Esame di coscienza

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Vibeke

Le parole dei giudici le risuonavano in testa come un uragano.

"Hai cantato questa canzone in modo molto intimo, al di là della parte vocale, sento dentro di te qualcosa che non è stato mai raccontato, qualcosa di profondo, un dolore che ti porti dietro. Sei una persona molto profonda, molto fragile e secondo me nascondi dentro di te una parte del tuo carattere che non vuoi mostrare. Faccio fatica a comprenderti." 

Una marea di stronzate!

Ecco cos'erano quelle parole.

Lei non era fragile.

Essere fragile significava essere debole e lei non lo era.

Lei non aveva demoni, non aveva problemi.

Lei annientava chiunque provasse a intralciarle la strada.

Lei non aveva bisogno degli altri.

Si fidava solo di se stessa.

Sapeva, del resto, di essere migliore della media.

Non temeva rivali.

Poteva sembrare arrogante, ma era la pura e semplice verità.

Non si dovrebbero nascondere i propri pensieri.

Soprattutto se per paura del giudizio degli altri.

Avrebbe voluto rispondere così anche a Lorella Cuccarini e ad Arisa, dato che nonostante facessero le buoniste, si erano accanite contro di lei per chissà quale motivo.

Soprattutto la showgirl, che sembrava non aver capito che per scrivere un inedito ci vuole tempo e che un cantautore scrive solo quello che vuole.

Se le piaceva scrivere rap doveva accettarlo.

Probabilmente le aveva affidato quel compito solo perché era invidiosa del fatto che il suo caro Niveo fosse finalmente stato riconosciuto come il cantante incapace che era.

Tentò di concentrarsi sulle parole scritte sul quaderno, ma poi le cancellò tutte con una riga di penna.

Guardarsi dentro non era certo facile, soprattutto se non poteva usare le rime che, invece, l'aiutavano a esprimersi meglio.

Sospirò osservando le pareti legnose della sala incisioni.

Non sapeva cosa raccontare.

La sua vita era sempre stata tranquilla, non aveva mai avuto problemi.

Eppure in ogni attimo della sua esistenza si era sempre sentita dire che il vero problema era lei.

Lei che creava disagio agli altri.

Lei che era sempre troppo schietta e troppo diretta.

Lei che era cherofobica e ipocondriaca. 

Lei che aveva passato mesi rinchiusa nell'ufficio di una psicologa per evitare di girare sempre con i guanti in lattice e il disinfettante. 

Avrebbe potuto parlare di quello nel pezzo, ma era una cosa troppo personale.

Qualcosa che l'avrebbe resa debole agli occhi degli altri e lei non lo era.

Si osservò per un secondo le mani prima di disinfettarsele.

Era una cosa che non faceva da un po'.

Poi tornò a guardare il quaderno.

La pagina era totalmente coperta di cancellature.

Decise che non le importava quello che avrebbero pensato gli altri di lei.

Così strappò il foglio e iniziò a scrivere su uno nuovo.

Le parole vennero da loro.

Era una cosa che non le era mai successa.

Forse il compito di Lorella serviva davvero a qualcosa.

O forse no.

L'unica cosa di cui era certa in quel momento era che stava per raccontar qualcosa di molto importante.

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eii,

sono tornata. Oggi un capitolo un po' più introspettivo, in cui tratto temi anche abbastanza delicati. Vi aspettavate una cosa del genere da Vibeke?

Spero che il capitolo vi sia piaciuto,

scorpionecapricorno<3

Had og kærlighed | Alessio Cavaliere Amici 22Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora