere li avrei denunciati. Posai il telefono e nell'esatto istante in cui lo feci, qualcuno bussò. Non è possibile. Andai ad aprire e dallo spioncino della porta non si vedeva nessuno. Sicura che fosse un altro scherzo, aprii incurante di chi potesse essere e ritrovai Diana. Che bella giornata di merda. Mi guardò vanitosamente squadrandomi da capo a piedi. Lei vestiva ARMANI, io vestivo PIGIAMA, questo era il motivo dell'occhiataccia, probabilmente. 
<<Domani hai un'intervista>> disse congiungendo le braccia. 
<<E c'era bisogno di venire a casa mia per informarmi? Comunque grazie di avermelo comunicato alle otto di sera, ma già lo sapevo>> sorrisi trattenendomi dall'azzannarla. Spostò lo sguardo dietro di me e alzò gli occhi al cielo come se fosse scocciata. 
<<Non ti vesti bene neanche quando hai visite a casa>> mi si accapponò la pelle ma non ci feci più di tanto caso. Piuttosto, risposi:
<<Non sapevo che saresti venuta>> lei sorrise e indicò qualcosa o qualcuno dietro di me col capo.
<<Vado allora, vi lascio amoreggiare. Ci si vede, storpia>> l'ultima parola la sussurrò ma era comunque abbastanza udibile per farmela sentire e farmi digrignare i denti. Chiusi la porta sapendo benissimo che se fosse stato un ladro o un serial killer, avevo perso definitivamente la possibilità di lanciare Diana al posto mio per salvarmi. Ma sarà uno scherzo del cavolo. Mi voltai lentamente e la pressione mi salii alle stelle quando in piedi al primo scalino della chiocciola, uno mi guardava come se fossi una pazza. Da come ero ridotta era plausibile pensarlo. Scese e la suola delle scarpe scoccò sul parquet.
<<Fermo dove sei!>> Urlai spaventata. Stavo crepando di paura ma dovevo sopravvivere, non era ancora arrivato il momento di levare le tende. 
<<Mi sono perso>> mi venne quasi da piangere per l'incredulità. Uno stallone di un metro e un armadio, con più muscoli che organi, capelli più puliti dei miei e pelle più lucida della mia mi aveva appena detto che si era perso? Ma era tutto vero o era un sogno? Mi diedi un pizzicotto, no era tutto vero.
<<Non ti credo proprio>> scoppiò a ridere, peccato che io non potei ricambiare. 
<<Non sto mentendo, mi sono davvero perso. Stavo facendo un'escursione.>>
<<Chi diavolo fa escursioni alle otto di sera?>>
<<Mi sembra di averti già detto che mi sono perso. Ha fatto buio e non sono riuscito ad orientarmi. Ho trovato questa casa, ho bussato ma la porta era aperta e sono entrato. Stavo uscendo dalla finestra qualche secondo fa perché ti ho sentito rientrare ma era troppo alta e soffro di vertigini. Quindi ho pensato: ma perché non farmi vedere? Forse è una nonnetta gentile che mi ospiterà calorosamente per una notte, e invece. . .>> aveva raccontato così tante cose di seguito che non sapevo più distinguere quelle vere da quelle false.
<<Tu vai sulle montagne?>>Chiesi assicurandomi che fosse così.
<<Si e chi è che vive su una montagna così alta? Non hai paura?>>
<<Perché dovrei avere paura se cose del genere non mi sono mai successe fino ad ora?>>
<<Non è colpa mia se lasci la porta aperta>> la porta aperta?
<<Io. . .cosa?>> Fece tre passi avanti e lo bloccai lì. 
<<Va bene, sto fermo qua>> alzò le mani in segno di resa e mi spiegò come erano andate le cose. 
<<Ma ne sei sicuro? Non sei forse tu che mi hai scassinato la porta?>>
<<E lo chiedi anche? Se lo avessi fatto davvero secondo te avrei risposto di si?>> Giustamente. 
<<Quindi? Non mi ospiti per questa notte?>> Chiese.
<<Come fai a fidarti di me? Non è meglio dormire in centrale? Sei al sicuro lì>> emise una risata e posò le mani in tasca. 
<<Può essere, però mi stai simpatica quindi correrò il rischio di venir preso e buttato da quella finestra orrenda>> ma chi ti prende, a malapena so sollevare una bottiglia da due litri d'acqua.
<<Mi stai criticando la finestra?>>
<<Ah, scusa, forse mi sono espresso male. Volevo dire venir buttato da quella finestra con quell'altezza orrenda.>>
<<Per quanto continuerai a criticare la mia casa?>>
<<Allora mi ospiti o no?>>con quale pazzo sono finita.

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