Capitolo 2

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La principessa Alina era già stanca del nuovo principe. Doveva ancora vedere che faccia avesse, ma era certa lo avrebbe trovato insopportabile.

Gli uomini di questo principe avevano annunciato il suo arrivo ripetutamente. Avevano urlato tanto che Alina li aveva sentiti ancora prima che entrassero in città.

E ora doveva conoscere quello che, non aveva alcun dubbio, sarebbe stato un pallone gonfiato.

Ascoltò distrattamento suo padre, il re, ricevere l'ospite. Scambiare i convenevoli con lui. Infine, dopo cinque minuti contati con l'orologio, sentì suo padre dire: «È il momento che le presenti mia figlia, non è così? Le presento mia figlia, la principessa Alina.»

E Alina entrò nella sala del trono, rivestita con un abito azzurro riccamente decorato. Aveva i capelli lasciati sciolti sulle sue spalle e gli occhi truccati d'oro.

Non sorrise né mostrò alcuna espressione mentre entrava nella stanza. Osservò con aria distaccata il principe: era vestito di pelliccia d'orso bianco, era biondo, e aveva una faccia da schiaffi.

«Vostra figlia è ancora più bella di quanto immaginassi.» disse il principe Vasily osservandola. Si fece avanti e le fece un elegante baciamano.

«Siete bellissima, principessa.» disse anche a lei.

«La ringrazio. Anche lei non è terribile come credevo.» rispose lei. In effetti, tra tutti i pretendenti che aveva avuto quello era uno dei meno peggiori.

«Da voi lo considero un complimento.»

Non lo era, per nulla.

Alzò poi una mano per accarezzarle una decorazione d'oro sulla spalla. «Sì, siete davvero... Abbagliante.»

«Io o l'oro sui miei vestiti?»

Non riuscì a nascondere una punta di fastidio quando disse quella frase.

Il principe Vasily rise. «Entrambi.»

Alina non ne fu sorpresa. Aveva iniziato a mettersi abiti con decorazioni dorate per vedere quanti principi fossero lì per l'oro e il potere piuttosto che per lei. Sapeva che era bambinesco da pensare, il vero amore non sarebbe arrivato con un matrimonio politico, ma sperare non costava poi tanto.

Un battito regolare sul pavimento di marmo fece girare tutti i presenti. Alina sorrise.

C'erano tre metodi per capire che tipo di principe aveva davanti: ciò che usciva dalla sua bocca era uno, vedere per quanto tempo posava gli occhi sull'oro dei suoi abiti o sulla scollatura invece che sulla sua faccia il secondo. Il terzo era il suo cervo.

Il cervo di Alina era un cervo totalmente bianco, con un'impalcatura di corna tale che avevano dovuto allargare molte porte per permettergli di camminare liberamente per il castello. Alina lo aveva con sé da anni e aveva capito che quel cervo era magico: vedeva nei cuori delle persone.

«Il vostro... animale da compagnia è interessante.» disse il principe Vasily mentre la principessa raggiungeva il cervo per accarezzarlo. Il tono che aveva usato era quello di un cacciatore, e vide dal movimento delle orecchie che anche il cervo lo aveva percepito.

«Lui è Mor. È con me da quando ero piccola.» disse lei. Un servo era dietro di lui, un vassoio pieno di fieno tra le mani e lei ne prese un po' con un cenno di ringraziamento.

Tornò dal principe e gli tese il fieno. «Che ne dice di provare a dargli da mangiare?»

Se Mor avesse mangiato dalle sue mani, significava che quell'uomo era degno di fiducia.

«Ti sembro un contadino? Non la tocco quella bestia.»

Alina abbassò le mani. «No, immagino di no. Mi sembrate un cacciatore più che altro.»

Guardò suo padre e disse: «Io e Mor ci ritiriamo nei miei alloggi.»

«Alina!» esclamò il re. Guardò poi il principe e aggiunse: «La prego, almeno ci provi!»

«Mor non si fida di chi non vuole dargli fiducia. O di chi non ha interesse. Quindi temo non ci sia altro da dirci.»

Non lasciò tempo a nessuno dei due di aggiungere altro. Diede il fieno a Mor lei stessa, poi lo invitò a seguirla nelle sue stanze.

Sospirò appena fu sola. «Perché è così difficile trovare qualcuno? Non mi sembra di chiedere tanto. E santo cielo, quanto vorrei poter uscire di qui anche solo per cinque minuti! Tra non molto dovrò diventare regina, diamine, neanche conosco la mia gente!»

Non era la prima volta che inveiva in quel modo. A volte era in presenza di suo padre, altre volte di Aleksander, il consigliere di suo padre, ma nessuno le prestava davvero attenzione. Aleksander era parecchio irritato in effetti dal suo metodo di selezione, lo aveva già notato, ma a lei non importava nulla di lui o del suo serpente con le zampe.

Dalla finestra di camera sua che dava sul cortile interno scrutò le mura.

Voleva conoscere persone nuove. Avere qualcuno con cui chiacchierare. Un amico. Tutti quei principi che continuavano a presentarsi erano appena passabili come tali, figuriamoci passare per amici.

Osservò ancora le mura e sorrise.

Forse, in fondo, per risolvere il problema le bastava solo una fune.

***

Note:
Il nome di Mor viene dalla prima parte del nome Morozova, nome del famoso Fabrikator da cui ha preso il nome anche nella serie.

Malyen e la Lampada Magica || Shadow and BoneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora